Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/446: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1901}}-->una prosa che senza esser poetica, sia però sublime, elevata, magnifica, grandiloquente. La vera nobiltà dello stile prosaico, consiste essa pure costantemente in non so che d’indefinito. Tale suol essere la prosa degli antichi, greci e latini. E v’é non pertanto assai notabile diversità fra l’indefinito del linguaggio poetico, e quello del prosaico, oratorio ec.
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|1901}}-->una prosa che senza esser poetica sia però sublime, elevata, magnifica, grandiloquente. La vera nobiltà dello stile prosaico consiste essa pure costantemente in non so che d’indefinito. Tale suol essere la prosa degli antichi, greci e latini. E v’é non pertanto assai notabile diversità fra l’indefinito del linguaggio poetico e quello del prosaico, oratorio ec.


Quindi si veda come sia per sua natura incapace di poesia la lingua francese, la quale è incapacissima d’indefinito, e dove anche ne’ piú sublimi stili, non <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1902}} trovi mai altro che perpetua, ed intera definitezza.
Quindi si veda come sia per sua natura incapace di poesia la lingua francese, la quale è incapacissima d’indefinito, e dove anche ne’ piú sublimi stili, non <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|1902}} trovi mai altro che perpetua ed intera definitezza.


Anche il non aver la lingua francese un linguaggio diviso dal volgo, la rende incapace d’indefinito, e quindi di linguaggio poetico, e poiché la lingua è quasi tutt’uno colle cose, incapace anche di vera poesia.
Anche il non aver la lingua francese un linguaggio diviso dal volgo la rende incapace d’indefinito e quindi di linguaggio poetico, e, poiché la lingua è quasi tutt’uno colle cose, incapace anche di vera poesia.


Né solo di linguaggio poetico, ma anche di quel nobile e maestoso linguaggio prosaico, ch’é proprio degli antichi, e fra tutti i moderni degl’italiani (degli spagnuoli ancora, e de’ francesi prima della riforma), e che ho specificato qui dietro (12 ottobre 1821).
Né solo di linguaggio poetico, ma anche di quel nobile e maestoso linguaggio prosaico, ch’é proprio degli antichi e fra tutti i moderni degl’italiani (degli spagnuoli ancora e de’ francesi prima della riforma) e che ho specificato qui dietro (12 ottobre 1821).




{{ZbPensiero|1902/1}} Queste ed altre tali osservazioni dimostrano che i francesi, i quali ho detto essere incapaci di ben sentire e gustare le lingue forestiere, massime le antiche, e l’italiana, lo sono soprattutto in ordine ai linguaggi della poesia, per la stessa ragione per cui le lingue antiche e l’italiana <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|1903}} sono meno di ogni altra alla loro portata (12 ottobre 1821).
{{ZbPensiero|1902/1}} Queste ed altre tali osservazioni dimostrano che i francesi, i quali ho detto essere incapaci di ben sentire e gustare le lingue forestiere, massime le antiche e l’italiana, lo sono soprattutto in ordine ai linguaggi della poesia, per la stessa ragione per cui le lingue antiche e l’italiana <section end="2" /><section begin="3" />{{ZbPagina|1903}} sono meno di ogni altra alla loro portata (12 ottobre 1821).




{{ZbPensiero|1903/1}} Il giovane o dirittamente e precisamente, o almeno confusamente, e nel fondo del suo cuore; e non solo il giovane ma la massima parte degli uomini, e possiamo dir tutti, almeno in qualche circostanza, credono straordinario nel mondo quello appunto ch’é ordinario, e viceversa; straordinari i casi delle storie, e ordinari i casi de’ romanzi (12 ottobre 1821).<section end=3 />
{{ZbPensiero|1903/1}} Il giovane o dirittamente e precisamente, o almeno confusamente, e nel fondo del suo cuore; e non solo il giovane ma la massima parte degli uomini, e possiamo dir tutti, almeno in qualche circostanza; credono straordinario nel mondo quello appunto ch’é ordinario, e viceversa straordinari i casi delle storie e ordinari i casi de’ romanzi (12 ottobre 1821).<section end="3" />