Pagina:Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche.djvu/73: differenze tra le versioni

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<section begin="27" />''usque ad pedes numero quinquaqinta sex''; col. 47, ''ad pedes triginta sex per longum''; col. 48, ''pedes manuales numero viginti quinque'' (sul ''pes manualis'' v. Excerpt. ex Isid. in Metrol. Script. 2 p. 137 seg.). Per le misure degli aridi, Capit. cit. in {{AutoreCitato|Guido Padelletti|Padelletti}} p. 282: ''segale modia tria, legumen sextaria quattuor, sale sextario uno''; Convenzione del 730 fra re Liutprando e quelli di Comacchio in Hist. Patr. Mon. 13 col. 18; ''decimas vero dare debeant sale modios XVIII''. Per le misure dei liquidi, Capit. cit. in Padelletti a. l. c., ''vinum urna una''. Per misura del vino troviamo anche la ''fiala'' in una carta del 768 riguardante dei fondi in Monza (vinum ternas fiolas, Hist. Patr. Mon. 13 col. 66 ''c''). Evidentemente qui si tratta di una corruzione di p Inala, ma come questo vaso, del quale non. vi ha alcuna menzione negli antichi metrologi. e del quale più particolarmente si faceva uso nei sacrifici (Rich, 1 p. 161, 181), sia passato ad indicare una misura di capacità, non ci è possibile dirlo con tutta certezza. In un senso affatto generale usa phialas anche il nostro poeta {{AutoreCitato|Mosè del Brolo|Moisè del Brolo}} (Pergam. v. 249), ma che la phiala dovesse essere una misura effettiva, che durò anche nei tempi posteriori all’epoca longobarda, lo prova il Liber Iiirium reip. (ìen. (in Hist. Patr, Mon. 7 col 34) dove sotto l’anno 1128 troviamo phialam unam olei. Probabilmente i! nome di fiala era sinonimo di qualcuno dei nomi legali delle nostre misure esistenti, ma a quale di esse potesse corrispondere, non abbiamo documenti per investigarlo. Rispetto poi alle misure di peso sarebbe quasi inutile addurne prove speciali, poichè la maggior prova è la sopravvivenza della libbra romana fino ad oggidì in quasi tutte le nostre città. Tuttavia citeremo Capitula ext. Ed. vag. 5 in Padelletti a. 1. e, lardo libras deccm: Hist. Patr. Mon. 13 col. 18; Modio vero (salis) pensato libras triginta — oleo libra una, garo libra una, piper uncias duas; ibid. col. 60, auri puri libras CCCCC; ibid. col. 108, oleum libras duecenti. Quanto poi alle monete troviamo in uso quelle dell’epoca costantiniana: il solidas il tremissis terza parte del solidus, e persino la siliqua (Capit. cit. 6 in Padel letti a. 1. e.), che era la 24.:l parte del solidus (liullsch, p. 253; Marquardt, ròm. Staatsverw. 2 p. Si, 70).<section end="27" />
<section begin="27" />''usque ad pedes numero quinquaqinta sex''; col. 47, ''ad pedes triginta sex per longum''; col. 48, ''pedes manuales numero viginti quinque'' (sul ''pes manualis'' v. Excerpt. ex Isid. in Metrol. Script. 2 p. 137 seg.). Per le misure degli aridi, Capit. cit. in {{AutoreCitato|Guido Padelletti|Padelletti}} p. 282: ''segale modia tria, legumen sextaria quattuor, sale sextario uno''; Convenzione del 730 fra re Liutprando e quelli di Comacchio in Hist. Patr. Mon. 13 col. 18; ''decimas vero dare debeant sale modios XVIII''. Per le misure dei liquidi, Capit. cit. in Padelletti a. l. c., ''vinum urna una''. Per misura del vino troviamo anche la ''fiola'' in una carta del 768 riguardante dei fondi in Monza (vinum ternas fiolas, Hist. Patr. Mon. 13 col. 66 ''c''). Evidentemente qui si tratta di una corruzione di phiala, ma come questo vaso, del quale non vi ha alcuna menzione negli antichi metrologi, e del quale più particolarmente si faceva uso nei sacrifici (Rich. 1 p. 161, 181), sia passato ad indicare una misura di capacità, non ci è possibile dirlo con tutta certezza. In un senso affatto generale usa ''phialas'' anche il nostro poeta {{AutoreCitato|Mosè del Brolo|Moisè del Brolo}} (Pergam. v. 249), ma che la ''phiala'' dovesse essere una misura effettiva, che durò anche nei tempi posteriori all’epoca longobarda, lo prova il Liber Iurium reip. Gen. (in Hist. Patr. Mon. 7 col 34) dove sotto l’anno 1128 troviamo ''phialam unam olei''. Probabilmente il nome di ''fiala'' era sinonimo di qualcuno dei nomi legali delle nostre misure esistenti, ma a quale di esse potesse corrispondere, non abbiamo documenti per investigarlo. Rispetto poi alle misure di peso sarebbe quasi inutile addurne prove speciali, poichè la maggior prova è la sopravvivenza della libbra romana fino ad oggidì in quasi tutte le nostre città. Tuttavia citeremo Capitula ext. Ed. vag. 5 in Padelletti a. l. c. ''lardo libras decem'': Hist. Patr. Mon. 13 col. 18; ''Modio vero'' (salis) ''pensato libras triginta — oleo libra una, garo libra una, piper uncias duas''; ibid. col. 60, ''auri puri libras CCCCC''; ibid. col. 108, ''oleum libras duecenti''. Quanto poi alle monete troviamo in uso quelle dell’epoca costantiniana: il ''solidus'', il ''tremissis'' terza parte del ''solidus'', e persino la ''siliqua'' (Capit. cit. 6 in Padelletti a. l. c.), che era la 24.ª parte del ''solidus'' (Hultsch, p. 253; Marquardt, röm. Staatsverw. 2 p. 31, 70).<section end="27" />


28. <section begin="28" />Vuitry, Régime monetaire de la Monarch. fèodale, nel Compte-rendu de l’Acadam. de sciences mor. et polìtiqu. 1876 p. 273, 282 seg.<section end="28" />
28. <section begin="28" />Vuitry, Régime monetaire de la Monarch. féodale, nel Compte-rendu de l’Acadam. de sciences mor. et politiqu. 1876 p. 273, 282 seg.<section end="28" />

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