Cuore (1889)/Giugno/La mia maestra morta: differenze tra le versioni

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Martedì, 27
 
Mentre noi eravamo al Teatro Vittorio Emanuele, la mia povera maestra moriva. È morta alle due, sette giorni dopo ch’era stata a trovar mia madre. Il Direttore venne ieri mattina a darcene l’annunzio nella scuola. E disse: - Quelli di voi che furono suoi alunni, sanno quanto era buona, come voleva bene ai ragazzi: era una madre, per loro. Ora non c’è più. Una malattia terribile la consumava da molto tempo. Se non avesse avuto da lavorare per guadagnarsi il pane, avrebbe potuto curarsi, e forse guarire; si sarebbe almeno prolungata la vita di qualche mese, se avesse preso un congedo. Ma essa volle stare fra i suoi ragazzi fino all’ultimo giorno. La sera di sabato, 17, s’accomiatò da loro, con la
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certezza di non rivederli più, diede ancora dei buoni consigli, li baciò tutti, e se n’andò singhiozzando. Ora nessuno la rivedrà mai più. Ricordatevi di lei, figliuoli. - Il piccolo Precossi, che era stato suo scolaro nella prima superiore, chinò la testa sul banco e si mise a piangere.
Ieri sera, dopo la scuola, andammo tutti insieme alla casa della morta, per accompagnarla alla chiesa. C’era già nella strada un carro mortuario con due cavalli, e molta gente che aspettava, parlando a bassa voce. C’era il Direttore, tutti i maestri e le maestre della nostra scuola, e anche d’altre sezioni, dove essa aveva insegnato anni addietro; c’erano quasi tutti i bambini della sua classe, condotti per mano dalle madri, che portavan le torcie; e moltissimi d’altre classi, e una cinquantina d’alunne della sezione Baretti, chi con corone in mano, chi con mazzetti di rose. Molti mazzi di fiori li avevan già messi sul carro, al quale era appesa una corona grande di gaggìe con su scritto in caratteri neri: - Alla loro maestra le antiche alunne di quarta. E sotto la corona grande, ce n’era appesa una piccola, che avevan portata i suoi bambini. Si vedevano tra la folla molte donne di servizio, mandate dalle padrone, con le candele, e anche due servitori in livrea, con una torcia accesa; e un signore ricco, padre d’uno scolaro della maestra, aveva fatto venire la sua carrozza, foderata di seta azzurra. Tutti s’accalcavano davanti alla porta. C’eran parecchie ragazze che s’asciugavan le lacrime. Aspettammo un pezzo, in silenzio. Finalmente portaron giù la cassa. Quando videro infilar la cassa dentro al carro, alcuni bambini si misero a pianger forte, e uno cominciò a gridare, come se capisse soltanto allora che la sua
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maestra era morta, e gli prese un singhiozzo così convulso, che dovettero portarlo via. La processione si mise in ordine lentamente, e si mosse. Andavan prime le figlie del Ritiro della Concezione, vestite di verde; poi le figlie di Maria, tutte bianche, con un nastro azzurro poi i preti; e dietro al carro i maestri e le maestre, gli scolaretti della la superiore, e tutti gli altri, e in fine la folla. La gente s’affacciava alle finestre e sugli usci, e a vedere tutti quei ragazzi e la corona, dicevano: - È una maestra. - Anche delle signore che accompagnavano i più piccoli, ce n’erano alcune che piangevano. Arrivati che furono alla chiesa, levaron la cassa dal carro e la portarono in mezzo alla navata, davanti all’altar maggiore: le maestre ci misero su le corone, i bambini la copersero di fiori, e la gente tutt’intorno, con le candele accese, cominciò a cantare le preghiere, nella chiesa grande e oscura. Poi, tutt’a un tratto quando il prete disse l’ultimo Amen, le candele si spensero e tutti uscirono in fretta e la maestra rimase sola. Povera maestra, tanto buona con me, che aveva tanta pazienza, che aveva faticato per tanti anni! Essa ha lasciato i suoi pochi libri ai suoi scolari, a uno un calamaio, a un altro un quadernetto, tutto quello che possedeva; e due giorni prima di morire disse al Direttore che non ci lasciasse andare i più piccoli al suo accompagnamento, perché non voleva che piangessero. Ha fatto del bene, ha sofferto, è morta. Povera maestra, rimasta sola nella chiesa oscura! Addio! Addio per sempre, mia buona amica, dolce e triste ricordo della mia infanzia!