Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/63: differenze tra le versioni

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Si teneva il Concilio di Fismes l’anno 881, a cui presiedeva l’arcivescovo Incmaro. Venuta a vacare la {{W|Diocesi di Beauvais|sede di Beauvais}}, per la morte del vescovo Odone, un cherico chiamato Odoacre si presentò al concilio con decreto di elezione del Clero e popolo di Beauvais ottenuto per favore della Corte. Il Concilio aveva il diritto di esaminare questo chierico, innanzi confirmarlo, ed avendol fatto, il trovò indegno. Fu stesa allora una lettera al re, nella quale i Padri esponevano i motivi pe’ quali non potevano, secondo i canoni, procedere alla consecrazione di Odoacre, e la si mandò al sovrano con una deputazione di Vescovi. In corte tosto ne fu grande rumorio: vi si diceva: «che quando il re permetteva di fare una elezione, dovea essere eletto quello che voleva egli<ref>Ecco il progresso delle usurpazioni: 1. il potere laico impedisce alla Chiesa di fare le elezioni senza averne ottenuto prima da lui ''il permesso''; 2. poi questo permesso diventa una pura ''grazia sovrana'', che si nega o si concede ad arbitrio; 3. questa ''grazia'' non si vuol più dare gratuitamente, ma si fa pagare da chicchessia; 4. finalmente questa ''grazia sovrana'' venduta, colla quale si permette di far l’''elezione'', si accorda colla condizione di eleggersi però quel soggetto che vuole il re!!!</ref>. Che i beni ecclesiastici erano in suo potere, e che li dava a chi gli piaceva<ref>Si noti la solita confusione d’idee che facevano questi cortigiani. I beni ecclesiastici che non sono che l’accessorio, si fanno il principale; anzi il tutto dell’episcopato!</ref>.» Il re scrisse una lettera ad Incmaro collo stile solito, incerto, contraddittorio. Protestavasi di «voler seguire i suoi consigli sì negli affari dello Stato come di quelli della Chiesa, pregandolo di aver per lui la premura stessa che avea avuto per gli altri re suoi predecessori:» poscia aggiungeva, in prova certamente di voler seguire i suoi consigli: «Io vi prego che col vostro assenso e col vostro ministerio io possa dare il vescovato di Beauvais a Odoacre vostro caro figliuolo, e mio fidato servo. Se avete per me questa compiacenza, io onorerò in tutto quelli che avete voi per più cari (Hincm. ep. 12, t. {{Sc|ii}}, p. 188).»
Si teneva il Concilio di Fismes l’anno 881, a cui presiedeva l’arcivescovo Incmaro. Venuta a vacare la {{W|Diocesi di Beauvais|sede di Beauvais}}, per la morte del vescovo Odone, un cherico chiamato Odoacre si presentò al concilio con decreto di elezione del Clero e popolo di Beauvais ottenuto per favore della Corte. Il Concilio aveva il diritto di esaminare questo chierico, innanzi confirmarlo, ed avendol fatto, il trovò indegno. Fu stesa allora una lettera al re, nella quale i Padri esponevano i motivi pe’ quali non potevano, secondo i canoni, procedere alla consecrazione di Odoacre, e la si mandò al sovrano con una deputazione di Vescovi. In corte tosto ne fu grande rumorio: vi si diceva: «che quando il re permetteva di fare una elezione, dovea essere eletto quello che voleva egli<ref>Ecco il progresso delle usurpazioni: 1. il potere laico impedisce alla Chiesa di fare le elezioni senza averne ottenuto prima da lui ''il permesso''; 2. poi questo permesso diventa una pura ''grazia sovrana'', che si nega o si concede ad arbitrio; 3. questa ''grazia'' non si vuol più dare gratuitamente, ma si fa pagare da chicchessia; 4. finalmente questa ''grazia sovrana'' venduta, colla quale si permette di far l’''elezione'', si accorda colla condizione di eleggersi però quel soggetto che vuole il re!!!</ref>. Che i beni ecclesiastici erano in suo potere, e che li dava a chi gli piaceva<ref>Si noti la solita confusione d’idee che facevano questi cortigiani. I beni ecclesiastici che non sono che l’accessorio, si fanno il principale; anzi il tutto dell’episcopato!</ref>.» Il re scrisse una lettera ad Incmaro collo stile solito, incerto, contraddittorio. Protestavasi di «voler seguire i suoi consigli sì negli affari dello Stato come di quelli della Chiesa, pregandolo di aver per lui la premura stessa che avea avuto per gli altri re suoi predecessori:» poscia aggiungeva, in prova certamente di voler seguire i suoi consigli: «Io vi prego che col vostro assenso e col vostro ministerio io possa dare il vescovato di Beauvais a Odoacre vostro caro figliuolo, e mio fidato servo. Se avete per me questa compiacenza, io onorerò in tutto quelli che avete voi per più cari (Hincm. ep. 12, t. {{Sc|ii}}, p. 188).»


