Pagina:Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu/86: differenze tra le versioni

 
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<section begin="1" />{{Pt|cosa|qualcosa}} che vedo chiaramente oggi, ma che allora mi parve strana.
cosa che vedo chiaramente 093* ma ßhß anma mi parve strana. _ _,ll Ascoltavo ll racconto di u}’1 CUUÈHÖIH? } etD10 sulla rellglone terato, di un pellegrin0, SU ’ ’ sulla vita, sulla salvézza, e la ¢°n°S¢en=ß della fede si rivelava in me. _ _ Mi avvicinavo al pop010. as°9lland° I suol ragionamenti sulla vita, sulla_1’eh§*°"’?’ e sem’pre’più comprendevo la VCIIWSQQ mi?°°ìid° anche leggendo la vita Clfii_ film* C fe FE’ gende. Questa divenne la D115 “tura?v°"ta’ Astrazion fatta dai m11’aC°11 cflçd C°nS1dãravP come un apologo esprimentø 1 ea Pre Om!nante, questa lettura mi flvfilfivâ il s°“s° della vita V’era la vita di MaCa1"°B’1dä;"md°~ del ’ . . _ H principe Joassav (la stor|a_ dl \{ ël; VCTHIID anche le parabole dl G10Vflf"" "s°st°m°quella del Pellegrino caduto neä)P°zz°21delb’£?’ naco che ha trovato l’oro: ai . fim .1. Eu ìf cano. l’era ancora la stona del BTU", 1 qlla 1 dichiaravan tutti che la lT§°l’t¢. mìn qscäule la vita, poi la stona degl’igfl<§l’a11“ Sa vflfl, C1 P0veri di spirito e di quell* che fm" Sapevarw nulla de11’insegnamento della ChlfisaMa non appena mi univo 51 saggi credenti, o prendevo i loro libri. C!\1alChfl$ubåÉí° su.m° etesso, qualche sconten!0› g11**°h° lffussmne irritante si elevavano e Sentivo C e* Pm appm’- ’ ’* ’ allontanavo dalla fondnvo le loro parole, P111 mi . venta e cammmavo verso l’ab1sso. XV. Quante volte invidiai ai F°ntadlm 1%l°r°.’gn°’; ranza, la löro mcapacità dm lesãefe ° 1 5°nV°’° ln questi articoli di fede che Per me "°n {{Pt|ave-|}}

Ascoltavo ll racconto di un contadino illetterato, di un pellegrino, su Dio, sulla religione, sulla vita, sulla salvezza, e la conoscenza della fede si rivelava in me.

Mi avvicinavo al popolo, ascoltando i suoi ragionamenti sulla vita, sulla religione, e sempre più comprendevo la verità. Ciò mi accadde anche leggendo la vita dei Santi e le Leggende. Questa divenne la mia lettura favorita. Astrazion fatta dai miracoli che consideravo come un apologo esprimente l'idea predominante, questa lettura mi rivelava il senso della vita. V’era la vita di Macario il Grande, del principe Joassav (la storia di Budda); v'erano anche le parabole di Giovanni Grisostomo, quella del pellegrino caduto nel pozzo, del monaco che ha trovato l’oro, di Pietro il pubblicano. V’era ancora la storia dei Martiri, i quali dichiaravan tutti che la morte non esclude la vita, poi la storia degl’ignoranti salvati, dei poveri di spirito e di quelli che non sapevano nulla dell’insegnamento della Chiesa.

Ma non appena mi univo ai saggi credenti, o prendevo i loro libri, qualche dubbio su me stesso, qualche scontento, qualche discussione irritante si elevavano, e sentivo che, più approfondivo le loro parole, più mi allontanavo dalla verità e camminavo verso l’abisso.<section end="1" />


<section begin="2" />{{Centrato|XV.}}


Quante volte invidiai ai contadini la loro ignoranza, la loro incapacità di leggere e scrivere! In questi articoli di fede che per me non {{Pt|ave-|}}<section end="2" />