Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/128: differenze tra le versioni
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{{ZbPensiero|4193/1}} Ὅτι δὲ αὐτὸς (ὁ Λουκιανὸς) τῶν μηδὲν ἦν ὅλως δοξαζόντων, καὶ τὸ τῆς βίβλου ἐπίγραμμα δίδωσιν ὑπολαμβάνειν᾽ ἒχει γὰρ ᾧδε. ec. Photius, ''Biblioth''. cod. 128. - ''Dare a vedere, dare a conoscere, ad intendere'' ec. Vedi p. {{ZbLink|4196}}. fin. |
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{{ZbPensiero|4193/2}} Alla p. 4153. Questo passo di Agatarchide è un nuovo esempio di quello che la critica osserva o deve osservar nella storia, cioè che spessissimo la storia d’una nazione |
{{ZbPensiero|4193/2}} Alla p. {{ZbLink|4153}}. Questo passo di {{AutoreCitato|Agatarchide di Cnido|Agatarchide}} è un nuovo esempio di quello che la critica osserva o deve osservar nella storia, cioè che spessissimo la storia d’una nazione s’è appropriata i fatti, veri o finti, narrati dagli storici di un’altra. Tale è ancor quello di {{AutoreCitato|Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio}}, ''Octav Caes. Augustus'', cap. 94. Auctor est Julius Marathus, ante paucos quam (Augustus) nasceretur menses, prodigium Romae factum publice, quo denuntiabatur regem populo romano naturam parturire; senatum exterritum censuisse ne quis illo anno genitus educaretur; eos qui gravidas uxores haberent, quod ad se quisque spem traheret, curasse ne senatusconsultum ad aerarium referretur (''que le décret ne passât et ne fût mis dans les archives''. La Harpe). Questa istorietta è visibilmente sorella di quella d’Erode e degl’innocenti, qualunque delle due sia l’''ainée''. Né<section end=2 /> |