Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/436: differenze tra le versioni

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e della sua vasta erudizione, il Bellini fu richiamato in città. La bella collezione di monete italiane ed in ispecie la copiosa serie delle ferraresi da lui raccolte, attirarono l’attenzione degli amatori delle antichità medioevali, ed invogliatosi l'imperatore d’Austria, Francesco I, di possederle per adornarne il Cesareo Museo di Vienna, diede l’incarico al conte Cristiani, allora Cancelliere imperiale in Milano, d’aprire le trattative per il loro acquisto. A tale effetto il Cristiani spedì a Ferrara l’abate {{AutoreCitato|Pellegrino Salandri|Salandri}}, che ne ottenne la cessione ad un ''ongaro'' al pezzo. Ma fortunatamente il Bellini possedeva una collezione doppia di quelle monete, per cui nè la sua città adottiva nè l’Italia patirono nessun danno dalla cessione di quella celebre raccolta. Il Bellini aderendo al desiderio manifestatogli dai maggiorenti della Città, cedette di buon grado la seconda serie, ricca quanto la prima, al civico Museo, 23 gennajo 1758, ottenendo per questo generoso suo atto, a mezzo del Giudice de’ Savj, Marchese Francesco Calcagnini, l’emolumento
e della sua vasta erudizione, il Bellini fu richiamato in città. La bella collezione di monete italiane ed in ispecie la copiosa serie delle ferraresi da lui raccolte, attirarono l’attenzione degli amatori delle antichità medioevali, ed invogliatosi l'imperatore d’Austria, Francesco I, di possederle per adornarne il Cesareo Museo di Vienna, diede l’incarico al conte Cristiani, allora Cancelliere imperiale in Milano, d’aprire le trattative per il loro acquisto. A tale effetto il Cristiani spedì a Ferrara l’abate {{AutoreCitato|Pellegrino Salandri|Salandri}}, che ne ottenne la cessione ad un ''ongaro'' al pezzo. Ma fortunatamente il Bellini possedeva una collezione doppia di quelle monete, per cui nè la sua città adottiva nè l’Italia patirono nessun danno dalla cessione di quella celebre raccolta. Il Bellini aderendo al desiderio manifestatogli dai maggiorenti della Città, cedette di buon grado la seconda serie, ricca quanto la prima, al civico Museo, 23 gennajo 1758, ottenendo per questo generoso suo atto, a mezzo del Giudice de’ Savj, Marchese Francesco Calcagnini, l’emolumento
<ref follow=pagina433>delle monete degli antichi Marchesi di Ferrara ''Marchesana'' fu detta, e di cui servironsi i Maggiori nostri si per ofifettaare i loro contratti, come per pagare i loro canoni, censi e livelli: opera non tentata prima da altri, e frutto d’anni poco meno che trenta da lui indefessamente impiegati su i codici, e sulle pergamene d’ogni maniera a fine di trame, e fissare quel giusto valore, che pel corso di quasi tre secoli andò variando col variare de’ tempi, col crescere e decrescere i prezzi delle derrate, coll'aumentarsi di credito gli ori ed argenti coniati a proporzione de’ rami introdotti nel commercio misti e confusi a bassi metalli. L’applauso con cui il pubblico accolse produzione si dotta fu grande; e tanto in non molto tempo crebbe di credito l’esame critico e retto dell’Autore, che dagli armadj degli studiosi l’adito si apri essa ai tribunali del foro, fu ammessa fra i giuridici codici, divenne la sicura norma per determinare questioni intrigatissimo, a giovamento specialmente del Ferrarese Ducato.»</ref>{{SAL|436|3|Carlomorino}}
<ref follow=pagina433>delle monete degli antichi Marchesi di Ferrara ''Marchesana'' fu detta, e di cui servironsi i Maggiori nostri si per ofifettaare i loro contratti, come per pagare i loro canoni, censi e livelli: opera non tentata prima da altri, e frutto d’anni poco meno che trenta da lui indefessamente impiegati su i codici, e sulle pergamene d’ogni maniera a fine di trame, e fissare quel giusto valore, che pel corso di quasi tre secoli andò variando col variare de’ tempi, col crescere e decrescere i prezzi delle derrate, coll'aumentarsi di credito gli ori ed argenti coniati a proporzione de’ rami introdotti nel commercio misti e confusi a bassi metalli. L’applauso con cui il pubblico accolse produzione si dotta fu grande; e tanto in non molto tempo crebbe di credito l’esame critico e retto dell’Autore, che dagli armadj degli studiosi l’adito si apri essa ai tribunali del foro, fu ammessa fra i giuridici codici, divenne la sicura norma per determinare questioni intrigatissimo, a giovamento specialmente del Ferrarese Ducato.»</ref>