Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/79: differenze tra le versioni

Casmiki (discussione | contributi)
Luigi62 (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 75%
+
Pagine SAL 100%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
<section begin=s1/>potranno agevolmente per l’esempio di questi, de’ quali sono per parlare, persuadersi che una egual sorte li aspetta pei loro misfatti. E forse atterriti alla idea, che la loro vita, e i loro costumi saranno cogniti alle generazioni future, e se ne conserverà memoria perpetua, correranno meno precipitosi a peccare. Quanti infatti dei venuti dopo Semiramide, o Sardanapalo, o Nerone, saprebbero la dissoluta vita dell’una, o la stoltezza degli altri, se non vi fosse stata la Storia, che le ha riferite? E sopra tutto poi, se per avventura sarà chi una volta abbia a patire da parte di tiranni cose simili a queste che narrerò, l’averle udite non sarà per essi senza frutto; dappoiché a’ miseri é di conforto il non essere soli a cui sieno succedute disgrazie. Adunque prima io racconterò i peccati di Belisario; indi le scelleraggini di Giustiniano e di Teodora.<section end=s1/>
<section begin=s1/>potranno agevolmente per l’esempio di questi, de’ quali sono per parlare, persuadersi che una egual sorte li aspetta pei loro misfatti. E forse atterriti alla idea, che la loro vita, e i loro costumi saranno cogniti alle generazioni future, e se ne conserverà memoria perpetua, correranno meno precipitosi a peccare. Quanti infatti dei venuti dopo Semiramide, o Sardanapalo, o Nerone, saprebbero la dissoluta vita dell’una, o la stoltezza degli altri, se non vi fosse stata la Storia, che le ha riferite? E sopra tutto poi, se per avventura sarà chi una volta abbia a patire da parte di tiranni cose simili a queste che narrerò, l’averle udite non sarà per essi senza frutto; dappoichè a’ miseri è di conforto il non essere soli a cui sieno succedute disgrazie. Adunque prima io racconterò i peccati di Belisario; indi le scelleraggini di Giustiniano e di Teodora.<section end=s1/>
----
<section begin=s2/>
{{Centrato}}{{x-larger|CAPO PRIMO}}</div>
''Incomincia la narrazione degli amori di Antonina, moglie di Belisario , con Teodosio. Perché, e come Belisarìo volle far morire Teodosio, e questi si salvò in Efeso.''



La moglie di Belisario, di cui negli antecedenti libri io feci menzione, ebbe per avo e padre due aurighi, i quali la loro arte esercitarono in Costantinopoli, e in Tessalonica. Sua madre fu di quelle donne che prostituiscono la loro pudicizia nel postribolo. Seguì da prima anch’essa quella impurissima vita; e datasi alla dissolutezza, e presa pratica sì delle arti segrete di tal condizione,<section end=s2/>
<section begin=s2/>{{Centrato}}{{x-larger|CAPO PRIMO.}}</div>

{{Indentatura}}''Incomincia la narrazione degli amori di Antonina, moglie di Belisario, con Teodosio. Perchè, e come Belisario volle far morire Teodosio, e questi si salvò in Efeso.''</div>

La moglie di Belisario, di cui negli antecedenti libri io feci menzione, ebbe per avo e padre due aurighi, i quali la loro arte esercitarono in Costantinopoli, e in Tessalonica. Sua madre fu di quelle donne che prostituiscono la loro pudicizia nel postribolo. Seguì da prima anch’essa quella impurissima vita; e datasi alla dissolutezza, e presa pratica sì delle arti segrete di tal {{Pt|con-|}}<section end=s2/>