Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/429: differenze tra le versioni

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Segondo me disse la Ill. S. Y. che volevi che de la moneda de la cecha fusse dato fine presto e che la S. V. haveva parlato a misser Thomaso dariete (''da Rieti'') et a misser Albrìico Maneta (''Maletta'') al tute la S. V. voleva che fusse dato fine a questa caxone de la cecha. E così da quello dì infin a dì X de questo ho sollecitado con li dicti, che loro debia dare fine. E misser Albrico Maneta in ultima me ha dicte chel debba aricordare ala S. V. e misser Thomaso dariete me ha dicto, non se lavorare questa cecha perfino che Zenoa non sarà quietada. Signore mio, questo poria essere una longa cosa, per la quale non turnaria utile a la S. V. né a Milano ne al vostro payse e saria uno grande maleficio a quelli che hanno conducti arzenti in questa terra, per farli lavorare in moneda e mò loro i deba portare via e questo sarà de uno grande incargo a Milano. E per certo, Signore mio, me pare una strania cosa che una cità como è Milano, che voglia che Zenoa lavori in prima cha Milano, che Zenoa fu una volta sottoposta a Milano che questi voglia fare questo incarico a Milano. Signore mio, io parlarò a mendamento ciò che dico, io parlo con amore. Che la Ill. S. X. aconza la vostra citade et faci lavorare la vostra cecha et far che la vostra moneda apara in la vostra Citade e la S. V. facia sollicitare che la terra vostra e el payso se empia de oro, e de arzente stampado. E se Zenoa vorrà battere, che i vegna a battere segondo vederà essere batudo a Milano. E a questo modo sarà de honore et utile de la S. V. et de lo vostro populo.
Segondo me disse la Ill. S. Y. che volevi che de la moneda de la cecha fusse dato fine presto e che la S. V. haveva parlato a misser Thomaso dariete (''da Rieti'') et a misser Albrìico Maneta (''Maletta'') al tute la S. V. voleva che fusse dato fine a questa caxone de la cecha. E così da quello dì infin a dì X de questo ho sollecitado con li dicti, che loro debia dare fine. E misser Albrico Maneta in ultima me ha dicte chel debba aricordare ala S. V. e misser Thomaso dariete me ha dicto, non se lavorare questa cecha perfino che Zenoa non sarà quietada. Signore mio, questo poria essere una longa cosa, per la quale non turnaria utile a la S. V. né a Milano ne al vostro payse e saria uno grande maleficio a quelli che hanno conducti arzenti in questa terra, per farli lavorare in moneda e mò loro i deba portare via e questo sarà de uno grande incargo a Milano. E per certo, Signore mio, me pare una strania cosa che una cità como è Milano, che voglia che Zenoa lavori in prima cha Milano, che Zenoa fu una volta sottoposta a Milano che questi voglia fare questo incarico a Milano. Signore mio, io parlarò a mendamento ciò che dico, io parlo con amore. Che la Ill. S. X. aconza la vostra citade et faci lavorare la vostra cecha et far che la vostra moneda apara in la vostra Citade e la S. V. facia sollicitare che la terra vostra e el payso se empia de oro, e de arzente stampado. E se Zenoa vorrà battere, che i vegna a battere segondo vederà essere batudo a Milano. E a questo modo sarà de honore et utile de la S. V. et de lo vostro populo.


Signore mio, se la S. V. havesse questa intentione, che la Cecha non lavorasse segondo dice misser Thomaso supplico la S. Y. chio vostro fidele servitore ve sia raccomandato, però che a mj non ternaria bene a volere aspettare che Zenoa battesse, stagando comò io sto, che non ho le spese intieramente, che la S. V. se digna de volermi provedere che habia la mia vita et vestito con il garzone mio. E quando a la S. V. questo non agrata (''aggrada'') se digna darmi bona licentia. E de quello ho speso et del tempo sono stato gli piacia per sua {{Pt|li-|liberale }}{{SAL|429|3|Carlomorino}}
Signore mio, se la S. V. havesse questa intentione, che la Cecha non lavorasse segondo dice misser Thomaso supplico la S. Y. chio vostro fidele servitore ve sia raccomandato, però che a mj non ternaria bene a volere aspettare che Zenoa battesse, stagando comò io sto, che non ho le spese intieramente, che la S. V. se digna de volermi provedere che habia la mia vita et vestito con il garzone mio. E quando a la S. V. questo non agrata (''aggrada'') se digna darmi bona licentia. E de quello ho speso et del tempo sono stato gli piacia per sua {{Pt|li-|liberale }}