Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/50: differenze tra le versioni

Luigi62 (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Luigi62 (discussione | contributi)
Annullata la modifica 1190611 di Luigi62 (discussione)
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
úúú<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|515}}--><noinclude>senta </noinclude>alla fantasia quella stessa sensazione, immagine ec., provata da fanciulli, e come la provammo in quelle stesse circostanze. Cosí che la sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|515}}-->senta alla fantasìa quella stessa sensazione, immagine ec., provata da fanciulli, e come la provammo in
quelle stesse circostanze. Cosi che la sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è
un’immagine degli oggetti, ma della immagine fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso della immagine antica. E ciò accade
un’immagine degli oggetti, ma della immagine fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso della immagine antica. E ciò accade
frequentissimamente (cosi io, nel rivedere quelle stampe
frequentissimamente (cosí io, nel rivedere quelle stampe piaciutemi vagamente da fanciullo, <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|516}} quei luoghi, spettacoli, incontri ec., nel ripensare a quei racconti, favole, letture, sogni ec., nel risentire quelle cantilene udite nella fanciullezza o nella prima gioventú ec.). In maniera che, se non fossimo stati fanciulli, tali quali siamo ora, saremmo privi della massima parte di quelle poche sensazioni indefinite che ci restano, giacché non le proviamo se non rispetto e in virtù della fanciullezza.
piaciutemi vagamente da fanciullo, {{SAL|50|3|Aubrey}}<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|516}} quei luoghi, spettacoli, incontri ec, nel ripensare a quei racconti, favole, letture, sogni ec., nel risentire quelle cantilene udite nella fanciullezza o nella prima gioventú ec). In maniera che, se non fossimo stati fanciulli, tali
quali siamo ora, saremmo privi della massima parte
di quelle poche sensazioni indefinite che ci restano,
giacché non le proviamo se non rispetto e in virtù della
fanciullezza.


{{ZbPensiero|516/1|noasc}} E osservate che anche i sogni piacevoli nell’età
{{ZbPensiero|516/1|noasc}} E osservate che anche i sogni piacevoli nelP età
nostra, sebbene ci dilettano assai piú del reale, tuttavia non ci rappresentano piú quel bello e quel piacevole indefinito come nell’età prima spessissimo (16 gennaio 1821).
nostra, sebbene ci dilettano assai più del reale, tuttavia non ci rappresentano più quel bello e quel piacevole indefinito come nell’età prima spessissimo (16 gennaio 1821).




{{ZbPensiero|516/2}} Oltre la compassione si può notare come indipendente affatto dall’amor proprio un altro moto naturale, che sebbene somiglia alla compassione non perciò è la stessa cosa. Ed è quella certa sensibilissima pena che noi proviamo nel vedere, per esempio, un fanciullo fare una cosa la quale noi sappiamo che gli farà male; un uomo che si esponga a un manifesto pericolo; una persona vicina a cadere in qualche precipizio senz’avvedersene. <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|517}} E simili. Questo dei mali non ancora accaduti. Allora proviamo ancora un’assoluta necessità d’impedirlo, se possiamo, e se no una pena assai maggiore. Certo è che il veder uno che si fa male o sta per soffrire, o volontariamente o non sapendo ec., il vederlo e non impedirlo, o non sentirsi accorarare<section end=3 /><section begin=1 /><!--{{zbpagina|515}}--><noinclude>senta </noinclude>alla fantasia quella stessa sensazione, immagine ec., provata da fanciulli, e come la provammo in quelle stesse circostanze. cosí che la sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è
{{ZbPensiero|516/2}} Oltre la compassione si può notare come indipendente affatto dall’amor proprio un altro moto naturale, che sebbene somiglia alla compassione non perciò è la stessa cosa. Ed è quella certa sensibilissima pena che noi proviamo nel vedere, por esempio, un fanciullo fare una cosa la quale noi sajppiamo che gli farà male; un uomo che si esponga a un manifesto pericolo; una persona vicina a cadere in qualche precipizio senz’ avvedersene. {{SAL|50|3|Aubrey}}<section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|517}} E simili. Questo dei mali non ancora accaduti. Allora proviamo ancora un’ assoluta necessità d’ impedirlo, so possiamo, e se no una pena assai maggiore. Certo è elio il veder uno che si fa male o sta per soffrire, o volontariamente o non sapendo ec., il vederlo e non impedirlo, o non sentirsi accorarare{{SAL|50|3|Aubrey}}<section end=3 />
un’immagine degli oggetti, ma della immagine fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso della immagine antica. e ciò accade
frequentissimamente (cosí io, nel rivedere quelle stampe piaciutemi vagamente da fanciullo, <section end=1 /><section begin=2 />{{zbpagina|516}} quei luoghi, spettacoli, incontri ec., nel ripensare a quei racconti, favole, letture, sogni ec., nel risentire quelle cantilene udite nella fanciullezza o nella prima gioventú ec.). in maniera che, se non fossimo stati fanciulli, tali quali siamo ora, saremmo privi della massima parte di quelle poche sensazioni indefinite che ci restano, giacché non le proviamo se non rispetto e in virtù della fanciullezza.