È dunque per una compiacenza verso un uomo, che si può dare al gregge di Cristo un Pastore? Si possono affidare le anime redente dal Sangue dell’uomo-Dio alle mani non di chi ha santità e prudenza, ma di chi è amato da un potante, è bramato da un re? acciocchè sia arricchito co’ beni dell’episcopato? Qual travolgimento d’idee?
È dunque per una compiacenza verso un uomo, che si può dare al gregge di Cristo un Pastore? Si possono affidare le anime redente dal Sangue dell’uomo-Dio alle mani non di chi ha santità e prudenza, ma di chi è amato da un potente, è bramato da un re? acciocchè sia arricchito co’ beni dell’episcopato? Qual travolgimento d’idee?


Incmaro non mancò al suo dovere: rispose che «nella lettera del Concilio non v’avea cosa che fosse contro il rispetto dovuto al re, nè contro il bene dello Stato, e ch’essa non tendeva ad altro che a mantenere al Metropolitano ed a’ Vescovi della provincia il diritto di esaminare e di confirmare le elezioni secondo i canoni» «Che siate voi il signore delle elezioni, aggiunge, e de’ beni ecclesiastici, questi sono discorsi usciti dall’inferno e dalla bocca del serpente. Ricordatevi della promessa da voi fatta alla vostra consacrazione, e che fu sottoscritta di vostra mano; e presentata a Dio sopra l’altare innanzi a’ Vescovi; fatela voi rileggere in presenza del vostro consiglio; e non pretendete d’introdurre nella Chiesa quel che i grandi imperatori vostri predecessori non pretesero a loro tempo. Spero di conservarvi sempre la fedeltà e la divozione, che a voi debbo; e non mi diedi poco pensiero per la vostra elezione: non vogliate dunque rendermi mal per bene, col cercar di persuadermi in mia vecchiezza di allontanarmi dalle sante regole che ho seguite, grazie al Signore, sino al presente, pel corso di
Incmaro non mancò al suo dovere: rispose che «nella lettera del Concilio non v’avea cosa che fosse contro il rispetto dovuto al re, nè contro il bene dello Stato, e ch’essa non tendeva ad altro che a mantenere al Metropolitano ed a’ Vescovi della provincia il diritto di esaminare e di confirmare le elezioni secondo i canoni» «Che siate voi il signore delle elezioni, aggiunge, e de’ beni ecclesiastici, questi sono discorsi usciti dall’inferno e dalla bocca del serpente. Ricordatevi della promessa da voi fatta alla vostra consacrazione, e che fu sottoscritta di vostra mano; e presentata a Dio sopra l’altare innanzi a’ Vescovi; fatela voi rileggere in presenza del vostro consiglio; e non pretendete d’introdurre nella Chiesa quel che i grandi imperatori vostri predecessori non pretesero a loro tempo. Spero di conservarvi sempre la fedeltà e la divozione, che a voi debbo; e non mi diedi poco pensiero per la vostra elezione: non vogliate dunque rendermi mal per bene, col cercar di persuadermi in mia vecchiezza di allontanarmi dalle sante regole che ho seguite, grazie al Signore, sino al presente, pel corso di