Pagina:Continuazione e fine della Replica del dottor C. Cattaneo alla Risposta dell'ing Giovanni Milani.djvu/42: differenze tra le versioni

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“Chiunque critica publicamente un’opera star deve alla stampa dell’autore”, dice il sig. Milani (§ 369.°); e in questo ha ragione. Ma un progetto di strada ferrata non è un’''opera da stampa'', tuttochè possa anche stamparsi se si vuole. La consegna solenne del progetto alla Direzione fu fatta in manoscritto; dopo quella consegna passò in altre mani, subì modifiche, emende, un rimpasto quasi generale, in cui l’opera dell’autore si confuse coll’opera altrui. Noi abbiam diritto di separar le due fatture: non siam tenuti di far merito all’autore di ciò che non è suo, come non abbiam diritto di fargliene demerito. A cagion d’esempio il sig. Milani s’era deciso per le rotaje di due metri, per le traverse di pietra, per le 14 locomotive; il progetto a stampa invece parla di rotaje d’un metro e mezzo, di traverse di legno, di 60 locomotive. Ciò costituisce realmente un’altra cosa, fondata su altri calcoli ed altri principi. Perchè gli azionisti non dovranno sapere qual fu il meditato giudizio del loro Officio tecnico? Perchè non dovranno sapere se le idee del loro ingegnere furono ''approvate o disapprovate?'' Non è vero forse che da ciò dipende, non solo la futura loro fiducia, ma perfino quell’ombra di conseguenza che il contratto Milani potrebbe avere, a fronte almeno dei singoli suoi firmatarj? Sparirono in quella rifusione molti e gravi errori, coi quali potrebbe provarsi innegabilmente l’effettiva imperizia del sig. Milani in fatto di strade ferrate. Ebbene, perchè gli azionisti dovranno rimanerne ignari? perchè dovranno essere esposti a un inganno? E chi ha dunque cotanto interesse a fare ch’essi abbandonino a mani inette il destino d’ottanta milioni?
“Chiunque critica publicamente un’opera star deve alla stampa dell’autore”, dice il sig. Milani (§ 369.°); e in questo ha ragione. Ma un progetto di strada ferrata non è un’''opera da stampa'', tuttochè possa anche stamparsi se si vuole. La consegna solenne del progetto alla Direzione fu fatta in manoscritto; dopo quella consegna passò in altre mani, subì modifiche, emende, un rimpasto quasi generale, in cui l’opera dell’autore si confuse coll’opera altrui. Noi abbiam diritto di separar le due fatture: non siam tenuti di far merito all’autore di ciò che non è suo, come non abbiam diritto di fargliene demerito. A cagion d’esempio il sig. Milani s’era deciso per le rotaje di due metri, per le traverse di pietra, per le 14 locomotive; il progetto a stampa invece parla di rotaje d’un metro e mezzo, di traverse di legno, di 60 locomotive. Ciò costituisce realmente un’altra cosa, fondata su altri calcoli ed altri principi. Perchè gli azionisti non dovranno sapere qual fu il meditato giudizio del loro Officio tecnico? Perchè non dovranno sapere se le idee del loro ingegnere furono ''approvate o disapprovate?'' Non è vero forse che da ciò dipende, non solo la futura loro fiducia, ma perfino quell’ombra di conseguenza che il contratto Milani potrebbe avere, a fronte almeno dei singoli suoi firmatarj? Sparirono in quella rifusione molti e gravi errori, coi quali potrebbe provarsi innegabilmente l’effettiva imperizia del sig. Milani in fatto di strade ferrate. Ebbene, perchè gli azionisti dovranno rimanerne ignari? perchè dovranno essere esposti a un inganno? E chi ha dunque cotanto interesse a fare ch’essi abbandonino a mani inette il destino d’ottanta milioni?


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