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d’oro. Ella era la regina del terrazzo: una regina dolce, sicura di sè, com’è sicura l’innocenza, e disinvolta, com’è disinvolto il pudore. Codesta madre pareva il simbolo della verginità: credetti in quel momento al mistero della Immacolata Concezione.
d’oro. Ella era la regina del terrazzo: una regina dolce, sicura di sè, com’è sicura l’innocenza, e disinvolta, com’è disinvolto il pudore. Codesta madre pareva il simbolo della verginità: credetti in quel momento al mistero della Immacolata Concezione. Ma la soave creatura principesca stava in compagnia di un signore, che sembrava vecchio se si badava a’ suoi capelli grigi e alla sua barba mezza bianca, ma che sembrava giovine se si guardava ai lineamenti e all’espressione del volto. Era il padre, era il marito? Questo problema mi torturò il cervello per una buona mezz’ora.


Ma la soave creatura principesca stava in compagnia di un signore, che sembrava vecchio se si badava a’ suoi capelli grigi e alla sua barba mezza bianca, ma che sembrava giovine se si guardava ai lineamenti e all’espressione del volto. Era il padre, era il marito? Questo problema mi torturò il cervello per una buona mezz’ora.



Più lontani, sparsi a gruppi di due, di tre, di quattro o solitarii, stavano degli altri forestieri e qualche raro veneziano, la più parte immobili, ascoltando la musica, guardando in giro, o discorrendo sotto voce senza gesticolare. Il mare tranquillo innamora e sgomenta. Quei flutti, che si frangono perennemente alla riva e mandano sempre l’identico suono; quell’aria quieta e fresca, che si aspira con lunga voluttà; quell’orizzonte sconfinato, che pare nello stesso tempo una linea retta infinita ed un cerchio infinito: tutto contribuisce a produrre l’impressione maestosa di un tempio enorme, in cui ci si toglie reverenti il cappello e ci si sprofonda nella propria coscienza. Non ho mai visto nessuno, per quanto fosse povero di fantasia, d’ingegno
Più lontani, sparsi a gruppi di due, di tre, di quattro o solitarii, stavano degli altri forestieri e qualche raro veneziano, la più parte immobili, ascoltando la musica, guardando in giro, o discorrendo sotto voce senza gesticolare. Il mare tranquillo innamora e sgomenta. Quei flutti, che si frangono perennemente alla riva e mandano sempre l’identico suono; quell’aria quieta e fresca, che si aspira con lunga voluttà; quell’orizzonte sconfinato, che pare nello stesso tempo una linea retta infinita ed un cerchio infinito: tutto contribuisce a produrre l’impressione maestosa di un tempio enorme, in cui ci si toglie reverenti il cappello e ci si sprofonda nella propria coscienza. Non ho mai visto nessuno, per quanto fosse povero di fantasia, {{Pt|d’inge-|}}