Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?: differenze tra le versioni

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Per ciascun essere umano singolarmente preso è dunque difficile liberarsi da una minorità divenutagli quasi natura. È giunto perfino ad amarla, e di fatto è effettivamente incapace di servirsi della propria intelligenza, non essendogli mai stato consentito di metterla alla prova. Precetti e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale, o piuttosto di un abuso, delle sue disposizioni naturali, sono i ceppi di una permanente minorità. E anche chi si scrollasse di dosso il giogo, farebbe nondimeno solo un salto malsicuro anche sopra il fossato più stretto, non essendo abituato a muoversi così liberamente. Quindi solo pochi sono riusciti, lavorando sul proprio spirito, a districarsi dalla minorità camminando, al contempo, con passo sicuro.
 
Che invece un pubblico [''Publikum''] si rischiari da sé, è cosa più possibile; e anzi è quasi inevitabile, purché gli si lasci la libertà. Poiché, perfino fra i tutori ufficiali della grande massa, ci sarà sempre qualche pensatore libero che, scrollatosi di dosso il giogo della minorità, diffonderà lo spirito di una stima razionale del proprio valore e della vocazione di ogni essere umano a pensare da sé. E il particolare sta in ciò: che il pubblico, il quale in un primo tempo è stato posto da costoro sotto quel giogo, li obbliga poi esso stesso a rimanervi quando sia a ciò istigato da quei suoi tutori incapaci a loro volta di un compiuto rischiaramento; perciò seminare pregiudizi è tanto nocivo: perché essi alla fine costano cari a coloro che ne sono stati autori o ai loro predecessori. Per questa ragione, un pubblico può giungere al rischiaramento solo lentamente. Forse attraverso una rivoluzione potrà determinarsi un affrancamento da un dispotismo personale e da un'oppressione assetata di guadagno o di potere, ma non avverrà mai una vera riforma del modo di pensare. Al contrario: nuovi pregiudizi serviranno, al pari dei vecchi, da dande<ref name="ftn4ftn4x">Le dande sono le due strisce usate per sorreggere i bambini che cominciano a camminare. <nowiki> [</nowiki>Nota di Francesca Di Donato]</ref> per la grande folla che non pensa.
 
A questo rischiaramento, invece, non occorre altro che la ''libertà''<nowiki>; e precisamente la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare </nowiki>''pubblico uso'' della propria ragione in tutti i campi. Ma sento gridare da ogni parte: ''non ragionate!''<nowiki> [</nowiki>[http://korpora.org/Kant/aa08/037.html 037]] L'ufficiale dice: non ragionate, fate esercitazioni militari! L'intendente di finanza: non ragionate, pagate! L'ecclesiastico: non ragionate, credete! (Un unico signore al mondo dice: ''ragionate'' quanto volete e su tutto ciò che volete, ''ma obbedite!'') Qui c'è restrizione alla libertà dappertutto. Ma quale restrizione è d'ostacolo all'illuminismo, e quale non lo è, ma piuttosto lo favorisce? Io rispondo: il ''pubblico'' uso della propria ragione deve sempre essere libero, ed esso solo può realizzare il rischiaramento tra gli uomini; al contrario, l'''uso privato'' della ragione può essere spesso limitato in modo stretto, senza che il progresso del rischiaramento venga da questo particolarmente ostacolato. Intendo per uso pubblico della propria ragione l'uso che uno ne fa, ''in quanto studioso''<nowiki> [</nowiki>''als Gelehrter''], davanti all'intero pubblico dei ''lettori''<nowiki> [</nowiki>''dem ganzen Publikum der Leserwelt'']. Chiamo invece uso privato della ragione quello che a un uomo è lecito esercitare in un certo ''ufficio'' o ''funzione civile''<nowiki> a lui affidata. Ora, in alcune attività che riguardano l'interesse della cosa comune [</nowiki>''gemeinen Wesen''] è necessario un certo meccanismo per il quale alcuni membri di essa devono comportarsi in modo puramente passivo, così che il governo, tramite un'armonia artefatta, diriga costoro verso pubblici scopi, o almeno li induca a non contrastare tali scopi. Qui però non è certamente permesso ragionare; al contrario, si deve obbedire. Ma nella misura in cui queste parti della macchina si considerano, allo stesso tempo, membri dell'intera cosa comune, e anzi persino della società cosmopolitica, e assolvono