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vedere, a cura del così detto Genio Civile, restaurato barbaramente il parapetto della piazzetta de’ Marinai che forma l’attico della loggia sottoposta, sopprimendone la balaustrata e sostituendola con un muro ripieno che tolse non poco alla leggiadria dell’edifizio. E ciò non ostante i reclami dell’egregio amico Prof. Oreste Antognoni allora Ispettore degli scavi e monumenti che voleva fosse almeno conservata l’antica forma a quest’ultimo avanzo del porto Borghese, di questa fabbrica grandiosa dove i Fanesi di allora profusero somme ingenti, indebitandosi fino agli occhi, grazie alla indulgenza di Paolo V, Pontefice che legò la sua memoria a molte opere monumentali.
vedere, a cura del cosi detto Genio Civile, restaurato bar-
baramente il parapetto della piazzetta de’ Marinai che forma
l’attico della loggia sottoposta, sopprimendone la balaustrata
e sostituendola con un muro ripieno che tolse non poco
alla leggiadria dell’ edifizio. E ciò non ostante i reclami
dell’egregio amico Prof. Oreste Antognoni allora Ispettore
degli scavi e monumenti che voleva fosse almeno conservata
1’ antica forma a quest’ ultimo avanzo del porto Borghese,
di questa fabbrica grandiosa dove i Fanesi di allora profu-
sero somme ingenti, indebitandosi fino agli occhi, grazie
alla indulgenza di Paolo V, Pontefice che legò la sua me-
moria a molte opere monumentali.


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La necessità di avere un porto s’ impose sempre e
s’impone tuttora alla città di Fano. Posta com’è al punto
dove la Via Flaminia, partendo da Roma, tocca l’Adriatico,
essa ne è lo scalo naturale e ne costituisce la più pronta
comunicazione col Levante e Venezia. Questa ragione che
ora, mercè le ferrovie, ha perduto alquanto del suo valore,
la prospettiva di vivi commerci, indussero il Comune a
spendere largamente perchè le navi potessero avervi accesso
facile e rifugio sicuro. Mancano notizie precise della esistenza
di Qn porto all’epoca romana; però da un passo di {{AutoreCitato|Vitruvio}}<sup>nota</sup> si può dedurre che le navi potevano approdare facilmente
a Fano come a Pesaro e ad Ancona. Gli storici locali<sup>nota</sup>
lasciarono scritto che il porto chiamavasi Augusto perchè
fu costruito allorquando Augusto recinse di nuove mura
e adornò di splendidi edifizi la Colonia Giulia Fanestre.


La necessità di avere un porto s’impose sempre e s’impone tuttora alla città di Fano. Posta com’è al punto dove la Via Flaminia, partendo da Roma, tocca l’Adriatico, essa ne è lo scalo naturale e ne costituisce la più pronta comunicazione col Levante e Venezia. Questa ragione che ora, mercè le ferrovie, ha perduto alquanto del suo valore, la prospettiva di vivi commerci, indussero il Comune a spendere largamente perchè le navi potessero avervi accesso facile e rifugio sicuro. Mancano notizie precise della esistenza di un porto all’epoca romana; però da un passo di {{AutoreCitato|Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio}}<ref>''Architettura'', Lib. 2.</ref> si può dedurre che le navi potevano approdare facilmente a Fano come a Pesaro e ad Ancona. Gli storici locali<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Vincenzo Noli|Noli Vincenzo}}}}, ''Delle notizie istoriche della Città di Fano'', ms. nell’Archivio Comunale. — {{Sc|{{AutoreCitato|Pietro Negosanti|Negosanti Pietro}}}}, ''Compendio dell'Historie della Città di Fano'', ms. nell’Archivio sudd. — {{Sc|{{AutoreCitato|Piermaria Amiani|Amiani Piermaria}}}}, ''Memorie istoriche della {{Ec|Ctità|Città}} di Fano''. Fano, Giuseppe Leonardi 1751.</ref> lasciarono scritto che il porto chiamavasi Augusto perchè fu costruito allorquando Augusto recinse di nuove mura e adornò di splendidi edifizi la Colonia Giulia Fanestre.
<ref>ArdiìteHura, Lili. 2.</ref>
<ref>Noli--] Vincenzo, Delle nothie /’storiche; della Città di Fano,
nis. nell’Archivio Comunale. — Xegosanti Pietro, Compendio delVIIistorie
della Città di Fano, ms. nell’Arcliivio sudd. — Ajiiam Piekm.mìia, Me-
morie istoricJic della Ctità di Fano. Fano, Giuseppe Leonardi 17.")1.</ref>