Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/344: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|214}}-->unico bene, e augurarla ancora come tale agli amici loro: poco dopo, bensí svogliatamente, ma tuttavia riconciliarsi colla vita, formare progetti sul futuro, impegnarsi per alcuni vantaggi temporali di quegli stessi loro amici ec. Né poteva piú essere per ignoranza o non persuasione certa e sperimentale della nullità delle cose. Ed a me pure è avvenuto lo stesso cento volte, di disperarmi propriamente per non poter morire e poi riprendere i soliti disegni e castelli in aria intorno alla vita futura e anche un poco di allegria passeggera. E quella disperazione e quel ritorno non avevano cagion sufficiente di alternarsi, giacché la disperazione era prodotta da cause che duravano quasi intieramente nel tempo ch’io riprendeva le mie illusioni. Tuttavia qualche piccolo motivo di consolarmi, bastava all’effetto, ed è cosa indubitata ''che le illusioni svaniscono nel tempo della sventura'', (e perciò è verissimo, e l’ho provato anch’io, che chi non è stato mai sventurato non sa nulla. Io sapeva, perché oggidí non si può non sapere, ma quasi come non sapessi, e cosí mi sarei regolato nella vita) e ritornano dopo che questa è passata o mitigata dal tempo e dall’assuefazione. Ritornano con piú o meno forza secondo le circostanze, il carattere, il temperamento corporale e le qualità spirituali tanto ingenite come acquisite. Quasi tutti gli scrittori di vero e squisito sentimentale, dipingendo la disperazione e lo scoraggiamento totale della vita, hanno cavato i colori dal proprio cuore e dipinto uno stato nel quale{{SAL|344|4|Gimilzor}}<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|215}} essi stessi appresso a poco si sono trovati. Ebbene? con tutta la loro disperazione passata, con tutto che scrivendo sentissero vivamente la natura e la forza di quelle acerbe verità e passioni che esprimevano, anzi dovessero proccurarsene attualmente una intiera persuasione ec., per potere rappresentare efficacemente quello stato dell’uomo, e per conseguenza sentissero ed avessero quasi per le mani il nulla delle cose, {{pt|tut-|tuttavia }}{{SAL|344|4|Gimilzor}}<section end=2 />
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|214}}-->unico bene, e augurarla ancora come tale agli amici loro: poco dopo, bensí svogliatamente, ma tuttavia riconciliarsi colla vita, formare progetti sul futuro, impegnarsi per alcuni vantaggi temporali di quegli stessi loro amici ec. Né poteva piú essere per ignoranza o non persuasione certa e sperimentale della nullità delle cose. Ed a me pure è avvenuto lo stesso cento volte, di disperarmi propriamente per non poter morire e poi riprendere i soliti disegni e castelli in aria intorno alla vita futura e anche un poco di allegria passeggera. E quella disperazione e quel ritorno non avevano cagion sufficiente di alternarsi, giacché la disperazione era prodotta da cause che duravano quasi intieramente nel tempo ch’io riprendeva le mie illusioni. Tuttavia qualche piccolo motivo di consolarmi, bastava all’effetto, ed è cosa indubitata ''che le illusioni svaniscono nel tempo della sventura'', (e perciò è verissimo, e l’ho provato anch’io, che chi non è stato mai sventurato non sa nulla. Io sapeva, perché oggidí non si può non sapere, ma quasi come non sapessi, e cosí mi sarei regolato nella vita) e ritornano dopo che questa è passata o mitigata dal tempo e dall’assuefazione. Ritornano con piú o meno forza secondo le circostanze, il carattere, il temperamento corporale e le qualità spirituali tanto ingenite come acquisite. Quasi tutti gli scrittori di vero e squisito sentimentale, dipingendo la disperazione e lo scoraggiamento totale della vita, hanno cavato i colori dal proprio cuore e dipinto uno stato nel quale<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|215}} essi stessi appresso a poco si sono trovati. Ebbene? con tutta la loro disperazione passata, con tutto che scrivendo sentissero vivamente la natura e la forza di quelle acerbe verità e passioni che esprimevano, anzi dovessero proccurarsene attualmente una intiera persuasione ec., per potere rappresentare efficacemente quello stato dell’uomo, e per conseguenza sentissero ed avessero quasi per le mani il nulla delle cose, {{pt|tut-|tuttavia }}<section end=2 />