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{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XI|titolo=Cap. XI - Come a Venezia si accorgessero che gli Stati della Serenissima facevano parte dell’Italla e del mondo. — Mio ingresso nel Maggior Consiglio come patrizio veneziano al dì primo di maggio 1797. — Macchinazioni contro il governo fomentate dagli amici e dai nemici della patria. — Cade la Repubblica di San Marco come il gigante di Nabucco, ed io divento segretario della Nuova Municipalità|from=9|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XI|titolo=Cap. XI|from=9|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XII|titolo=Cap. XII - Dopo un patetico addio alla spensierata giovinezza si comincia a vivere ed a pensare sul serio: ma pur troppo non ebbi il vento in poppa. — Fin d’allora era pericoloso fidarsi alle promesse degli ospiti che volevano farla da padroni: ma gli ospiti, se non altro, furono benemeriti di averci dato la sveglia. — Nel frattempo la Clara si fa monaca, la Pisana si marita con S. E. Navagero, ed io seguito a scriver protocolli. — Venezia cade la seconda volta in punizione della prima, e i patrioti si ricoverano sbucando nella Cisalpina. — Io resto, a quanto sembra, per far compagnia a mio padre|from=53|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XII|titolo=Cap. XII|from=53|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XIII|titolo=Cap. XIII|from=99|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XIII|titolo=Cap. XIII - Un Iacopo Ortis e un Machiavelli veneziano. — Finalmente imparo a conoscere mia madre vent’anni dopo la sua morte. — Venezia fra due Storie. — Una famiglia greca a San Zaccaria. — Mio padre a Costantinopoli. — Spiro ed Aglaura Apostulos|from=99|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XIV|titolo=Cap. XIV|from=135|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XIV|titolo=Cap. XIV - Nel quale si scopre che Armida non è una favola, e che Rinaldo può vivere anche molti secoli dopo le crociate. — La sbirraglia mi rimette sulla via maestra della coscienza; ma nel viaggio incappo in un’altra maga. — Che cosa sarà?|from=135|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XV|titolo=Cap. XV|from=175|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XV|titolo=Cap. XV - Il viaggio può esser buono benchè fosse cattiva la partenza. — Arriviamo a Milano il giorno della Festa per la Federazione della Repubblica Cisalpina. — Io comincio a veder chiaro, ma forse anche a sperar troppo nelle cose di questo mondo. — I soldati cisalpini e la Legione Partenopea di Ettore Carafa. — Di punto in bianco divento ufficiale di questa|from=175|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XVI|titolo=Cap. XVI - Nel quale si svolge il più incredibile dramma familiare che possa immaginarsi. — Digressione sulle vicende di Roma, sopra Foscolo, Parini, ed altri personaggi della Repubblica Cisalpina. — Io guadagno una sorella, e dò a Spiro Apostulos una sposa. — Mantova, Firenze e Roma. — Avvisaglie al confine napoletano. — La ninfa Egeria di Ettore Carafa. — Una scommessa mi fa riguadagnar la Pisana; ma alla prima non ne sono molto lusingato|from=215|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XVI|titolo=Cap. XVI|from=215|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XVII|titolo=Cap. XVII - Epopea napoletana del 1799. — La Repubblica Partenopea e la spedizione di Puglia. — I Francesi abbandonano il Regno; Ruffo lo invade coi briganti, coi Turchi, coi Russi, cogli Inglesi. — Ritrovo mio padre per vederlo morire, e cado prigioniero di Mammone. — Ma son liberato dalla Pisana, e mentre il sangue più nobile e generoso d’Italia scorre sul patibolo, noi due insieme con Lucilio salpiamo per Genova, ultimo e scrollato baluardo della libertà|from=264|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XVII|titolo=Cap. XVII|from=264|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XVIII|titolo=Cap. XVIII|from=286|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XVIII|titolo=Cap. XVIII - Il milleottocento. — Sventura d’un gatto e mia felicità amorosa durante l’assedio di Genova. — L’amore mi abbandona e son visitato dall’ambizione. — Ma guarisco in breve dalla peste burocratica, e quando Napoleone si fa Imperatore e Re, io pianto l’Intendenza di Bologna, e torno di buon grado miserabile|from=286|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XIX|titolo=Cap. XIX - Come i mugnaj e le contesse mi proteggessero nel 1805. — Io perdono alcuno de’ suoi torti a Napoleone, quand’egli unisce Venezia al Regno d’Italia. — Tarda penitenza d’un vecchio peccato veniale, per la quale vo in fil di morte; ma la Pisana mi risuscita e mi mena secolei in Friuli. — Divento marito, organista e castaido. — Intanto i vecchi attori scompajono dalla scena, Napoleone cade due volte, e gli anni fuggono muti ed avviliti fino al 1820|from=336|delta=8}}
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{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XX|titolo=Cap. XX|from=407|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XX|titolo=Cap. XX - I Siciliani al campo di Pepe negli Abruzzi. — Io faccio conoscenza colla prigione e quasi col patibolo; ma in grazia della Pisana ci perdo solamente gli occhi. — Miracoli d’amore d’una infermiera. — I profughi di Londra e i soldati della Grecia. — Riacquisto la vista per opera di Lucilio, ma poco stante perdo la Pisana, e torno in patria vivo non d’altro che di memorie|from=407|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XXI|titolo=Cap. XXI - Come io cooperassi a risvegliare in Venezia qualche attività commerciale, principio se non altro di vita, e come il maggiore de’ miei due figli partisse con Lord Byron per la Grecia. — Un duello a cinquant’anni per l’onore dei morti. — Viaggio di nozze a Napoli di Romania, e funebre ritorno per Ancona nel marzo del 1831. — La morte mi toglie il mio secondogenito e fa man bassa sopra amici e nemici. — Essa trova un potente alleato nel cholèra. — Un collegiale di 65 anni|from=475|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XXI|titolo=Cap. XXI|from=475|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XXII|titolo=Cap. XXII - Nel quale è dimostrato a conforto dei letterati come il Conte Rinaldo, scrivendo la sua famosa opera sul Commercio dei Veneti, si consolasse pienamente della sua miseria. — Tristissima piega di mio figlio Giulio, e temperamento comico della piccola Pisana. — I giovani d’adesso valgono assai meglio dei giovani d’una volta; e sbagliando s'impara quando si sa ciò che si vuole, e si vuole ciò che si deve. — Fuga di Giulio e visita dei vecchi amici. — Feste e lutti pubblici e privati durante il 1848. — Ritorno in Friuli, dove alcuni anni dopo ricevo la notizia della morte di mio figlio|from=520|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XXII|titolo=Cap. XXII|from=520|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XXIII|titolo=Cap. XXIII - Nel quale si contiene il giornale di mio figlio Giulio, dalla sua fuga da Venezia nel 1848 fino alla sua morte in America nel 1855. — Dopo tanti errori, tante gioie, tante disgrazie, la pace della coscienza mi rende dolce la vecchiaja; e fra i miei figli e i miei nipotini, benedico l’eterna giustizia che mi ha fatto testimone ed attore d’un bel capitolo di Storia, e mi conduce lentamente alla morte come ad un riposo, ad una speranza. — Il mio spirito, che si sente immortale, si solleva oltre il sepolcro all’eternità dell’amore. — Chiudo queste Confessioni nel nome della Pisana come le ho cominciate; e ringrazio fin d’ora i lettori della loro pazienza|from=567|delta=8}}
{{Indice sommario|nome=Le confessioni di un ottuagenario/Cap. XXIII|titolo=Cap. XXIII|from=567|delta=8}}