Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/64: differenze tra le versioni

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I Vescovi che parlavano in tal modo ai re la verità, e nol facevano per disprezzo, credevano di dare ad essi la maggior pruova del loro fedele e inviolabile attaccamento. Quanto poco ciò si conosce! E da chi avranno speranza i monarchi di udire la verità e la parola divina, se i Vescovi gliela occultano? Ah sappiano dunque discernere l’accento di quella apostolica libertà, che è ben tutt’altro che poco rispetto e divozione! Sappiano apprezzarlo i regnanti cattolici; sappiano, essere un dono inestimabile di Dio l’avere uomini che parlano loro per coscienza, e che per non violarla si fanno incontro alla loro indegnazione e a quella tanto più opprimente dei loro adulatori e servili ministri; nè a qualunque patto voglion tradirli, nè render loro piacenti menzogne; le quali sembrano pur accrescere la loro terrena potenza, ma veramente ne scavano lentamente i fondamenti, e ne preparano la ruina. La Chiesa «colonna e firmamento di verità,» fu sempre di questo avviso, che non si dovessero ingannare nè pur quei principi che vogliono essere ingannati, e che puniscono crudelmente chi non gl’inganna: e questa lealtà della Chiesa sempre amica, è destinata a consolidare i troni, dando loro per appoggio la giustizia e la pietà. E una voce sì fedele, fu tanto male interpretata! tanto male intesa! tanto calunniata da nemici mortali del principato, mascherati da zelanti suoi sostenitori! Sanno questi assai bene, che se il principe dà gli orecchi alle severe parole della Chiesa, essa Chiesa e lo Stato prosperano di comune accordo; e però di nulla sono più solleciti, che di far credere al principe, che la Chiesa detragga sempre a’ dritti suoi; e la {{Pt|liberta|libertà}} apostolica de’ Papi e dei Vescovi la fan passare per ambizione e detrazione temeraria della regia dignità.
I Vescovi che parlavano in tal modo ai re la verità, e nol facevano per disprezzo, credevano di dare ad essi la maggior pruova del loro fedele e inviolabile attaccamento. Quanto poco ciò si conosce! E da chi avranno speranza i monarchi di udire la verità e la parola divina, se i Vescovi gliela occultano? Ah sappiano dunque discernere l’accento di quella apostolica libertà, che è ben tutt’altro che poco rispetto e divozione! Sappiano apprezzarlo i regnanti cattolici; sappiano, essere un dono inestimabile di Dio l’avere uomini che parlano loro per coscienza, e che per non violarla si fanno incontro alla loro indegnazione e a quella tanto più opprimente dei loro adulatori e servili ministri; nè a qualunque patto voglion tradirli, nè render loro piacenti menzogne; le quali sembrano pur accrescere la loro terrena potenza, ma veramente ne scavano lentamente i fondamenti, e ne preparano la ruina. La Chiesa «colonna e firmamento di verità,» fu sempre di questo avviso, che non si dovessero ingannare nè pur quei principi che vogliono essere ingannati, e che puniscono crudelmente chi non gl’inganna: e questa lealtà della Chiesa sempre amica, è destinata a consolidare i troni, dando loro per appoggio la giustizia e la pietà. E una voce sì fedele, fu tanto male interpretata! tanto male intesa! tanto calunniata da nemici mortali del principato, mascherati da zelanti suoi sostenitori! Sanno questi assai bene, che se il principe dà gli orecchi alle severe parole della Chiesa, essa Chiesa e lo Stato prosperano di comune accordo; e però di nulla sono più solleciti, che di far credere al principe, che la Chiesa detragga sempre a’ dritti suoi; e la {{Pt|liberta|libertà}} apostolica de’ Papi e dei Vescovi la fan passare per ambizione e detrazione temeraria della regia dignità.


