Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/355: differenze tra le versioni

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I. ''Milano''. Al secolo IV dell’era cristiana si vorrebbe dagli eruditi far rimontare l’antichità della nostra zecca, per alcune sigle md, ovvero {{Sc|mdps}}, che si riscontrano nelle monete di diversi Imperatori, che hanno soggiornato a Milano in quella età; le quali sigle furono interpretate per ''Mediolanum'' la prima e l’altra ''Mediolani pecunia signata''.<ref>{{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}}. ''Antiq. Ital''. V. 2, Diss. 27, pag. 189. — {{AutoreCitato|Pietro Verri|Verri}}. ''{{TestoCitato|Storia di Milano}}'', pag. 25.</ref> Io non posso correr dietro alla cieca ad una tale opinione. La zecca di Milano di quel tempo dirò probabile, ma non certa. Verosimile si rende per quelle ovvie ragioni che ognuno può comprendere da sé facilmente, che la città nostra, diventata sede d’Augusti, venisse fornita d’officina monetaria, o che lo fosse, allorché da Costantino per la nuova forma di governo che diede all’Impero, fu costituita Metropoli di mezza Italia; ovvero quando più tardi, successa la divisione dell’Impero Romano, qui da noi fissò Valentiniano I la sua residenza. Ma le pretese sigle non valgono ad assicurarlo. Dopo il solenne disinganno toccato ai monetografi sul celebre {{Sc|conob}}, impresso in tante monete di questo periodo, in cui versiamo, del Basso Impero, la qual parola fu lungamente interpretata per il marchio della zecca di Costantinopoli ({{Sc|con}}''stantinopoli'' {{Sc|ob}}''signata''), e che si scoprì in appresso su monete stampate in Aquileja, chi mai potrebbe, in buona critica, avventurarsi a dar spiegazioni di cotali segni dubbiosi ed oscuri, se da testimonianze isteriche non sono rischiarati? E questo sussidio ci manca; per nulla o ben poco contar dovendosi il notissimo epigramma d’Ausonio e le sue poetiche esagerazioni in lode di Milano, fra le quali sembra{{SAL|355|3|Carlomorino}}
I. ''Milano''. Al secolo IV dell’era cristiana si vorrebbe dagli eruditi far rimontare l’antichità della nostra zecca, per alcune sigle md, ovvero {{Sc|mdps}}, che si riscontrano nelle monete di diversi Imperatori, che hanno soggiornato a Milano in quella età; le quali sigle furono interpretate per ''Mediolanum'' la prima e l’altra ''Mediolani pecunia signata''.<ref>{{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}}. ''Antiq. Ital''. V. 2, Diss. 27, pag. 189. — {{AutoreCitato|Pietro Verri|Verri}}. ''{{TestoCitato|Storia di Milano}}'', pag. 25.</ref> Io non posso correr dietro alla cieca ad una tale opinione. La zecca di Milano di quel tempo dirò probabile, ma non certa. Verosimile si rende per quelle ovvie ragioni che ognuno può comprendere da sé facilmente, che la città nostra, diventata sede d’Augusti, venisse fornita d’officina monetaria, o che lo fosse, allorché da Costantino per la nuova forma di governo che diede all’Impero, fu costituita Metropoli di mezza Italia; ovvero quando più tardi, successa la divisione dell’Impero Romano, qui da noi fissò Valentiniano I la sua residenza. Ma le pretese sigle non valgono ad assicurarlo. Dopo il solenne disinganno toccato ai monetografi sul celebre {{Sc|conob}}, impresso in tante monete di questo periodo, in cui versiamo, del Basso Impero, la qual parola fu lungamente interpretata per il marchio della zecca di Costantinopoli ({{Sc|con}}''stantinopoli'' {{Sc|ob}}''signata''), e che si scoprì in appresso su monete stampate in Aquileja, chi mai potrebbe, in buona critica, avventurarsi a dar spiegazioni di cotali segni dubbiosi ed oscuri, se da testimonianze isteriche non sono rischiarati? E questo sussidio ci manca; per nulla o ben poco contar dovendosi il notissimo epigramma d’Ausonio e le sue poetiche esagerazioni in lode di Milano, fra le quali sembra