Pagina:I promessi sposi (1840).djvu/674: differenze tra le versioni
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e prenderlo in mezzo; ma eran trattenuti dall’impedimento medesimo. Vistosi così tra due fuochi, gli venne in mente che ciò che era di terrore a coloro, poteva essere a lui di salvezza; pensò che non era tempo di far lo schizzinoso; rimise il coltellaccio nel fodero, si tirò da una parte, prese la rincorsa verso i carri, passò il primo, e adocchiò nel secondo un buono spazio voto. Prende la mira, spicca un salto; è su, piantato sul piede destro, col sinistro in aria, e con le braccia alzate. |
e prenderlo in mezzo; ma eran trattenuti dall’impedimento medesimo. Vistosi così tra due fuochi, gli venne in mente che ciò che era di terrore a coloro, poteva essere a lui di salvezza; pensò che non era tempo di far lo schizzinoso; rimise il coltellaccio nel fodero, si tirò da una parte, prese la rincorsa verso i carri, passò il primo, e adocchiò nel secondo un buono spazio voto. Prende la mira, spicca un salto; è su, piantato sul piede destro, col sinistro in aria, e con le braccia alzate. |
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“Bravo! bravo!” esclamarono, a una voce, i monatti, alcuni de’ quali seguivano il convoglio a piedi, altri eran seduti sui carri, altri, per dire l’orribil cosa com’era, sui cadaveri, trincando da un gran fiasco che andava in giro. “Bravo! bel colpo!” |
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“Sei venuto a metterti sotto la protezione de’ monatti; fa’ conto d’essere in chiesa,” gli disse uno de’ due che stavano sul carro dov’era montato. |
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I nemici, all’avvicinarsi del treno, avevano, i più, voltate le spalle, e se n’andavano, non lasciando di gridare: |
I nemici, all’avvicinarsi del treno, avevano, i più, voltate le spalle, e se n’andavano, non lasciando di gridare: “dàgli! dàgli! all’untore!” Qualcheduno si ritirava più adagio, fermandosi ogni tanto, e voltandosi, con versacci e con gesti di minaccia, a Renzo; il quale, dal carro, rispondeva loro dibattendo i pugni in aria. |
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“Lascia fare a me,” gli disse un monatto; e strappato d’addosso a un cadavere un laido cencio, l’annodò in fretta, e, presolo per una delle cocche, l’alzò come una fionda verso quegli ostinati, e fece le viste di buttarglielo, gridando: “aspetta, canaglia!” A quell’atto, fuggiron tutti, inorriditi; e Renzo non vide più che schiene di nemici, e calcagni che ballavano rapidamente per aria, a guisa di gualchiere. |
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Tra i monatti s’alzò un urlo di trionfo, uno scroscio procelloso di risa, un - uh! - prolungato, come per accompagnar quella fuga. |
Tra i monatti s’alzò un urlo di trionfo, uno scroscio procelloso di risa, un - uh! - prolungato, come per accompagnar quella fuga. |
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“Ah ah! vedi se noi sappiamo proteggere i galantuomini?” disse a Renzo quel monatto: “val più uno di noi che cento di que’ poltroni.” |
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“Certo, posso dire che vi devo la vita,” rispose Renzo: “e vi ringrazio con tutto il cuore.” |
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“Di che cosa?” disse il monatto: “tu lo meriti: si vede che sei un bravo giovine. Fai bene a ungere questa canaglia: ungili, estirpali costoro, che non vaglion qualcosa, se non quando son morti; che, per ricompensa della vita che facciamo, ci maledicono, e vanno |