Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/417: differenze tra le versioni

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Luigi62 (discussione | contributi)
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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1100}}-->oggi solo arrivato al vero. Ma elle sono antiche quanto Adamo, e di piú hanno sempre durato e dominato, piú o meno, e sotto differenti aspetti sino a circa un secolo e mezzo fa, epoca vera e sola della perfezione del dispotismo, consistente in gran parte in una certa moderazione che lo rende universale, <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1101}} intero e durevole. Dunque tutta l’antichità delle massime dispotiche, cioè del loro vero ed universale dominio nei popoli (generalmente e non individualmente parlando), non rimonta piú in là della metà del seicento. Ed ecco come quel tempo che corse da quest’epoca sino alla rivoluzione fu veramente il tempo piú barbaro dell’Europa civile, dalla restaurazione della civiltà in poi. Barbarie dove inevitabilmente vanno a cadere i tempi civili; barbarie che prende diversi aspetti, secondo la natura di quella civiltà da cui deriva, e a cui sottentra, e secondo la natura de’ tempi e delle nazioni. Per esempio la barbarie di Roma, sottentrata alla sua civiltà e libertà, fu piú feroce e piú viva; quella dei persiani fu simile nella mollezza e nella inazione e torpore, alla nostra. Ed ecco come il tempo presente si può considerare come epoca di un nuovo, benché debole, risorgimento della civiltà. E cosí le massime liberali si potranno chiamare risorte (almeno la loro universalità e dominio), ma non mica inventate né moderne. Anzi elle sono essenzialmente e caratteristicamente antiche, ed è forse l’unica parte in cui l’età presente somiglia all’antichità. Puoi vedere in tal proposito la lettera di Giordani a {{AutoreCitato|Vincenzo Monti|Monti}} nella ''Proposta'' ec., vol. I, part. 2, alla voce ''Effemeride'', dove Giordani discorre delle barbarie antiche rinnovate oggi (28 maggio 1821).
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1100}}-->oggi solo arrivato al vero. Ma elle sono antiche quanto Adamo, e di piú hanno sempre durato e dominato, piú o meno, e sotto differenti aspetti sino a circa un secolo e mezzo fa, epoca vera e sola della perfezione del dispotismo, consistente in gran parte in una certa moderazione che lo rende universale, <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1101}} intero e durevole. Dunque tutta l’antichità delle massime dispotiche, cioè del loro vero ed universale dominio nei popoli (generalmente e non individualmente parlando), non rimonta piú in là della metà del seicento. Ed ecco come quel tempo che corse da quest’epoca sino alla rivoluzione fu veramente il tempo piú barbaro dell’Europa civile, dalla restaurazione della civiltà in poi. Barbarie dove inevitabilmente vanno a cadere i tempi civili; barbarie che prende diversi aspetti, secondo la natura di quella civiltà da cui deriva, e a cui sottentra, e secondo la natura de’ tempi e delle nazioni. Per esempio la barbarie di Roma, sottentrata alla sua civiltà e libertà, fu piú feroce e piú viva; quella dei persiani fu simile nella mollezza e nella inazione e torpore, alla nostra. Ed ecco come il tempo presente si può considerare come epoca di un nuovo, benché debole, risorgimento della civiltà. E cosí le massime liberali si potranno chiamare risorte (almeno la loro universalità e dominio), ma non mica inventate né moderne. Anzi elle sono essenzialmente e caratteristicamente antiche, ed è forse l’unica parte in cui l’età presente somiglia all’antichità. Puoi vedere in tal proposito la lettera di {{AutoreCitato|Pietro Giordani|Giordani}} a {{AutoreCitato|Vincenzo Monti|Monti}} nella ''Proposta'' ec., vol. I, part. 2, alla voce ''Effemeride'', dove Giordani discorre delle barbarie antiche rinnovate oggi (28 maggio 1821).