Pagina:Il dottor Antonio.djvu/202: differenze tra le versioni

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terreno a lui famigliare. Egli fe’ cenno del capo ad un giovane, alto e smilzo, coi capelli biondi (quello che avea fatto la poltrona di miss Davenne), il quale si fece avanti, e salutata la comitiva, diede una stretta di mano al dottor Antonio: atto di famigliarità, che richiamò solo a metà la usata smorfia in viso a sir John; perchè il Baronetto facendo un eroico sforzo, si vinse tanto da reprimerla per l’altra metà. Questa impressione spiacevole fu bensì presto cancellata dal modo quieto e pieno di rispetto col quale il giovane ebanista introdusse i visitatori nella sua bottega, larga sala dalle mura nude, ove trovarono un garzone che modellava una testa in creta.
terreno a lui famigliare. Egli fe’ cenno del capo ad un giovane, alto e smilzo, coi capelli biondi (quello che avea fatto la poltrona di miss Davenne), il quale si fece avanti, e salutata la comitiva, diede una stretta di mano al dottor Antonio: atto di famigliarità, che richiamò solo a metà la usata smorfia in viso a sir John; perchè il Baronetto facendo un eroico sforzo, si vinse tanto da reprimerla per l’altra metà. Questa impressione spiacevole fu bensì presto cancellata dal modo quieto e pieno di rispetto col quale il giovane ebanista introdusse i visitatori nella sua bottega, larga sala dalle mura nude, ove trovarono un garzone che modellava una testa in creta.


— «Questo giovane,» disse il Dottore, «ha una decisa disposizione per la scultura; senza maestro ha già modellato delle teste, e persino delle figure intere. Sta per recarsi a Roma, ove una ricca e generosa famiglia di questo paese si è offerta pagargli le spese finchè vi studierà; e convien dire ch’io m’illuda grandemente, se il nome di Salvatore Revelli non diventerà fra pochi anni un nome onorato nella repubblica delle arti<ref>Antonio fu davvero profeta. Revelli entrò subito nel numero dei giovani scultori delle più belle speranze in quel tempo. E la sua prima opera fu esposta in Genova nel 1849: bassorilievo rappresentante un episodio della vita di Colombo, fatto per il monumento dai Genovesi innalzato al loro gran concittadino.</ref>. Anch’esso, questo alto soggetto,» continuò Antonio indicando in aria di scherzo l’ebanista, «se non fosse stata la sua ostinazione a rimanersi fitto nel ''Pantano'', avrebbe potuto acquistar ricchezze e fama. — Ora fuori i vostri bei lavori, signore, se vi piace.»
— «Questo giovane,» disse il Dottore, «ha una decisa disposizione per la scultura; senza maestro ha già modellato delle teste, e persino delle figure intere. Sta per recarsi a Roma, ove una ricca e generosa famiglia di questo paese si è offerta pagargli le spese finchè vi studierà; e convien dire ch’io m’illuda grandemente, se il nome di Salvatore Revelli non diventerà fra pochi anni un nome onorato nella repubblica delle arti<ref>Antonio fu davvero profeta. Revelli entrò subito nel numero dei giovani scultori delle più belle speranze in quel tempo. E la sua prima opera fu esposta in Genova nel 1849: bassorilievo rappresentante un episodio della vita di {{AutoreCitato|Cristoforo Colombo|Colombo}}, fatto per il monumento dai Genovesi innalzato al loro gran concittadino.</ref>. Anch’esso, questo alto soggetto,» continuò Antonio indicando in aria di scherzo l’ebanista, «se non fosse stata la sua ostinazione a rimanersi fitto nel ''Pantano'', avrebbe potuto acquistar ricchezze e fama. — Ora fuori i vostri bei lavori, signore, se vi piace.»


Non era grande il numero de’ bei lavori — e a che serviva accrescerlo, se nemmeno si trovavano compratori ai già fatti? — tuttavia ce n’era più che a sufficienza per dimostrare l’abilità non comune e il buon gusto dell’artefice. C’era infatti qualche tagliacarta bellissimo, e alcuni portafogli riccamente adorni di delicatissimi e immaginosissimi ornati e figure diminutive; e tre tavole di squisitissimo lavorìo. E sopra una di esse trovavasi delineata una serie di figure rappresentanti i diversi costumi del popolo della riviera; e tanto mirabilmente, che Lucy esclamò:
Non era grande il numero de’ bei lavori — e a che serviva accrescerlo, se nemmeno si trovavano compratori ai già fatti? — tuttavia ce n’era più che a sufficienza per dimostrare l’abilità non comune e il buon gusto dell’artefice. C’era infatti qualche tagliacarta bellissimo, e alcuni portafogli riccamente adorni di delicatissimi e immaginosissimi ornati e figure diminutive; e tre tavole di squisitissimo lavorìo. E sopra una di esse trovavasi delineata una serie di figure rappresentanti i diversi costumi del popolo della riviera; e tanto mirabilmente, che Lucy esclamò: