Istoria delle guerre vandaliche/Libro primo/Capo X: differenze tra le versioni

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III. In que’giorni medesimi un tal Pudenzio indigeno africano , ribellatosi dai Vandali presso la città di Tripoli, mandò all’imperatore nunziandogli che se venisse con prontezza aiutato di truppe soggiogherebbe di leggieri tutta la regione ; e Giustiniano di botto fe partire il duce Tattimul
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con qualche soldatesca, la quale maestrevolmente condotta dal ribelle pervenne a riconquistare quelle terre intanto che i Vandali eranne lontani; e quando il costoro duce Gilimero volea prenderne le vendette fu costretto a rivolgere l’ animo a più gravi faccende, conciossiaché uno de’ suoi capitani nomato Goda, della stirpe de’Goti, d’animo sagace, diligente nelle imprese e tenuto fedele al suo re , stato essendo prescelto a reggere la Sardegna<ref>Intorno al nome di quess’isola scrivea Pausania : « La Sardegna per grandezza ed abbondanza non la cede alle isole più lodate : quale fosse l’ antico nome, che dai nazionali avea, nol so ; que’ Greci però che navigarono per commercio la chiamarono Icnusa ("l%ifs, orma), perché la figura dell’isola é molto simile all’ impronta del piede umano. La sua lunghezza é di mille e cento venti stadj ; di quattrocento settanta la sua larghezza. Si dice che i primi a passare con navi nell’isola furono Africani, e loro condottiere fu Sardo di Maceride di Èrcole, al quale si dà il soprannome di Egizio e di Africano. Molto celebre fu il viaggio di Maceride a Delfo. Sardo poi portò gli Africani in Icnusa , e perciò l’ isola cangiò il nome nel suo... I Cartaginesi quando eran forti nella marina , soggiogarono tutti quelli che nella Sardegna trovavansi, ad eccezione degli Iliesi e de’ Corsi , ai quali per non essere posti in ischiavitù bastò la sicurezza de’ monti. » Edificarono nell’ isola i Cartaginesi medesimi citta Carnali ( detta parimente Carali o Calari , ora Cagliari ) e Silli . . . Le parti dell’ isola rivolte a settentrione ed al continente dell’ Italia , sono monti di difficile accesso i quali uniscono le loro falde gli uni agli altri ; che se li passerai navigando, l’isola dà porti alle navi, e le cime de’ monti mandano al mare venti irregolari e forti. Nel mozzo di essa s’ergono monti più bassi : l’ aria però di questa parte e torbida e malsana , e ne sono causa i sali che vi si condensano , e lo scirocco grave e violento a cui é esposta, e l’ altezza de’ monti all’ Italia rivolti, che impedisce di soffiare nella stagione estiva i venti boreali, i quali l’ aria e la terra di questa parte rinfreschino. Ad eccezione d’ un’ erba l’isola é pura di veleni, che danno la morte : l’ erba mortifera é simigliante all’ appio e dicono che coloro che la mangiano muoiono ridendo. Perciò Omero e gli uomini che lo seguirono quel riso , io cui per niuna cosa sana si prorompe, riso sardonico lo nomano. Quest’ erba nasce specialmente intorno alle fonti , ma non comunica nulla del suo veleno all’acqua » (Delle cose Fociche , o sia lib. x, cap. i7 , trad. del Nibby ). V. inoltre Strabene, il quale dà all’isola 120 miglia di lunghezza e 98 di larghezza (lib. v); Isidoro, lib. xiv; Plinio, lib. iii, cap. 7; Solino, cap. 10; Dionisio (Perieg.) ed il suo commentatore {{AutoreCitato|Eustazio di Tessalonica|Eustazio}}; Diodoro, lib. IV e v; Suida alle voci - Riso sardonico ; Polibio , lib. i, delle Istorie, ed Orosio, lib. i. Stefano poi dice che a Sulchi é città nella Sardegna , creatura de’ Cartaginesi ».
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</ref> coll’obbligo d’un tribùto annuale, e non sapendosi temperare nella prosperità di tanta fortuna, bramò addivenirne sovrano, al qual uopo scioltosi da ogni vincolo principiò con manifesta ribellione a signoreggiare l’isola; fatto di più consapevole che Giustiniano era per combattere Gilimero nell’ Africa gli scrisse del tenore seguente : « Non per ingratitudine e perfidia ho mancato di fede al mio re , ma testimonio del giogo crudele ed inumano da lui imposto a’ suoi popoli non posso volonterosamente obbedirgli , e preferisco fermar lega con un giusto imperatore anzi che essere ministro degli ordini atroci d’un tiranno ; amicandomi pertanto ora teco dimandoti
bassi : l’ aria però di questa parte e torbida e malsana , e ne sono causa i sali che vi si condensano , e lo scirocco grave e violento a cui é esposta, e l’ altezza de’ monti all’ Italia rivolti, che impedisce di soffiare nella stagione estiva i venti boreali, i quali l’ aria e la terra di questa parte rinfreschino. Ad eccezione d’ un’ erba l’isola é pura di veleni, che danno la morte : l’ erba mortifera é simigliante all’ appio e dicono che coloro che la mangiano muoiono ridendo. Perciò Omero e gli uomini che lo seguirono quel riso , io cui per niuna cosa sana si prorompe, riso sardonico lo nomano. Quest’ erba nasce specialmente intorno alle fonti , ma non comunica nulla del suo veleno all’acqua » (Delle cose Fociche , o sia lib. x, cap. i7 , trad. del Nibby ). V. inoltre Strabene, il quale dà all’isola 120 miglia di lunghezza e 98 di larghezza (lib. v); Isidoro, lib. xiv; Plinio, lib. iii, cap. 7; Solino, cap. 10; Dionisio (Perieg.) ed il suo commentatore {{AutoreCitato|Eustazio di Tessalonica|Eustazio}}; Diodoro, lib. IV e v; Suida alle voci - Riso sardonico ; Polibio , lib. i, delle Istorie, ed Orosio, lib. i. Stefano poi dice che a Sulchi é città nella Sardegna , creatura de’ Cartaginesi ».
</ref> coll’obbligo d’un tribùto annuale, e non sapendosi temperare nella prosperità di tanta fortuna, bramò addivenirne sovrano, al qual uopo scioltosi da ogni vincolo principiò con manifesta ribellione a signoreggiare l’isola; fatto di più consapevole che Giustiniano era per combattere Gilimero nell’ Africa gli scrisse del tenore seguente : « Non per ingratitudine e perfidia ho mancato di fede al mio re , ma testimonio del giogo crudele ed inumano da lui imposto a’ suoi popoli non posso volonterosamente obbedirgli , e preferisco fermar lega con un giusto imperatore anzi che essere ministro degli ordini atroci d’un tiranno ; amicandomi pertanto ora teco dimandoti
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un pronto aiuto per valermene all’ occorrenza contro chiunque oserà turbare la mia quiete ».