Pagina:Rivista italiana di numismatica 1892.djvu/386: differenze tra le versioni

Alebot (discussione | contributi)
Correzione pagina via bot (from toolserver)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
{{Pt|cato|pontificato}} di Clemente VIII la gloria o la sventura, come meglio aggrada, di far gettar via al pubblico di Fano parecchie decine di migliaia di scudi nella fabbrica del porto e le ragioni le riporterò colle parole stesse dello storico {{AutoreCitato|Pier Maria Amiani|Amiani}}: "Nel mentre, che meditavasi l’incominciamento del Porto, comparvero ordini di Roma al nostro Consiglio trasmessi con lettera di Maffeo o Matteo Barberini Chierico di Camera, colle quali s’incaricava di por mano alla fabbrica del Baluardo, altre volte disegnata fuori la porta di S. Leonardo, per cui spedivasi a questa volta l’architetto Giovanni Fontana da Ferrara. Ma, o fosse la mancanza del denaro, o fosse la sopraggiunta disgrazia della peste, che nella Lombardia faceva grande strage, per cui i Magistrati dovettero attendere con assidui provvedimenti e con guardie a spendere il denaro per la salvezza della città, non fu in quest’anno (1600) né l’una, né l’altra di quest’opere pubbliche incominciata. Tanto più si raffreddarono i vogliosi del porto a por mano a quell’opera, perchè fattosi il ripartimento della guerra da Roma intrapresa per ricuperare il Ducato di Ferrara, toccarono a Fano milleduecento scudi da pagarsi in capo all’anno al Tesoriere della Marca; oltredichè in tale occasione si vide ciò, che in casi simili nascer suole nelle città; la diversità de’ pareri tra i cittadini, i quali tutto giorno nuove idee rappresentavano intorno al Porto n’impedì appunto l’esecuzione: una parte di essi per una lettera scritta al Consiglio da Cesare Porta, il quale spacciavasi architetto della Corte Imperiale, desiderava il Porto all’imboccatura del fiume Arzilla. Al contrario Roma col parere degli Ingegneri romani comandava, che si fabbricasse vicino alla città, anzi sotto la Rocca, e questo sentimento era il più accetto al Pubblico: con tali dispareri il Consiglio finalmente rivoltossi all’esercizio delle opere pie"<ref>''Idem'', ib. pag. 240.</ref>. E così invece del porto fabbricaronsi chiese e conventi!
{{Pt|cato|pontificato}} di Clemente VIII la gloria o la sventura, come meglio
aggrada, di far gettar via al pubblico di Fano parecchie
decine di migliaia di scudi nella fabbrica del porto e le
ragioni le riporterò colle parole stesse dello storico Amiani :
u Nel mentre, che medita vasi l’incominciamento del Porto,
comparvero ordini di Roma al nostro Consiglio trasmessi
con lettera di Maffeo o Matteo Barberini Chierico di Camera,
colle quali s’ incaricava di por mano alla fabbrica del Ba-
luardo, altre volte disegnata fuori la porta di S. Leonardo,
per cui spedivasi a questa volta l’architetto Giovanni Fon-
tana da Ferrara. Ma, o fosse la mancanza del denaro, o
fosse la sopraggiunta disgrazia della peste, che nella Lom-
bardia faceva grande strage, per cui i Magistrati dovettero
attendere con assidui provvedimenti e con guardie a spen-
dere il denaro per la salvezza della città, non fu in que-
st’anno (1600) né l’una, né l’altra di quest’opere pubbliche
incominciata. Tanto più si raffreddarono i vogliosi del porto
a por mano a quell’ opera , perchè fattosi il ripartimento
della guerra da Roma intrapresa ^ler ricuperare il Ducato
di Ferrara, toccarono a Fano milleduecento scudi da pagarsi
in capo all’anno al Tesoriere della Marca; oltredichè in tale
occasione si vide ciò, che in casi simili nascer suole nelle
città; la diversità de’ pareri tra i cittadini, i quali tutto giorno
nuove idee rappresentavano intorno al Porto n’impedì ap-
punto l’esecuzione: vma parte di essi per una lettera scritta
al Consiglio da Cesare Porta, il quale spacciavasi architetto
della Corte Imperiale, desiderava il Porto all’imboccatura
del fiume Arzilla. Al contrario Roma col parere degli In-
gegneri romani comandava, che si fabbricasse vicino alla
città, anzi sotto la Rocca, e questo sentimento era il più
accetto al Pubblico : con tali dispareri il Consiglio final-
mente rivoltossi all’esercizio delle opere pie "<sup>nota</sup>. E cosi
invece del porto fabbricaronsi chiese e conventi !
<ref>Idem, ib. pag. 240.</ref>



{{nop}}
{{nop}}