Pagina:Satire (Persio).djvu/110: differenze tra le versioni

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{{Blocco centrato}}<poem>[[Divina Commedia/Inferno/Canto XXVIII|Sotto l’usbergo del sentirsi pura]],</poem>{{Fine blocco}}si compiace a queste magnanime indignazioni, ed ama di veder il vizio fremere e impallidire sotto il flagello. ''Nocet bonis qui parcit pessimis'', dice Seneca; e cessa di esser buono, aggiunge [[autore:Plutarco|Plutarco]], chi transige coll’uomo perverso. Considerando ie abbominazioni del secolo di Giovenale, è follia il desiderare nelle sue satire l’urbanità che distinse quelle di Orazio. Un imperadore Romano, l’arbitro della terra, che per le stanze cesaree si diverte a dar la caccia alle mosche, egli è spettacolo certamente degno di riso. Ma come si pensa che mentre Domiziano trastullasi con le mosche, si strascina al patibolo l’innocenza; che dalle segrete accuse d’un delatore dipende la vita e l’onore de’ cittadini; che le sostanze de’ vivi e de’ morti s’ingoiano dal fisco imperiale onde saziare l’avidità del soldato; che l’unica strada di non perire è il mestier del bardassa, del ruffiano, dell’adultero, della spia, come, io dico, il pensiero si arresta su queste scene d’orrore, la facezia muore sul labbro, e le ridenti immagini, i lepori, gli scherzi sono un insulto alla comune calamità. Il rimanervi insensibile e indifferente nel lutto pubblico, e dar opera allo studio senza mescolarvi gl’interessi del cuore non è privilegio che degl’ingegni unicamente consecrati alle scienze positive; i quali battendo una strada separata ed intatta dalle grandi burrasche delle passioni, reputano pensiero perduto ed inutile tutto quello che non è calcolo. Immersi profondamente nel contemplare le leggi del mondo fisico, poco assai li perturba lo strepito del mondo morale; e sia Caligola o Marc’Aurelio che governa l’imperio, ciò nulla monta per un Geometra, purchè lo si lasci descrivere delle curve. Siracusa va tutta a ferro ed a fuoco, e Archimede si sta a tirar linee sulla polvere. Lo scrittore al contrario, che intende alla meditazione de’ morali fenomeni, non si commove punto de’ fisici. Corre un domestico ad avvisare {{Ac|Pierre Corneille|Pier Cornelio}} che la casa s’incendia; e ''discorretene con mia moglie'', gli risponde il poeta senza muoversi dallo scrittojo.
{{Blocco centrato}}<poem>[[Divina Commedia/Inferno/Canto XXVIII|Sotto l’usbergo del sentirsi pura]],</poem>{{Fine blocco}}si compiace a queste magnanime indignazioni, ed ama di veder il vizio fremere e impallidire sotto il flagello. ''Nocet bonis qui parcit pessimis'', dice Seneca; e cessa di esser buono, aggiunge [[autore:Plutarco|Plutarco]], chi transige coll’uomo perverso. Considerando ie abbominazioni del secolo di Giovenale, è follia il desiderare nelle sue satire l’urbanità che distinse quelle di Orazio. Un imperadore Romano, l’arbitro della terra, che per le stanze cesaree si diverte a dar la caccia alle mosche, egli è spettacolo certamente degno di riso. Ma come si pensa che mentre Domiziano trastullasi con le mosche, si strascina al patibolo l’innocenza; che dalle segrete accuse d’un delatore dipende la vita e l’onore de’ cittadini; che le sostanze de’ vivi e de’ morti s’ingoiano dal fisco imperiale onde saziare l’avidità del soldato; che l’unica strada di non perire è il mestier del bardassa, del ruffiano, dell’adultero, della spia, come, io dico, il pensiero si arresta su queste scene d’orrore, la facezia muore sul labbro, e le ridenti immagini, i lepori, gli scherzi sono un insulto alla comune calamità. Il rimanervi insensibile e indifferente nel lutto pubblico, e dar opera allo studio senza mescolarvi gl’interessi del cuore non è privilegio che degl’ingegni unicamente consecrati alle scienze positive; i quali battendo una strada separata ed intatta dalle grandi burrasche delle passioni, reputano pensiero perduto ed inutile tutto quello che non è calcolo. Immersi profondamente nel contemplare le leggi del mondo fisico, poco assai li perturba lo strepito del mondo morale; e sia Caligola o Marc’Aurelio che governa l’imperio, ciò nulla monta per un Geometra, purchè lo si lasci descrivere delle curve. Siracusa va tutta a ferro ed a fuoco, e Archimede si sta a tirar linee sulla polvere. Lo scrittore al contrario, che intende alla meditazione de’ morali fenomeni, non si commove punto de’ fisici. Corre un domestico ad avvisare {{Ac|Pierre Corneille|Pier Cornelio}} che la casa s’incendia; e ''discorretene con mia moglie'', gli risponde il poeta senza muoversi dallo scrittojo.


Giovenale si compone, gli è vero, alcuna volta alla beffa: ma la sua buffoneria leva la pelle; è un riso che ti morde, e ti strazia.{{SAL|110|4|Gimilzor}}
Giovenale si compone, gli è vero, alcuna volta alla beffa: ma la sua buffoneria leva la pelle; è un riso che ti morde, e ti strazia.