Istoria delle guerre gottiche/Libro secondo/Capo XIII: differenze tra le versioni

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avviliti soldati in fuga. Ma quando presentaronsi agli sguardi loro i barbari alle calcagna de’fuggitivi chiusero di botto l’ingresso per tema non entrasservi alla rinfusa gli uni cogli altri; e calando funi dai merli tirarono in salvo molti de’loro, e tra questi Conone. Vi mancò un nulla che i Gotti saliti per le scale non addivenissero armatamano padroni del forte ; e di vero sarebbonvi riusciti, possessori già dei merli, se due valorosi personaggi, operando prodigj in tale incontro, non fossero giunti a respignerli. L’ uno di essi, trace, avea nome Ulimo; l’altro, massageta, Bulgudu; il primo era guardia di Belisario, il secondo di Valeriano; entrambi poi erano stati tradotti, per non so qual ventura, sopra nave in Ancona. Or dunque in questa lotta e’ salvarono fuor d’ogni speranza quelle mura, colle spade ributtando i barbari che salivano, e quindi ritiraronsi semivivi per le molte ferite di che erano coperti i loro corpi. A que’dì Belisario ebbe la nuova che Narsete con molte truppe era in cammino da Bizanzio, e stavasi allora presso i Picentini. Era costui eunuco, prefetto del tesoro imperiale, d’animo assai crudele e, contro la natura de’ castrati, dotato d’un sommo valore. Egli conduceva seco cinque mila armati divisi in turme sotto altri duci, in ispecie sotto Giustino maestro de’ militi per l’Illirico, e sotto Narsete persarmeno, in altri tempi disertato ai Romani col fratello Arazio<ref>(i) V. lib. I delle Guerre Persiane.</ref>, il quale in epoca da questa non molto lontana avea raggiunto Belisario con fresche truppe. Allo stesso eransi uniti
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gli Eruli, nel numero non maggiore di due mila, aventi a condottieri Visando, Aluet e Fanoteo.