Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/377: differenze tra le versioni

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dopo la facoltà ricevuta; poi del ''grosso'', ossia ''soldo'' in argento del secolo susseguente (1236); nonché del pezzo in oro comparso nel 1380<ref>{{AutoreCitato|Carlo Sigonio|Sigonio}}, ''De Episc Bononiens.''</ref>, equivalente al fiorino. Ora, per capire com’è che quest’officina entra ad arricchire la suppellettile nostra, d’uopo è dar di piglio alla storia e toccar brevemente i tempi diversi che si distendono tratto tratto dal secolo XIV all’età nostra, in cui il popolo bolognese fece parte con Milano di un solo corpo politico. La prima volta accadde quest’avvenimento nel 1360, tra noi imperando l’arcivescovo Giovanni Visconti, che quella città ebbe da Giacomo e Giovanni Pepoli, che il sommo impero vi esercitavano, ereditato dal valente Taddeo loro padre. Rotta la signoria viscontea alla morte, si può dire, di quell’inclito principe nel 1354, un anno avendo durato in seggio Matteo Visconti, cui era toccata nella divisione dello stato coi due suoi fratelli Bernabò e Galeazzo; il famoso Conte di Virtù, che aspirava al dominio d’Italia, se ne impadronì nel 1402; ma dopo la di lui morte, caduto l’edificio politico elevato e non rassodato da quel conquistatore, non potè conservarla il duca Giovanni Maria suo figlio. Salito poscia al trono il fratello Filippo Maria e restaurato l’impero della Vipera, fece nel 1443 occupare fraudolentemente Bologna dal suo generale Francesco Piccinino, in danno d’Eugenio IV, ostentando commissioni, che non aveva, dai Padri del Concilio di Costanza. D’allora in poi trascorsero 354 anni, passati quasi tutti sotto la dominazione dei Papi, quando per le strepitose gesta militari e politiche di {{AutoreCitato|Napoleone Bonaparte|Napoleone}}, quella floridissima città e ricca provincia ritornò ad essere membro di uno stato {{Pt|in-|insubrico }} {{SAL|377|3|Carlomorino}}
dopo la facoltà ricevuta; poi del ''grosso'', ossia ''soldo'' in argento del secolo susseguente (1236); nonché del pezzo in oro comparso nel 1380<ref>{{AutoreCitato|Carlo Sigonio|Sigonio}}, ''De Episc Bononiens.''</ref>, equivalente al fiorino. Ora, per capire com’è che quest’officina entra ad arricchire la suppellettile nostra, d’uopo è dar di piglio alla storia e toccar brevemente i tempi diversi che si distendono tratto tratto dal secolo XIV all’età nostra, in cui il popolo bolognese fece parte con Milano di un solo corpo politico. La prima volta accadde quest’avvenimento nel 1360, tra noi imperando l’arcivescovo Giovanni Visconti, che quella città ebbe da Giacomo e Giovanni Pepoli, che il sommo impero vi esercitavano, ereditato dal valente Taddeo loro padre. Rotta la signoria viscontea alla morte, si può dire, di quell’inclito principe nel 1354, un anno avendo durato in seggio Matteo Visconti, cui era toccata nella divisione dello stato coi due suoi fratelli Bernabò e Galeazzo; il famoso Conte di Virtù, che aspirava al dominio d’Italia, se ne impadronì nel 1402; ma dopo la di lui morte, caduto l’edificio politico elevato e non rassodato da quel conquistatore, non potè conservarla il duca Giovanni Maria suo figlio. Salito poscia al trono il fratello Filippo Maria e restaurato l’impero della Vipera, fece nel 1443 occupare fraudolentemente Bologna dal suo generale Francesco Piccinino, in danno d’Eugenio IV, ostentando commissioni, che non aveva, dai Padri del Concilio di Costanza. D’allora in poi trascorsero 354 anni, passati quasi tutti sotto la dominazione dei Papi, quando per le strepitose gesta militari e politiche di {{AutoreCitato|Napoleone Bonaparte|Napoleone}}, quella floridissima città e ricca provincia ritornò ad essere membro di uno stato {{Pt|in-|insubrico }}