{{zbpensiero|516/1|noasc}} e osservate che anche i sogni piacevoli nell’età
nostra, sebbene ci dilettano assai piú del reale, tuttavia non ci rappresentano più quel bello e quel piacevole indefinito come nell’età prima spessissimo (16 gennaio 1821).


{{zbpensiero|516/2}} oltre la compassione si può notare come indipendente affatto dall’amor proprio un altro moto naturale, che sebbene somiglia alla compassione non perciò è la stessa cosa. ed è quella certa sensibilissima pena che noi proviamo nel vedere, por esempio, un fanciullo fare una cosa la quale noi sajppiamo che gli farà male; un uomo che si esponga a un manifesto pericolo; una persona vicina a cadere in qualche precipizio senz’ avvedersene. <section end=2 /><section begin=3 />{{zbpagina|517}} e simili. questo dei mali non ancora accaduti. allora proviamo ancora un’ assoluta necessità d’ impedirlo, so possiamo, e se no una pena assai maggiore. certo è elio il veder uno che si fa male o sta per soffrire, o volontariamente o non sapendo ec., il vederlo e non impedirlo, o non sentirsi accorarare<section end=3 /><section begin=1 /><!--{{ZbPagina|515}}--><noinclude>senta </noinclude>alla fantasia quella stessa sensazione, immagine ec., provata da fanciulli, e come la provammo in quelle stesse circostanze. Cosí che la sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è
un’immagine degli oggetti, ma della immagine fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso della immagine antica. E ciò accade
frequentissimamente (cosí io, nel rivedere quelle stampe piaciutemi vagamente da fanciullo, <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|516}} quei luoghi, spettacoli, incontri ec., nel ripensare a quei racconti, favole, letture, sogni ec., nel risentire quelle cantilene udite nella fanciullezza o nella prima gioventú ec.). In maniera che, se non fossimo stati fanciulli, tali quali siamo ora, saremmo privi della massima parte di quelle poche sensazioni indefinite che ci restano, giacché non le proviamo se non rispetto e in virtù della fanciullezza.

{{ZbPensiero|516/1|noasc}} E osservate che anche i sogni piacevoli nell’età
nostra, sebbene ci dilettano assai piÚ del reale, tuttavia non ci rappresentano più quel bello e quel piacevole indefinito come nell’età prima spessissimo (16 gennaio 1821).


{{ZbPensiero|516/2}} Oltre la compassione si può notare come indipendente affatto dall’amor proprio un altro moto naturale, che sebbene somiglia alla compassione non perciò è la stessa cosa. Ed è quella certa sensibilissima pena che noi proviamo nel vedere, por esempio, un fanciullo fare una cosa la quale noi sajppiamo che gli farà male; un uomo che si esponga a un manifesto pericolo; una persona vicina a cadere in qualche precipizio senz’ avvedersene. <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|517}} E simili. Questo dei mali non ancora accaduti. Allora proviamo ancora un’ assoluta necessità d’ impedirlo, so possiamo, e se no una pena assai maggiore. Certo è elio il veder uno che si fa male o sta per soffrire, o volontariamente o non sapendo ec., il vederlo e non impedirlo, o non sentirsi accorarare<section end=3 />