Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/715: differenze tra le versioni
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lino bello notabile, dicendo che, quando vide quel ch’era nell’ottava |
lino bello notabile, dicendo che, quando vide quel ch’era nell’ottava |
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bolgia, elli si dolse, et ora si riduole quando si ricorda di quel che |
bolgia, elli si dolse, et ora si riduole quando si ricorda di quel che |
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vide, dicendo: Allor mi dolsi; io Dante quando vidi l’ottava |
vide, dicendo: ''Allor mi dolsi''; io Dante quando vidi l’ottava bolgia, ''et ora mi ridoglio''; che sono nel mondo, ''Quando drizzo la mente a ciò ch’io vidi''; cioè quand’io Dante mi ricordo di quel che vidi |
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gia, et ora mi ridoglio; che sono nel mondo, Quando drizzo la mente |
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a ciò ch’io vidi; cioò quand’io Dante mi ricordo di quel che vidi |
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nell’ottava bolgia; cioè la pena de’ fraudulenti, che aveano operato |
nell’ottava bolgia; cioè la pena de’ fraudulenti, che aveano operato |
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loro ingegno al male, E più lo ingegno |
loro ingegno al male, ''E più lo ingegno affreno ch’io non soglio''; cioè |
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tempero et affreno lo mio ingegno, che non scorra alle sottigliezze |
tempero et affreno lo mio ingegno, che non scorra alle sottigliezze |
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delli inganni, Perchè non corra, che virtù |
delli inganni, ''Perchè non corra, che virtù nol guidi''; cioè perchè |
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non adoperi la sua sottigliezza, se non nelli atti virtuosi; |
non adoperi la sua sottigliezza, se non nelli atti virtuosi; ''Sì che, se stella buona''; questo dice per satisfare a coloro che dicono che lo |
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stella buona; questo dice per satisfare a coloro che dicono che lo |
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cioè la bontà e la sottigliezza dello ingegno, ''ch’io stesso nol m’invidi''; cioè per invidia non mel guasti, adoperandolo al male et a’ vizi; e parla qui transuntivamente che, come lo invidioso converte il |
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lluenzie delle stelle, o miglior cosa; e questo dice, seguendo coloro |
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cioè la bontà e la sottigliezza dello ingegno, ch’io stesso noi m’in¬ |
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vidi; cioè per invidia non mel guasti, adoperandolo al male et a’ vi¬ |
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zi; e parla qui transuntivamente che, come lo invidioso converte il |
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bene altrui in male, s’elli può; così fa colui che converte lo ingegno |
bene altrui in male, s’elli può; così fa colui che converte lo ingegno |
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buono e sottile ad aoperare il male. Et è qui da notare che l’autore |
buono e sottile ad aoperare il male. Et è qui da notare che l’autore |
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dimostra qui lo ingegno umano esser dato da Dio sanza mezzo |
dimostra qui lo ingegno umano esser dato da Dio sanza mezzo all’uomo, quando l’anima si congiugne col corpo, di grazia speziale, o |
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l’uomo, quando l’anima si congiugne col corpo, di grazia speziale, o |
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per mezzo delle costellazioni che ànno ad aoperare nelle cose di qua |
per mezzo delle costellazioni che ànno ad aoperare nelle cose di qua |
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giù, secondo che Idio à operato |
giù, secondo che Idio à operato <ref>C. M. à ordinato</ref> et imposto loro: e questo ingegno |
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è quello che i Poeti chiamano genio, che fìngono che è uno idio |
è quello che i Poeti chiamano genio, che fìngono che è uno idio singulare a ciascuno uomo, col quale nasce e muore; et è mutabile, secondo che dice Orazio, e così veggiamo di fatto che alcuna volta sta |
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gulare a ciascuno uomo, col quale nasce e muore; et è mutabile, se¬ |
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condo che dice Orazio, e così veggiamo di fatto che alcuna volta sta |
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ancora nell’altre cose, come può essere manifesto a chi considera le |
ancora nell’altre cose, come può essere manifesto a chi considera le |
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parole dell’autore predette |
parole dell’autore predette <ref>C. M. de l’ autore preditto.</ref>. |
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C. XXVI — v. 25-33. In questi tre ternari l’autor nostro, fingendo |
C. XXVI — ''v''. 25-33. In questi tre ternari l’autor nostro, fingendo |
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lo suo poema, pone una similitudine, dicendo che come la state da |
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sera si veggono da colui che è in sul poggio la valle piena di luc¬ |
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sera si veggono da colui che è in sul poggio la valle piena di lucciole <ref>C. M. lucciule:</ref>: così elli d’in sul ponte dell’ottava bolgia vedea tutta la |
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bolgia piena di fiamme, che volavano oltre per la bolgia, e però dice: |
bolgia piena di fiamme, che volavano oltre per la bolgia, e però dice: |
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Quante il villan; cioè lo contadino, |
''Quante il villan''; cioè lo contadino, ''ch’al poggio si riposa''; cioè nel |
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monte ove elli abita la sera, quando è tornato stanco dal lavorio, |
monte ove elli abita la sera, quando è tornato stanco dal lavorio, |
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Nel tempo che colui che il mondo schiara; cioè nella state, nella quale |
''Nel tempo che colui che il mondo schiara''; cioè nella state, nella quale |
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il sole che illumina il mondo, ''La faccia sua a noi tien meno ascosa'': |
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imperò che d’istate sta più nel nostro emisperio, che di verno |
imperò che d’istate sta più nel nostro emisperio, che di verno; e così |
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meno tempo ci s’appiatta, o vuogli, si nasconde meno a noi, che i di’ |
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(*) G. M. à ordinato (2) C. M. de l’autore preditto. f) C. M. lucciule: |
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672 INFERNO XXVI. [ |