Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/349: differenze tra le versioni

CandalBot (discussione | contributi)
m Bot: template SAL
Alebot (discussione | contributi)
m Ulteriore normalizzazione AutoreCitato
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 2: Riga 2:




{{ZbPensiero|220/3}}La compassione spesso è fonte di amore, ma quando cade sopra oggetti amabili o per se stessi o in modo che, aggiunta la compassione lo possano divenire. E questa è la compassione che interessa e dura e si riaffaccia piú volte all’anima. Maggiori calamità in un oggetto anche innocentissimo ma non amabile, come in persona vecchia e brutta, non destano che una compassione passeggera, la quale{{SAL|349|4|Gimilzor}}<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|221}} finisce ordinariamente colla presenza dell’oggetto o dell’immagine che ce ne fanno i racconti ec. (e l’anima non se ne compiace e non la richiama). I quali ancora bisogna che sieno ben vivi ed efficaci per commuoverci momentaneamente, laddove poche parole bastano per farci compatire una giovane e bella, ancorché non conosciuta, al semplice racconto della sua disgrazia. Perciò {{AutoreCitato|Socrate}} sarà sempre piú ammirato che compianto, ed è un pessimo soggetto per tragedia. E peccherebbe grandemente quel romanziere che fingesse dei brutti sventurati. Cosí il poeta ec. Il quale ancora in qualsivoglia caso o genere di poesia si deve ben guardare dal dar sospetto ch’egli sia brutto, perché nel leggere una bella poesia noi subito ci figuriamo un bel poeta. E quel contrasto ci sarebbe disgustosissimo. Molto piú s’egli parla di se, delle sue sventure, de’ suoi amori sfortunati, come il {{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}} ec.
{{ZbPensiero|220/3}}La compassione spesso è fonte di amore, ma quando cade sopra oggetti amabili o per se stessi o in modo che, aggiunta la compassione lo possano divenire. E questa è la compassione che interessa e dura e si riaffaccia piú volte all’anima. Maggiori calamità in un oggetto anche innocentissimo ma non amabile, come in persona vecchia e brutta, non destano che una compassione passeggera, la quale{{SAL|349|4|Gimilzor}}<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|221}} finisce ordinariamente colla presenza dell’oggetto o dell’immagine che ce ne fanno i racconti ec. (e l’anima non se ne compiace e non la richiama). I quali ancora bisogna che sieno ben vivi ed efficaci per commuoverci momentaneamente, laddove poche parole bastano per farci compatire una giovane e bella, ancorché non conosciuta, al semplice racconto della sua disgrazia. Perciò {{AutoreCitato|Socrate|Socrate}} sarà sempre piú ammirato che compianto, ed è un pessimo soggetto per tragedia. E peccherebbe grandemente quel romanziere che fingesse dei brutti sventurati. Cosí il poeta ec. Il quale ancora in qualsivoglia caso o genere di poesia si deve ben guardare dal dar sospetto ch’egli sia brutto, perché nel leggere una bella poesia noi subito ci figuriamo un bel poeta. E quel contrasto ci sarebbe disgustosissimo. Molto piú s’egli parla di se, delle sue sventure, de’ suoi amori sfortunati, come il {{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}} ec.