Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/158: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|3042}}-->formate da quelle di {{AutoreCitato|Omero}}, o tolte dai fonti e dai luoghi ond’egli le trasse, e ciò secondo i modi e le leggi da lui seguite. Quei poeti che scrissero dopo {{AutoreCitato|Omero}} al popolo, e per il popolo composero, come i drammatici, poco o nulla mescolarono i dialetti, e ne segue effettivamente che se talvolta il loro stile è Omerico, come quello di Sofocle, il loro linguaggio però non è tale. Esso è attico veramente, siccome fatto per gli Ateniesi, se non forse nei pezzi lirici, i quali anche per la natura del soggetto e del genere, sarebbero stati poco alla portata degl’ignoranti. In effetto Frinico appresso Fozio (cod. 158). conta fra’ modelli, regole <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|3043}} norme del puro e schietto sermone attico i tragici {{AutoreCitato|Eschilo}}, Sofocle, Euripide, e i Comici in quanto sono attici, perocché questi talora per ischerzo o per contraffazione mescolarono qualche cosa d’altri dialetti, e ciò non appartiene al nostro proposito, ed alcuni tragici, forse, avendo rispetto al gran concorso de’ forestieri che d’ogni parte della Grecia accorrevano alla rappresentazione dei drammi in Atene, non avranno avuto riguardo di usare alcuna cosa d’altri dialetti. Ma generalmente si vede che il dialetto de’ drammatici greci è un solo. E del resto, siccome tra noi e ne’ teatri di tutte le colte nazioni, benché la piú parte dell’uditorio sia popolo, nondimeno i drammi che s’espongono, non sono scritti né in istile né in lingua popolare, ma sempre colta, e bene spesso anzi poetichissima e diversissima dalla corrente e familiare ed eziandio dalla prosaica colta; cosí si deve stimare che accadesse appresso a poco piú o meno anche in Grecia e in Atene, dove i giudici de’ drammi che concorrevano al premio, <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|3044}} non era finalmente il popolo, ma uno scelto e piccol numero d’intelligenti, e dove le persone colte fra quelle che componevano l’uditorio, erano per lo meno in tanto numero come fra noi. Vedi il Viaggio d’Anacar. c. 70.<section end=3 />
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|3042}}-->formate da quelle di {{AutoreCitato|Omero|Omero}}, o tolte dai fonti e dai luoghi ond’egli le trasse, e ciò secondo i modi e le leggi da lui seguite. Quei poeti che scrissero dopo {{AutoreCitato|Omero|Omero}} al popolo, e per il popolo composero, come i drammatici, poco o nulla mescolarono i dialetti, e ne segue effettivamente che se talvolta il loro stile è Omerico, come quello di {{AutoreCitato|Sofocle|Sofocle}}, il loro linguaggio però non è tale. Esso è attico veramente, siccome fatto per gli Ateniesi, se non forse nei pezzi lirici, i quali anche per la natura del soggetto e del genere, sarebbero stati poco alla portata degl’ignoranti. In effetto {{AutoreCitato|Frinico|Frinico}} appresso {{AutoreCitato|Fozio di Costantinopoli|Fozio}} (cod. 158). conta fra’ modelli, regole <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|3043}} norme del puro e schietto sermone attico i tragici {{AutoreCitato|Eschilo|Eschilo}}, {{AutoreCitato|Sofocle|Sofocle}}, {{AutoreCitato|Euripide|Euripide}}, e i Comici in quanto sono attici, perocché questi talora per ischerzo o per contraffazione mescolarono qualche cosa d’altri dialetti, e ciò non appartiene al nostro proposito, ed alcuni tragici, forse, avendo rispetto al gran concorso de’ forestieri che d’ogni parte della Grecia accorrevano alla rappresentazione dei drammi in Atene, non avranno avuto riguardo di usare alcuna cosa d’altri dialetti. Ma generalmente si vede che il dialetto de’ drammatici greci è un solo. E del resto, siccome tra noi e ne’ teatri di tutte le colte nazioni, benché la piú parte dell’uditorio sia popolo, nondimeno i drammi che s’espongono, non sono scritti né in istile né in lingua popolare, ma sempre colta, e bene spesso anzi poetichissima e diversissima dalla corrente e familiare ed eziandio dalla prosaica colta; cosí si deve stimare che accadesse appresso a poco piú o meno anche in Grecia e in Atene, dove i giudici de’ drammi che concorrevano al premio, <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|3044}} non era finalmente il popolo, ma uno scelto e piccol numero d’intelligenti, e dove le persone colte fra quelle che componevano l’uditorio, erano per lo meno in tanto numero come fra noi. Vedi il ''Viaggio d’Anacars''i, cap. 70.<section end=3 />