Pagina:Lignite in Valgandino.djvu/4: differenze tra le versioni

Luigi62 (discussione | contributi)
 
Luigi62 (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
sue aque al Serio di fronte a Vertua, a quattordici miglia da Bergamo. La sua lunghezza misurata dal piede dei monti appena sopra Gandino, dove comincia la parte coltivabile,, o per dir meglio la parte del bacino occupata dai terreni di deposito lino al sito detto il Mergaroio, dove il torrente M è aperto una via fra due monti che gli eoiHenJe\anù il passo, o di chilometri 3, ÌU; la sua larghezza da Barzizza a Peja di chilometri 1, 40, e misura una superficie di circa chilometri quadri 2, 30, nella quale sorgono i villaggi di Letì’e, Peja, Casiiigo, Cazzano, Barzizza, con una popolazione di circa diecimila abitanti. Tutte le deduzioni che si possono ricavare dalla sua Conformazione geologica, o dalla qualità delle conchigiiotte e delle impronte di pesci di varia grandezza e specie che trovaiisi in quantità straordinaria commiste alle argille superiori ai carattere lacustre, portano a credere che fosse uu tempo conca di uri lago sbarrato da ogni parte con uu emissario a ponente, che in origine doveva essere molto più elevato che di presente non è, alla gola di .Mergaroio, dove le conia delie opposte montagne si avvicinano fra ui loro, e pel quale ie aque versavansi nei Serio. Cfii dalia spianata esterna dell’ospedal di Gandino, si fa a contemplare il bacino che da iv; si spiega intero al suo sguardo lino aha goia do\e sbocca, non può a meno di convenire nella ipotesi. A spiegare li meraviglioso fenomeno della formazione del lignite a strati, così molteplici e potenti, npn basterebbe pero il limitare >e nostre viste aila soia valle di Gandino. Troppo piccola in relazione è ia supern’cie delle falde dei monti che vi sono d’intorno, per poter facilmente supporre che abbiano potuto somministrare tinta abbondarla di materia vegetar, senza ammettere una longevità di epoca rno.to superiore a quella che i geoiogi colla scorta dei l’atti assegnano ai periodo terziario. A chi ha percorso eoa quakhe attenzione quel tronco di Vai Seriaiia, non riesce fuori dell" impossibile di supporre i" esistenza di una barriera naturale alle forre tra Bondo ed il Penile di Nossa. a tre miglia circa a, disopra delio sbocco della Romita, dove la Val Seriana si stringe e strozza, e dove» fiume corrodendo co’; lungo volger dei secoli le rocce, onde sono formati quei monti, si è aperto uno stretto e profondo varco cui si contendono alternativamente le sue aque e la strada provinciale. Ivi il liume sostenuto ad altissimo livello versar doveva parte delle sue piene per la Valle secondaria di Casnigo nel gran bacino sopra descritto, il quale veniva cos’i a formare come un gomito o meglio una lanca dei fiume stesso, come una specie di lago che raccoglieva le materie di trasporto nel suo seno tranquillo, lasciando che le onde chiarificate si riversassero nella gran Valle Seriana per lo sbocco attuale- deìla Romna.
{{Colonna}}sue aque al Serio di fronte a Vertua, a quattordici miglia da Bergamo. La sua lunghezza misurata dal piede dei monti appena sopra Gandino, dove comincia la parte coltivabile, o per dir meglio la parte del bacino occupata dai terreni di deposito fino al sito detto il Mergarolo, dove il torrente si è aperto una via fra due monti che gli contendevano il passo, è di chilometri 3,20; la sua larghezza da Barzizza a Peja di chilometri 1,40, e misura una superficie di circa chilometri quadri 2,30, nella quale sorgono i villaggi di Leffe, Peja, Casnigo, Cazzano, Barzizza, con una popolazione di circa diecimila abitanti. Tutte le deduzioni che si possono ricavare dalla sua conformazione geologica, o dalla qualità delle conchigliette e delle impronte di pesci di varia grandezza e specie che trovansi in quantità straordinaria commiste alle argille superiori ai carattere lacustre, portano a credere che fosse un tempo conca di un lago sbarrato da ogni parte con un emissario a ponente, che in origine doveva essere molto più elevato che di presente non è, alla gola di Mergarolo, dove le corna delle opposte montagne si avvicinano fra di loro, e pel quale le aque versavansi nel Serio. Chi dalla spianata esterna dell’ospedal di Gandino, si fa a contemplare il bacino che da ivi si spiega intero al suo sguardo fino alla gola dove sbocca, non può a meno di convenire nella ipotesi. A spiegare il meraviglioso fenomeno della formazione del lignite a strati, così molteplici e potenti, non basterebbe però il limitare le nostre viste alla sola valle di Gandino. Troppo piccola in relazione è la superficie delle falde dei monti che vi sono d’intorno, per poter facilmente supporre che abbiano potuto somministrare tanta abbondanza di materia vegetale, senza ammettere una longevità di epoca molto superiore a quella che i geologi colla scorta dei fatti assegnano ai periodo terziario. A chi ha percorso con qualche attenzione quel tronco di Vai Seriana, non riesce fuori dell’impossibile di supporre l’esistenza di una barriera naturale alle forre tra Bondo ed il Ponte di Nossa, a tre miglia circa al disopra dello sbocco della Romna, dove la Val Seriana si stringe e strozza, e dove il fiume corrodendo col {{AltraColonna}}lungo volger dei secoli le rocce, onde sono formati quei monti, si è aperto uno stretto e profondo varco cui si contendono alternativamente le sue aque e la strada provinciale. Ivi il fiume sostenuto ad altissimo livello versar doveva parte delle sue piene per la Valle secondaria di Casnigo nel gran bacino sopra descritto, il quale veniva così a formare come un gomito o meglio una lanca del fiume stesso, come una specie di lago che raccoglieva le materie di trasporto nel suo seno tranquillo, lasciando che le onde chiarificate si riversassero nella gran Valle Seriana per lo sbocco attuale della Romna.


