Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/91: differenze tra le versioni

Nessun oggetto della modifica
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 75%
+
Pagine SAL 100%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 9: Riga 9:




In questo tempo, venendo di Metellino un certo servo compagno di Lamone, portò nuova che ’l padrone pochi giorni avanti la vendemmia visiterebbe la villa per rifornirla, se in cosa alcuna, per il guasto de’ metinnesi, di peggio la trovasse. Era di già passata la state, e cominciava l’autunno, perché Lamone, di corto aspettandolo, si diede ad assettar le stanze e tutto il podere sí che, quando venisse, di ciò ch’egli vedea diletto prendesse. Purgò le fontane, perché l’acque fossero limpide, sgombrò lo stabbio della corte perché lo puzzo non lo noiasse, coltivò tutto il giardino perché vago, dovunque guardava, gli si porgesse. Era questo suo giardino, ad uso de’ regali, bellissimo e dilettoso, d’una lunghezza di braccia trecento<ref>Il Caro ha lasciato i numeri in bianco; nel greco v'è uno stadio, misura alla qui assegnata.</ref> e di larghezza di dugento. Di sito posto sopra un poggio elevato ed arioso, ed esso per lo lungo a modo d’un gran piano si distendeva. Era tutto d’alberi pieno, di mela, di mortelle, di pera, di granati, di fichi, d’olivi e di altri di questa fatta. Avea dall’un delli lati un albereto, ed a ciascun
In questo tempo venendo di Metellino un certo servo compagno di Lamone, portò nuova che ’l padrone, pochi giorni avanti la vendemmia, visiterebbe la villa, per rifornirla se in cosa alcuna per il guasto de’Metinnesi, di peggio la trovasse. Era di già passata la estate, e cominciava l’autunno; per che Lamone di corto aspettandolo, si diede ad assettar le stanze, e tutto il podere sí, che quando venisse, di ciò ch’egli vedea, diletto prendesse. Purgò le fontane, perché l’acque fossero limpide; sgombrò lo stabbio della corte, perché lo puzzo non lo noiasse; coltivò tutto il giardino, perché vago dovunque guardava gli si porgesse. Era questo suo giardino ad uso de’regali, bellissimo e dilettoso; d’una lunghezza di braccia trecento <ref>Il Caro ha lasciato i numeri in bianco; nel greco v' è uno stadio, misura prossima alla qui assegnata.</ref> e di larghezza di dugento. Di sito posto sopra un poggio elevato ed arioso, ed esso per lo lungo a modo d’un gran piano si distendeva. Era tutto d’alberi pieno, di mela, di mortelle, di pera, di granati, di fichi, d’olivi e di altri di questa fatta. Avea dall’un dei lati un alboreto, ed a ciascun