Pagina:Rivista italiana di numismatica 1888.djvu/452: differenze tra le versioni

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Della zecca milanese si avrebbero fiorini d’oro di tutti i Visconti da Luchino e Giovanni a Filippo Maria, se quelli di Giangaleazzo, di Estore e di Giancarlo fossero conosciuti. Di questi ultimi due è già meraviglia come possano avere, nella tumultuosa e brevissima signoria, battuto moneta di solo argento e lega. Ma di Giangaleazzo, che regnò un quarto di secolo, che ebbe dominio esteso più di quanto altri della sua famiglia mai non avesse, e i bisogni degli scambi del cui tempo non furono certo né minori né diversi che sotto i suoi predecessori, la singolare mancanza è non soltanto meravigliosa, ma sommamente inverosimile.
Della zecca milanese si avrebbero fiorini d’oro di tutti i Visconti da Luchino e Giovanni a Filippo Maria, se quelli di Giangaleazzo, di Estore e di Giancarlo fossero conosciuti. Di questi ultimi due è già meraviglia come possano avere, nella tumultuosa e brevissima signoria, battuto moneta di solo argento e lega. Ma di Giangaleazzo, che regnò un quarto di secolo, che ebbe dominio esteso più di quanto altri della sua famiglia mai non avesse, e i bisogni degli scambi del cui tempo non furono certo né minori né diversi che sotto i suoi predecessori, la singolare mancanza è non soltanto meravigliosa, ma sommamente inverosimile.


Ciò avvertiva (pel primo, a quanto mi sappia) {{AutoreCitato|Bernardino Biondelli|Bernardino Biondelli}} nella sua dotta prefazione alle ''Monete di Milano'' dei fratelli Gnecchi.<ref>Gnecchi, ''Monete di Milano - Prefazione'' pag. XLIX.</ref> Egli quivi accenna una congettura anonima; che cioè i fiorini d’oro di Giangaleazzo sarebbero scomparsi per le molte sue spese e più di tutto per la dote della figlia e l’acquisto del titolo ducale. L’illustre Biondelli mostra in vero di non dar gran peso a questa ipotesi. Non credo però inutile rilevarla.
Ciò avvertiva (pel primo, a quanto mi sappia) {{AutoreCitato|Bernardino Biondelli|Bernardino Biondelli}} nella sua dotta prefazione alle ''Monete di Milano'' dei fratelli Gnecchi.<ref>Gnecchi, ''Monete di Milano Prefazione'', pag. XLIX.</ref> Egli quivi accenna una congettura anonima; che cioè i fiorini d’oro di Giangaleazzo sarebbero scomparsi per le molte sue spese e più di tutto per la dote della figlia e l’acquisto del titolo ducale. L’illustre Biondelli mostra in vero di non dar gran peso a questa ipotesi. Non credo però inutile rilevarla.


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