Ammesso ciò, non è difficile lo immaginare come siasi formato quei deposito sotterraneo di lignite che stiamo studiando. I boschi che nei remotissimi tempi popolavano la gran catena di montagne che circonda la limitrofa Val Seriana dai confini della Valtellina e delle Vaia Camonica e Brembana lino a Ponte di Nossa non ancora spo\ eriti dalie aque (\l uu buon fondo mobile, estirpati dai turbini, sradi-cati dai torrenti, portavano co|le aque di pioggia le loro spoglie in mezzo al lago, dove soffermate quasi in un seno dalia tranquillità delio stagno galleggiavano secolarmente, ed a guisa di isole natanti, ri-producevano altri vegetabiìi sul loro dorso, lincile macerati dal tempo e l’atti più pesanti dch’aqua si precipitavano a’ fondo a pùCO a poCù. Nuove spòglie vi si SUCcede\ano, e nuovi depositi rinnovavansi. Talora ìe aque sceude\ano torbide per macigni, per ghiaje, per sabbie od argille cne seco portavano, e deposte te materie più pesanti alla riva dei lago, le cui aque stagnanti non avevano forza a sostenerle, portavano le più leggieri nel mezzo, dove calmati gli uragani vi deponevano quegli strati argillosi e sabbiosi più o meno potenti che si interpongono alternandosi ai diversi strati di lignite. Questa vicenda, che tuttavia ammira succedere nelle vergini laude americane, durata moiti secoli, fece alla perline che il lago si colmasse a poco a poco, il che sarà sialo accelerato dalia probabile catastrofe accennata dell’abbassamento per corrosione dello sbocco dell’emissario. Allora le materie ghiaiose scesero portate dalla furia delle
Ammesso ciò, non è difficile lo immaginare come siasi formato quei deposito sotterraneo di lignite che stiamo studiando. I boschi che nei remotissimi tempi popolavano la gran catena di montagne che circonda la limitrofa Val Seriana dai confini della Valtellina e delle Valli Camonica e Brembana fino a Ponte di Nossa non ancora spoveriti dalle aque di un buon fondo mobile, estirpati dai turbini, sradicati dai torrenti, portavano colle aque di pioggia le loro spoglie in mezzo al lago, dove soffermate quasi in un seno dalla tranquillità dello stagno galleggiavano secolarmente, ed a guisa di isole natanti, riproducevano altri vegetabili sul loro dorso, finchè macerati dal tempo e fatti più pesanti dell’aqua si precipitavano a’ fondo a poco a poco. Nuove spoglie vi si succedevano, e nuovi depositi rinnovavansi. Talora le aque scevdevano torbide per macigni, per ghiaje, per sabbie od argille che seco portavano, e deposte le materie più pesanti alla riva dei lago, le cui aque stagnanti non avevano forza a sostenerle, portavano le più leggieri nel mezzo, dove calmati gli uragani vi deponevano quegli strati argillosi e sabbiosi più o meno potenti che si interpongono alternandosi ai diversi strati di lignite. Questa vicenda, che tuttavia si ammira succedere nelle vergini lande americane, durata molti secoli, fece alla perfine che il lago si colmasse a poco a poco, il che sarà stato accelerato dalla probabile catastrofe accennata dell’abbassamento per corrosione dello sbocco dell’emissario. Allora le materie ghiaiose scesero portate dalla furia delle