Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/109: differenze tra le versioni
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punto. Quel secondo grido chiamò nella stanza la portinaja, la Doretta e quanta gente abitava la casa. Raimondo s’era riavuto, ma si reggeva in piedi a stento, la Doretta si strappava i capelli e non so ben dire se strillasse o piangesse; gli altri guardavano spaventati quel lugubre spettacolo, e si chiedevano l’un l’altro sotto voce com’era stato. Mentire toccava a me, e non mi fu grave, perché pensava così di adempiere scrupolosamente il desiderio dell’amico. Ma non potei fare a meno che nell’ascrivere quella morte ad un colpo fulminante la mia voce non parlasse ben altrimenti. |
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Raimondo e la Doretta m’intesero, e sopportarono dinanzi |
Raimondo e la Doretta m’intesero, e sopportarono dinanzi |
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al mio sguardo inesorabile la vergogna dei rei. Io partii da quella casa, ove divisava di tornare il giorno appresso per accompagnare l’amico alla sua ultima dimora; quale fosse l’animo, quali i miei pensieri non voglio confessarlo ora. Guardava talvolta con inesprimibile avidità l’acqua torbida e profonda dei canali; ma mio padre mi aspettava, ed altri martiri mi invitavano per la via di Milano alle dure espiazioni dell’esiglio. |
al mio sguardo inesorabile la vergogna dei rei. Io partii da quella casa, ove divisava di tornare il giorno appresso per accompagnare l’amico alla sua ultima dimora; quale fosse l’animo, quali i miei pensieri non voglio confessarlo ora. Guardava talvolta con inesprimibile avidità l’acqua torbida e profonda dei canali; ma mio padre mi aspettava, ed altri martiri mi invitavano per la via di Milano alle dure espiazioni dell’esiglio. |