Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/291: differenze tra le versioni

Phe-bot (discussione | contributi)
m Luigi62: split
 
Luigi62 (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione||{{Sc|libro quarto}}|285}}
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
mise mano agli estremi gastighi. Assembrò un Concilio in Laterano. Nulla ci tramandarono gli antichi del numero de’ Vescovi, e degli atti; sappiamo bensì, che in quel convento Alessandro levò alto la voce sul capo del dissennato Imperadore. Lo sentenziò scaduto della regia dignità; sciolse gl’Italiani dal giuramento di soggiacergli; gli ribadì l’anatema, e gl’imprecò dal Cielo, che gli fallisse sempre la vittoria nelle guerre co’ Cristiani, fino a che pentito, non fosse ritornato in ufficio<ref>Epistola Joannis Saresberiensis Wilelmo Suppriori Cantiae lib. 2. epist. 89. S. Thomae Cantuar. Editio Christiani Lupi, Bruxellis 1682.</ref>. Furono queste veramente parole profetiche: la peste divorò l’esercito tedesco; Federigo toccò poi ignominiose sconfitte; e l’Italia da serva che era gli balzò innanzi minacciosa e libera. La papale sentenza fu un tuono che risvegliò le Lombarde contrade: il Cielo si manifestava propizio; per bocca del Pontefice il giuramento di Pontida era santificato, e l’altare della patria addiveniva quello di Dio. Tutta la prosperità che incontrarono poi i Lombardi non mosse che dal Lateranense Concilio<ref>.... ''Vicarius Petri..... Italiam fere totam a facie furentis...... tanta felicitate et celeritate excussit, ut in ea nihil habere videatur (Fridericus) nisi terrores.... Hoc enim Itali audito, ab eo discedentes, reedificaverunt Mediolanum, schismaticos expulerunt, Catholicos reduxerunt Episcopos, et Ap. Sedi unanimiter adheserunt''. Id. ib.</ref>.
mise mano agli estremi gastighi. Assembrò un Concilio in Laterano. Nulla ci tramandarono gli antichi del numero de’ Vescovi, e degli atti; sappiamo bensì, che in quel convento Alessandro levò alto la voce sul capo del dissennato Imperadore. Lo sentenziò scaduto della regia dignità; sciolse gl’Italiani dal giuramento di soggiacergli; gli ribadì l’anatema, e gl’imprecò dal Cielo, che gli fallisse sempre la vittoria nelle guerre co’ Cristiani, fino a che pentito, non fosse ritornato in ufficio<ref>Epistola Joannis Saresberiensis Wilelmo Suppriori Cantiae lib. 2. epist. 89. S. Thomae Cantuar. Editio Christiani Lupi, Bruxellis 1682.</ref>. Furono queste veramente parole profetiche: la peste divorò l’esercito tedesco; Federigo toccò poi ignominiose sconfitte; e l’Italia da serva che era gli balzò innanzi minacciosa e libera. La papale sentenza fu un tuono che risvegliò le Lombarde contrade: il Cielo si manifestava propizio; per bocca del Pontefice il giuramento di Pontida era santificato, e l’altare della patria addiveniva quello di Dio. Tutta la prosperità che incontrarono poi i Lombardi non mosse che dal Lateranense Concilio<ref>.... ''Vicarius Petri..... Italiam fere totam a facie furentis...... tanta felicitate et celeritate excussit, ut in ea nihil habere videatur (Fridericus) nisi terrores.... Hoc enim Itali audito, ab eo discedentes, reedificaverunt Mediolanum, schismaticos expulerunt, Catholicos reduxerunt Episcopos, et Ap. Sedi unanimiter adheserunt''. Id. ib.</ref>.


Intanto si piangeva nelle milanesi borgate. Il Podestà aveva saputo de’ colloqui e de’ giuramenti di Pontida: infuriava; chiese ostaggi cento militi, impose una nuova taglia di cinquecento lire imperiali, spazio ventiquattro ore a pagarla; spirato quel tempo, minacciava venire colle milizie di Pavia, del Seprio e della Martesana a subbissare i loro borghi. I Milanesi raggirarono così bene con parole il capo al Tedesco, che nè gli statichi, nè le lire ebbe mai. Ha uno grande spavento s’era messo nel popolo inerme, senza
Intanto si piangeva nelle milanesi borgate. Il Podestà aveva saputo de’ colloqui e de’ giuramenti di Pontida: infuriava; chiese ostaggi cento militi, impose una nuova taglia di cinquecento lire imperiali, spazio ventiquattro ore a pagarla; spirato quel tempo, minacciava venire colle milizie di Pavia, del Seprio e della Martesana a subbissare i loro borghi. I Milanesi raggirarono così bene con parole il capo al Tedesco, che nè gli statichi, nè le lire ebbe mai. Ha uno grande spavento s’era messo nel popolo inerme,