Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/419: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1852}}-->grandi verità. Essi errano anche bene spesso, malgrado il piú fino ragionamento, come chi analizza senza intimamente sentire, né quindi perfettamente conoscere, giacché grandissima <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1853}} e principalissima parte della natura non si può conoscere senza sentirla, anzi conoscerla non è che sentirla. Oltreché a chi manca il colpo d’occhio non può veder molti né grandi rapporti, e chi non vede molti e grandi rapporti, erra per necessità bene spesso, con tutta la possibile esattezza. L’immaginazione de’ tedeschi (parlo in genere) essendo poco naturale, poco propria loro, ed in certo modo artefatta e fattizia, e quindi falsa benché vivissima, non ha quella spontanea corrispondenza ed armonia colla natura che è propria delle immaginazioni derivanti e fabbricate dalla stessa natura. (Altrettanto dico del sentimento). Perciò essa li fa travedere e sognare. E quando un tedesco vuole speculare e parlare in grande, architettare da se stesso un gran sistema, fare una grande innovazione in filosofia, o in qualche parte speciale di essa, ardisco dire ch’egli ordinariamente delira. L’esattezza è buona per le parti, ma non per il tutto. Ella costituisce lo spirito <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|1854}} de’ tedeschi; or ella o non è buona o non basta alle grandi scoperte. Quando delle parti le piú minutamente ma separatamente considerate si vuol comporre un gran tutto, si trovano mille difficoltà, contraddizioni, ripugnanze, assurdità, dissonanze e disarmonie; segno certo ed effetto necessario della mancanza del colpo d’occhio che scuopre in un tratto le cose contenute in un vasto campo, e i loro scambievoli rapporti. È cosa ordinarissima anche negli oggetti materiali e in mille accidenti della vita, che quello che si verifica o pare assolutamente vero e dimostrato nelle piccole parti, non si verifica nel tutto; e bene spesso si compone un sistema falsissimo di parti verissime, o che tali col piú squisito ragionamento si dimostrano, considerandole segregatamente.<section end=3 />
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|1852}}-->grandi verità. Essi errano anche bene spesso, malgrado il piú fino ragionamento, come chi analizza senza intimamente sentire, né quindi perfettamente conoscere, giacché grandissima <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|1853}} e principalissima parte della natura non si può conoscere senza sentirla, anzi conoscerla non è che sentirla. Oltreché a chi manca il colpo d’occhio non può veder molti né grandi rapporti, e chi non vede molti e grandi rapporti erra per necessità bene spesso, con tutta la possibile esattezza. L’immaginazione de’ tedeschi (parlo in genere) essendo poco naturale, poco propria loro ed in certo modo artefatta e fattizia, e quindi falsa, benché vivissima, non ha quella spontanea corrispondenza ed armonia colla natura che è propria delle immaginazioni derivanti e fabbricate dalla stessa natura (altrettanto dico del sentimento). Perciò essa li fa travedere e sognare. E quando un tedesco vuole speculare e parlare in grande, architettare da se stesso un gran sistema, fare una grande innovazione in filosofia o in qualche parte speciale di essa, ardisco dire ch’egli ordinariamente delira. L’esattezza è buona per le parti, ma non per il tutto. Ella costituisce lo spirito <section end="2" /><section begin="3" />{{ZbPagina|1854}} de’ tedeschi; or ella o non è buona o non basta alle grandi scoperte. Quando delle parti le piú minutamente ma separatamente considerate si vuol comporre un gran tutto, si trovano mille difficoltà, contraddizioni, ripugnanze, assurdità, dissonanze e disarmonie; segno certo ed effetto necessario della mancanza del colpo d’occhio che scuopre in un tratto le cose contenute in un vasto campo e i loro scambievoli rapporti. È cosa ordinarissima anche negli oggetti materiali e in mille accidenti della vita, che quello che si verifica o pare assolutamente vero e dimostrato nelle piccole parti, non si verifica nel tutto; e bene spesso si compone un sistema falsissimo di parti verissime, o che tali col piú squisito ragionamento si dimostrano, considerandole segregatamente.<section end="3" />