Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/426: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|3490}}-->fondamento, anzi è esso stesso una spezie di timidità, o certo una spezie di qualità contraria alla sfrontatezza, all’impudenza, all’inverecondia (21 settembre Festa della Beatissima Vergine Addolorata. 1823). Vedi la p. seg.
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3490}}-->fondamento, anzi è esso stesso una spezie di timidità, o certo una spezie di qualità contraria alla sfrontatezza, all’impudenza, all’inverecondia (21 settembre Festa della Beatissima Vergine Addolorata. 1823). Vedi la p. seg.




{{ZbPensiero|3490/1}} Non si dà nella orazione, qualunque ella sia, tratto veramente sublime, in cui il lavoro non ceda di grandissima lunga alla materia, cioè dove l’altezza e il pregio del pensiero, dell’immagine, e simili, non vinca d’assaissimo la nobiltà, l’eleganza, e il pregio dell’espressione e dello stile. Una sola virtú dell’espressione può e deve, in un luogo ch’abbia ad esser sublime, andar di pari coll’altezza del concetto, e questa si è la semplicità, o vogliamo dir la naturalezza e l’apparenza della sprezzatura (21 settembre 1823). <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|3491}}
{{ZbPensiero|3490/1}} Non si dà nella orazione, qualunque ella sia, tratto veramente sublime, in cui il lavoro non ceda di grandissima lunga alla materia, cioè dove l’altezza e il pregio del pensiero, dell’immagine, e simili, non vinca d’assaissimo la nobiltà, l’eleganza, e il pregio dell’espressione e dello stile. Una sola virtú dell’espressione può e deve, in un luogo ch’abbia ad esser sublime, andar di pari coll’altezza del concetto, e questa si è la semplicità, o vogliamo dir la naturalezza e l’apparenza della sprezzatura (21 settembre 1823). <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3491}}




{{ZbPensiero|3491/1}}ϴαυμα οὐδέν ἐστι μὲ ταῦθ᾽ οὕτω λέγει, (Isacco Casaub. scrive οὐδὲν ἐστί με) Καὶ ἁνδάνειν αὐτοῖσιν αὐτοὺς καὶ δοκεῖν Καλῶς πεφυκέναι καὶ γὰρ ἁ κύων κυνὶ Κάλλιστον εἶμεν φαίνεται, καὶ βοῦς βοΐ, ῎Ονος δὲ ὄνῳ κάλλιστον, ὗς δὲ ὑΐ (il medesimo legge ῎Ονος δ᾽ ὄνῳ κάλλιστόν ἐστιν, ὗς δ᾽ ὑΐ). Epicarmo comico dell’antica commedia, Coo di patria, ma vissuto in Sicilia, contemporaneo di Gerone tiranno. Frammento recato da Alcino appresso Diogene Laerzio, in ''Plat''. lib. III, segm. 16, p. 175, ed. Amstel., 1692. Wetsten (21 settembre Festa di Maria SS. Addolorata. 1823).
{{ZbPensiero|3491/1}}ϴαυμα οὐδέν ἐστι μὲ ταῦθ᾽ οὕτω λέγει, (Isacco Casaub. scrive οὐδὲν ἐστί με) Καὶ ἁνδάνειν αὐτοῖσιν αὐτοὺς καὶ δοκεῖν Καλῶς πεφυκέναι καὶ γὰρ ἁ κύων κυνὶ Κάλλιστον εἶμεν φαίνεται, καὶ βοῦς βοΐ, ῎Ονος δὲ ὄνῳ κάλλιστον, ὗς δὲ ὑΐ (il medesimo legge ῎Ονος δ᾽ ὄνῳ κάλλιστόν ἐστιν, ὗς δ᾽ ὑΐ). Epicarmo comico dell’antica commedia, Coo di patria, ma vissuto in Sicilia, contemporaneo di Gerone tiranno. Frammento recato da {{AutoreCitato|Alcino|Alcino}} appresso Diogene Laerzio, in ''Plat''. lib. III, segm. 16, p. 175, ed. Amstel., 1692. Wetsten (21 settembre Festa di Maria SS. Addolorata. 1823).




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{{ZbPensiero|3491/3}} Alla p. {{ZbLink|precedente}}. I timidi (cioè paurosi della vergogna, soggetti alla δυσωπία, ''mauvaise honte'') non solo sono capaci di non temere né fuggire il pericolo,<section end=2 />
{{ZbPensiero|3491/3}} Alla p. {{ZbLink|precedente}}. I timidi (cioè paurosi della vergogna, soggetti alla δυσωπία, ''mauvaise honte'') non solo sono capaci di non temere né fuggire il pericolo,<section end="2" />