Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/18: differenze tra le versioni

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tratte dal loro Archivio Sant’Ambrosiano<ref>''Delle Antichità Longobardiche milanesi'' Vol. II, ''Dissert.'' 17, sulla zecca di Noceto, sullo monete denominate imperiali sulle terzole ed altre antiche milanesi, pag. 253 e segg.</ref>. Nel Borgo di Noceto, poco distante dallo nostre mura di Porta Romana, durante l’esiglio dei nostri progenitori, colà in parte confinati dal crudele Barbarossa dopo l’eccidio di Milano del 1162, ebbe la moneta imperiale li suoi natali. Una torre, certo è, che vi fu fatta edificare da quell’augusto nell’estate del 1163 per custodirvi li denari suoi proprî, che faceva battere in segno di regalia, come si diceva allora, ossia di piena ed assoluta sovranità, che rivendicata voleva in Italia. Imperiali perciò vennero denominati giustamente tali danari, e diffusi tostamente e conosciuti nelle città vicine<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Filippo Argelati|Argelati}}}}. Opera citata.</ref>. Lo stesso nome conservarono poscia (ed è ben naturale che ciò seguisse), allorché ripristinata la città ci fu ridonata la zecca col trattato di Reggio del 1185, in cui fra le altre cose a noi rinunziò tutte le regalie dell’impero, nelle quali manifesto è comprendersi il ''gius'' della moneta. Marcata del nome di Federico, battuta a Milano con le parole ''Aug. Mediolaniu'', una monetina sarà prodotta a suo luogo e ragionata essere dell’epoca predetta, quando la città nostra risorgeva dalle sue rovine, ed altre similmente improntate mostreremo dei primi anni del secolo XII in prova del riguadagnato privilegio<ref>''Moneta imperiale e regia dell’evo repubblicano'', fasc. I, di Federico I.</ref>.
tratte dal loro Archivio Sant’Ambrosiano<ref>''Delle Antichità Longobardiche milanesi'' Vol. II, ''Dissert.'' 17, sulla zecca di Noceto, sullo monete denominate imperiali sulle terzole ed altre antiche milanesi, pag. 253 e segg.</ref>. Nel Borgo di Noceto, poco distante dallo nostre mura di Porta Romana, durante l’esiglio dei nostri progenitori, colà in parte confinati dal crudele Barbarossa dopo l’eccidio di Milano del 1162, ebbe la moneta imperiale li suoi natali. Una torre, certo è, che vi fu fatta edificare da quell’augusto nell’estate del 1163 per custodirvi li denari suoi proprî, che faceva battere in segno di regalia, come si diceva allora, ossia di piena ed assoluta sovranità, che rivendicata voleva in Italia. Imperiali perciò vennero denominati giustamente tali danari, e diffusi tostamente e conosciuti nelle città vicine<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Filippo Argelati|Argelati}}}}. Opera citata.</ref>. Lo stesso nome conservarono poscia (ed è ben naturale che ciò seguisse), allorché ripristinata la città ci fu ridonata la zecca col trattato di Reggio del 1185, in cui fra le altre cose a noi rinunziò tutte le regalie dell’impero, nelle quali manifesto è comprendersi il ''gius'' della moneta. Marcata del nome di Federico, battuta a Milano con le parole ''Aug. Mediolaniu'', una monetina sarà prodotta a suo luogo e ragionata essere dell’epoca predetta, quando la città nostra risorgeva dalle sue rovine, ed altre similmente improntate mostreremo dei primi anni del secolo XII in prova del riguadagnato privilegio<ref>''Moneta imperiale e regia dell’evo repubblicano'', fasc. I, di Federico I.</ref>.


Allorché però dissi che la moneta imperiale nominata per secoli nelle nostre carte, è lo stesso che si dicesse moneta milanese, non intendo di escludere che in altri paesi a noi vicini non vi sia stata moneta {{SAL|18|3|Carlomorino}}
Allorché però dissi che la moneta imperiale nominata per secoli nelle nostre carte, è lo stesso che si dicesse moneta milanese, non intendo di escludere che in altri paesi a noi vicini non vi sia stata moneta