Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/198: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|786}}--><noinclude>sioni, </noinclude>è ben facile il distinguere (almeno agli uomini giudiziosi, perché già senza buon giudizio non si scriverà mai bene per nessun verso) se una parola usitata in questa o quella parte d’Italia, non però ammessa ancora o nelle scritture o nel vocabolario ec., abbia le dette condizioni, cioè sia chiara, facile, inaffettata, di sapore, di suono, di forma italiana (giacché di origine italiana, è sempre ch’ella è usata in Italia da molti, purché non sia manifestamente straniera, e questo di recente venuta; mentre infinite sono le antiche parole straniere domiciliate e fatte cittadine della nostra lingua). In questo caso qualunque sia la parte d’Italia che la usa, una voce, una frase qualsivoglia sarà sempre {{SAL|198|3|Alex brollo}}<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|787}} italiana e salva quanto alla purità, restando che per usarla nelle scritture si considerino le altre qualità necessarie oltre la purità ad una voce o frase per essere ammessa nelle scritture, e in questo o quel genere di scrittura, in questa o quella occasione ec. 3°, Che tutte le lingue crescono in questo modo, cioè coll’accogliere, e porre nel loro tesoro le nuove voci create dall’uso della nazione, e che, come quest’uso è sempre fecondo, cosí le porte della scrittura e della cittadinanza sono sempre aperte, per diritto naturale, a’ suoi novelli parti, in tutte le lingue, fuorché nella nostra, secondo i pedanti. E questa è una delle massime e piú naturali e legittime e ragionevoli fonti della novità e degl’incrementi necessari della favella. Perché cogl’incrementi delle cognizioni e col successivo variar degli usi, opinioni, idee, circostanze intrinseche o estrinseche ec. ec., crescono le parole e il tesoro della lingua nell’uso quotidiano e da quest’uso debbono passare nella scrittura, se questa ha da parlare ai contemporanei, e da contemporanea e delle cose del tempo ec. Cosí cresce ogni momento di parole proprissime e francesissime {{SAL|198|3|Alex brollo}}<section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|788}} la lingua francese, mediante quel fervore e quella continua vita di società e di conversazione, che non{{SAL|198|3|Alex brollo}}<section end=3 />
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|786}}--><noinclude>sioni, </noinclude>è ben facile il distinguere (almeno agli uomini giudiziosi, perché già senza buon giudizio non si scriverà mai bene per nessun verso) se una parola usitata in questa o quella parte d’Italia, non però ammessa ancora o nelle scritture o nel vocabolario ec., abbia le dette condizioni, cioè sia chiara, facile, inaffettata, di sapore, di suono, di forma italiana (giacché di origine italiana è sempre ch’ella è usata in Italia da molti, purché non sia manifestamente straniera, e questo di recente venuta; mentre infinite sono le antiche parole straniere domiciliate e fatte cittadine della nostra lingua). In questo caso, qualunque sia la parte d’Italia che la usa, una voce, una frase qualsivoglia sarà sempre <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|787}} italiana e salva quanto alla purità, restando che per usarla nelle scritture si considerino le altre qualità necessarie oltre la purità ad una voce o frase per essere ammessa nelle scritture, e in questo o quel genere di scrittura, in questa o quella occasione ec. 3°, Che tutte le lingue crescono in questo modo, cioè coll’accogliere, e porre nel loro tesoro le nuove voci create dall’uso della nazione, e che, come quest’uso è sempre fecondo, cosí le porte della scrittura e della cittadinanza sono sempre aperte, per diritto naturale, a’ suoi novelli parti, in tutte le lingue, fuorché nella nostra, secondo i pedanti. E questa è una delle massime e piú naturali e legittime e ragionevoli fonti della novità e degl’incrementi necessari della favella. Perché cogl’incrementi delle cognizioni e col successivo variar degli usi, opinioni, idee, circostanze intrinseche o estrinseche ec. ec., crescono le parole e il tesoro della lingua nell’uso quotidiano e da quest’uso debbono passare nella scrittura, se questa ha da parlare ai contemporanei e da contemporanea e delle cose del tempo ec. Cosí cresce ogni momento di parole proprissime e francesissime <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|788}} la lingua francese, mediante quel fervore e quella continua vita di società e di conversazione, che non<section end=3 />