Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/65: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--###e10###-->''proxime accederet; itaque cives, potiores, quam peregrini et propinqui quam alieni'' (cosí che nel conflitto degl’interessi di coloro che ''nobis proxime accedunt'', cogl’interessi degli stranieri, alieni, lontani, quelli vincono nell’animo, nella inclinazione e nella natura nostra, e non già nella sola parità di circostanze; ma quando anche o il bene o la salute e incolumità de’ vicini porti agli strani un danno sproporzionato; quando anche si tratti di un solo o pochi vicini, e di molti lontani; quando si tratti della sola sua patria in comparazione di tutto il mondo. E tali sono realmente gli effetti e la misura dell’amore dei bruti verso i loro <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|542}} figli ec. rispetto agli altri loro simili, delle api di un alveare rispetto alle altre ec. E vedi il pensiero seguente). ''Cum his enim amicitiam'' {{Sc|natura ipsa}} ''peperit''. {{Sc|{{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}}}, ''Laelius sive de amicitia'', c. 5 sulla fine (22 gennaio 1821).
<section begin=1 /><!--###e10###-->''proxime accederet; itaque cives, potiores, quam peregrini et propinqui quam alieni'' (cosí che nel conflitto degl’interessi di coloro che ''nobis proxime accedunt'', cogl’interessi degli stranieri, alieni, lontani, quelli vincono nell’animo, nella inclinazione e nella natura nostra, e non già nella sola parità di circostanze; ma quando anche o il bene o la salute e incolumità de’ vicini porti agli strani un danno sproporzionato; quando anche si tratti di un solo o pochi vicini, e di molti lontani; quando si tratti della sola sua patria in comparazione di tutto il mondo. E tali sono realmente gli effetti e la misura dell’amore dei bruti verso i loro <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|542}} figli ec. rispetto agli altri loro simili, delle api di un alveare rispetto alle altre ec. E vedi il pensiero seguente). ''Cum his enim amicitiam'' {{Sc|natura ipsa}} ''peperit''. {{Sc|{{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}}}, {{TestoCitato|''Laelius sive de amicitia''}}, c. 5 sulla fine (22 gennaio 1821).




{{ZbPensiero|542/1}} Quapropter a natura mihi videtur potius, quam ab indigentia, orta amicitia, et applicatione magis animi cum quodam sensu amandi quam cogitatione, quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest; quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus, et ab eis ita amantur, ut facile earum sensus appareat. Quod in homine multo est evidentius. {{Sc|{{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}}}, ''Laelius sive de amicitia'', c. 8 (22 gennaio 1821).
{{ZbPensiero|542/1}} Quapropter a natura mihi videtur potius, quam ab indigentia, orta amicitia, et applicatione magis animi cum quodam sensu amandi quam cogitatione, quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest; quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus, et ab eis ita amantur, ut facile earum sensus appareat. Quod in homine multo est evidentius. {{Sc|Cicerone}}, ''Laelius sive de amicitia'', c. 8 (22 gennaio 1821).




{{ZbPensiero|542/2}} Della superiorità delle forze della natura, della fortuna, dello spontaneo, dell’amor naturale e fortuito (materia del pensiero precedente), sopra quelle della ragione, della provvidenza (umana), dell’arte, dell’amore ragionato e procurato, cose sempre deboli e piú eleganti (a tutto dire) che forti e potenti; è degno di esser veduto un luogo insigne ed elegante di <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|543}} Frontone (''Ad M. Caesar''., l. I, epist. 8, ediz. principe, pag. 58-61),<section end=3 />
{{ZbPensiero|542/2}} Della superiorità delle forze della natura, della fortuna, dello spontaneo, dell’amor naturale e fortuito (materia del pensiero precedente), sopra quelle della ragione, della provvidenza (umana), dell’arte, dell’amore ragionato e procurato, cose sempre deboli e piú eleganti (a tutto dire) che forti e potenti; è degno di esser veduto un luogo insigne ed elegante di <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|543}} {{AutoreCitato|Marco Cornelio Frontone|Frontone}} (''Ad M. Caesar''., l. I, epist. 8, ediz. principe, pag. 58-61),<section end=3 />