Sulla morte di Giuda: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 23:
}}
 
<pages index="Poesie (Monti).djvu" from=51 to=53 fromsection=2 tosection=testo />
==[[Pagina:Poesie_(Monti).djvu/52]]==
<pages index="Poesie (Monti).djvu" from=54 to=54 fromsection=testo tosection=testo />
<poem>
{{Centrato|
;I.
}}
 
<pages index="Poesie (Monti).djvu" from=53 to=53 fromsection=varianti tosection=varianti />
Gittò l’infame prezzo, e disperato
<pages index="Poesie (Monti).djvu" from=54 to=54 fromsection=varianti tosection=varianti />
L’albero ascese il venditor di Cristo;
Strinse il laccio, e col corpo abbandonato
Dall’irto ramo penzolar fu visto.
Cigolava lo spirito serrato{{R|5}}
</poem>
==[[Pagina:Poesie_(Monti).djvu/53]]==
<poem>
Dentro la strozza in suon rabbioso e tristo,
E Gesù bestemmiava, e il suo peccato
ch’empiea l’Averno di cotanto acquisto.
Sboccò dal varco alfin con un ruggito.
Allor Giustizia l’afferrò, e sul monte{{R|10}}
Nel sangue di Gesù tingendo il dito,
Scrisse con quello al maledetto in fronte
Sentenza d’immortal pianto infinito,
E lo piombò sdegnosa in Acheronte.
 
{{Sezione note}}
{{Centrato|
;II.
}}
 
Piombò quell’alma all’infernal riviera,
E si fe’ gran tremuoto in quel momento.
Balzava il monte, ed ondeggiava al vento
La salma in alto strangolata e nera.
Gli angeli, dal Calvario in su la sera{{R|5}}
Partendo a volo taciturno e lento,
La videro da lunge; e per spavento
Si fêr dell’ale agli occhi una visiera.
I demoni frattanto all’aer tetro
Calâr l’appeso, e l’infocate spalle{{R|10}}
All’esecrato incarco eran ferétro.
Così, ululando e schiamazzando, il calle
Preser di Stige; e al vagabondo spetro
Resero il corpo nella morta valle.
 
</poem>
==[[Pagina:Poesie_(Monti).djvu/54]]==
{{Centrato|
;III.
}}
<poem>
 
Poichè ripresa avea l’alma digiuna
L’antica gravità di polpe ed ossa,
La gran sentenza su la fronte bruna
In riga apparve trasparente e rossa.
A quella vista di terror percossa{{R|5}}
Va la gente perduta: altri s’aduna
Dietro le piante che Cocito ingrossa,
Altri si tuffa nella rea laguna.
Vergognoso egli pur del suo delitto
Fuggía quel crudo, e stretta la mascella,{{R|10}}
Forte graffiava con la man lo scritto.
Ma più terso il rendea l’anima fella;
Dio fra le tempie glie l’avea confitto,
Nè sillaba di Dio mai si cancella.
 
{{Centrato|
;IV.
}}
 
Uno strepito intanto si sentía,
Che Dite introna in suon profondo e rotto;
era Gesù, che in suo poter condotto
D’Averno i regni a debellar venía.
Il bieco peccator per quella via{{R|5}}
Lo scontrò, lo guatò senza far motto:
Pianse alfine, e da’ cavi occhi dirotto
Come lava di foco il pianto uscía.
Folgoreggiò sul nero corpo osceno
L’eterea luce, e d’infernal rugiada{{R|10}}
Fumarono le membra a quel baleno.
Tra il fumo allor la rubiconda spada
Interpose Giustizia: e il Nazareno
Volse lo sguardo, e seguitò la strada.</poem>