<p>Sotto tale aspetto appunto fu dipinta agli occhi di [[:w:Luigi III di Francia|Luigi {{Sc|iii}}]] da’ suoi ministri la dignitosa e fedele risposta d’[[:w:Incmaro di Reims|Incmaro]]: e mentre ella dovea aumentare nel giovine principe la venerazione per l’antico prelato, e la gratitudine, non fece che adontarlo, e condurlo a mortificare il generoso vecchio colla seguente risposta: «Se voi non acconsentite alla elezione di Odoacre, io avrò per cosa certa, che non vogliate voi rendermi il dovuto rispetto<ref>Dove si fa consistere il rispetto al re! nel commettere delle viltà! nel tradire la Chiesa di Cristo, e le anime da lui compere a prezzo di sangue, per andargli a’ versi!</ref>, nè mantenermi i diritti miei; ma che vogliate in tutto resistere alla mia volontà. Contro un mio pari, farei uso di tutta la mia possanza per mantenere la mia dignità<ref>Una dignità che sta nella soperchieria!</ref>; ma contro un mio suddito che vuoi deprimerla, mi servirò del mio dispregio. Non si andrà più oltre in questo affare, sin tanto ch’io non ne abbia informato il [[:w:Carlomanno II di Francia|re mio fratello]], ed i re miei cugini; perchè si raccolga un Concilio di tutti i Vescovi de’ nostri regni<ref>Il capriccio o puntiglio di un semplice fedele che incomoda tutti i Vescovi di un regno a congregarsi in concilio, e {{Pt|perche|perchè}}? per ottener da essi che facciano «una legge non a tenore della giustizia, ma del piacer suo», al quale dà il nome di sua ''dignità''. È strana la speranza di corrompere un Concilio nazionale per vendicarsi della rettitudine di un Concilio provinciale! Ma non abbiamo veduto delle speranze simili produrre gli stessi risultamenti a’ nostri giorni? a chi è uscito di mente il Concilio nazionale di Parigi?</ref>, che sanzioneranno conforme alla dignità nostra. Finalmente, se necessità il voglia, faremo dall’altra parte quanto richiederà la ragione.»</p>
<p>Sotto tale aspetto appunto fu dipinta agli occhi di {{W|Luigi III di Francia|Luigi {{Sc|iii}}}} da’ suoi ministri la dignitosa e fedele risposta d’{{W|Incmaro di Reims|Incmaro}}: e mentre ella dovea aumentare nel giovine principe la venerazione per l’antico prelato, e la gratitudine, non fece che adontarlo, e condurlo a mortificare il generoso vecchio colla seguente risposta: «Se voi non acconsentite alla elezione di Odoacre, io avrò per cosa certa, che non vogliate voi rendermi il dovuto rispetto<ref>Dove si fa consistere il rispetto al re! nel commettere delle viltà! nel tradire la Chiesa di Cristo, e le anime da lui compere a prezzo di sangue, per andargli a’ versi!</ref>, nè mantenermi i diritti miei; ma che vogliate in tutto resistere alla mia volontà. Contro un mio pari, farei uso di tutta la mia possanza per mantenere la mia dignità<ref>Una dignità che sta nella soperchieria!</ref>; ma contro un mio suddito che vuoi deprimerla, mi servirò del mio dispregio. Non si andrà più oltre in questo affare, sin tanto ch’io non ne abbia informato il {{W|Carlomanno II di Francia|re mio fratello}}, ed i re miei cugini; perchè si raccolga un Concilio di tutti i Vescovi de’ nostri regni<ref>Il capriccio o puntiglio di un semplice fedele che incomoda tutti i Vescovi di un regno a congregarsi in concilio, e {{Pt|perche|perchè}}? per ottener da essi che facciano «una legge non a tenore della giustizia, ma del piacer suo», al quale dà il nome di sua ''dignità''. È strana la speranza di corrompere un Concilio nazionale per vendicarsi della rettitudine di un Concilio provinciale! Ma non abbiamo veduto delle speranze simili produrre gli stessi risultamenti a’ nostri giorni? a chi è uscito di mente il Concilio nazionale di Parigi?</ref>, che sanzioneranno conforme alla dignità nostra. Finalmente, se necessità il voglia, faremo dall’altra parte quanto richiederà la ragione.»</p>