Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/529: differenze tra le versioni

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Contiene un tal pezzo nel campo, parmi rovescio, chiuso entro scudo di forma gotica, le lettere '''D • B •''', che {{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}}, nel pubblicar che lo fece, non ardi dì proferire significar potessero: Signore di Brescia: ''Certe ergo non ausim heic interpretari: Dominus Brixiae.''
Contiene un tal pezzo nel campo, parmi rovescio, chiuso entro scudo di forma gotica, le lettere '''D • B •''', che {{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}}, nel pubblicar che lo fece, non ardi dì proferire significar potessero: Signore di Brescia: ''Certe ergo non ausim heic interpretari: Dominus Brixiae.''


Con pace di quel grand’uomo, io veramente non troverei si grande ostacolo a supporre che questa moneta abbia potuto essere stata coniata in Brescia e che ne porti l’intitolazione<ref>La moneta, a cui accenna qui il nostro Autore, è precisamente il ''Sesino di Bernabò'' da noi pubblicato nel nostro libro ''Le Monete di Milano'' (pag. 43, num. 17). Dall’epoca, in cui scriveva il Conte Mulazzani, a nessun autore è mai passata per la mente una simile ipotesi. Le iniziali D. B, che si scorgono sulla maggior parte delle moneto di Barnabò, compreso il ''pegione'' o ''tessera in argento'' ({{Sc|Gnecchi}}, N. 11; tav. VII, n. II, la quale non porta che emblemi milanesi), furono sempre interpretato por DOMINVS BERNABOS. Barnabò fu infatti padrone di Brescia; ma ci pare che, volendo dare sullo monete una testimonianza di quella sua signoria, egli l’avrebbe fatto in modo più chiaro e distinto, come fece, per esempio, sulla sua moneta di Parma. {{A destra|(F. ed E. G.)}}</ref>. Fu Bernabò in vita sua ''Signore'' di quella città, toccatagli fino dalla prima divisione del 1354 con Matteo e Galeazzo suoi fratelli; e Brescia aveva la sua propria zecca da Federico I, continuata nell’evo repubblicano, e che diede segno anche dopo di Bernabò quando venne dominata, nei primi anni del 1400, da Pandolfo Malatesta; per diversi nummi che possediamo, e {{SAL|529|3|Carlomorino}}
Con pace di quel grand’uomo, io veramente non troverei si grande ostacolo a supporre che questa moneta abbia potuto essere stata coniata in Brescia e che ne porti l’intitolazione<ref>La moneta, a cui accenna qui il nostro Autore, è precisamente il ''Sesino di Bernabò'' da noi pubblicato nel nostro libro ''Le Monete di Milano'' (pag. 43, num. 17). Dall’epoca, in cui scriveva il Conte Mulazzani, a nessun autore è mai passata per la mente una simile ipotesi. Le iniziali D. B, che si scorgono sulla maggior parte delle moneto di Barnabò, compreso il ''pegione'' o ''tessera in argento'' ({{Sc|Gnecchi}}, N. 11; tav. VII, n. II, la quale non porta che emblemi milanesi), furono sempre interpretato por DOMINVS BERNABOS. Barnabò fu infatti padrone di Brescia; ma ci pare che, volendo dare sullo monete una testimonianza di quella sua signoria, egli l’avrebbe fatto in modo più chiaro e distinto, come fece, per esempio, sulla sua moneta di Parma. {{A destra|(F. ed E. G.)}}</ref>. Fu Bernabò in vita sua ''Signore'' di quella città, toccatagli fino dalla prima divisione del 1354 con Matteo e Galeazzo suoi fratelli; e Brescia aveva la sua propria zecca da Federico I, continuata nell’evo repubblicano, e che diede segno anche dopo di Bernabò quando venne dominata, nei primi anni del 1400, da Pandolfo Malatesta; per diversi nummi che possediamo, e