Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/496: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1995}}-->mai giungere, si compiacque, anche in onta della convenienza e buon gusto poetico, di applicarla a ciò che allora si stimava la piú sublime materia, cioè la teologia). Questa circostanza ha fatto che la lingua italiana contando oggi, a differenza di tutte le altre, cinque interi secoli di ''letteratura'', sia la piú ricca di tutte; questa che la sua formazione e la sua indole sia decisamente antica, cioè bellissima e liberissima, con gli altri infiniti vantaggi delle lingue antiche (giacché i cinquecentisti che poi decisamente la formarono, oltre <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1996}} che sono antichi essi stessi, e che si modellarono sugli antichi classici latini e greci seguirono ed in ciò, e in ogni altra cosa il disegno e le parti di quella tal forma che la nostra lingua ricevette nel trecento. e ch’essi solamente perfezionarono, compirono, e per ogni parte regolarono, uniformarono, ed armonizzarono); questa circostanza ha fatto che la nostra lingua non abbia mai rinunziato alle parole, modi, forme antiche, ed all’autorità degli antichi dal trecento in poi, non potendo rinunziarvi se non rinunziando a se stessa, perché d’allora in poi ell’assunse l’indole che la caratterizza, e fu splendidamente applicata alla vera letteratura. Questa circostanza è unica nella lingua italiana. La spagnuola le tenne dietro piú presto che qualunqu’altra, ma solo due secoli dopo. Dal cinquecento. dunque ella prende la sua epoca, ed ella è la piú antica di fatto e d’indole, dopo <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|1997}} l’italiana. La lingua francese non ebbe uno scrittore assolutamente grande e da riconoscersi per tale in tutti i secoli, prima del secolo di Luigi 14. o in<section end=3 />
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1995}}-->{{ZbPagina|1995}} d’allora in poi, cioè da quando ell’ebbe tre sommi scrittori, che l’applicarono decisamente alla letteratura, all’altissima poesia, alle grandi e nobili cose, alla filosofia, alla teologia (ch’era allora il non plus ultra, e perciò {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} col suo magnanimo ardire, pigliando quella linguaccia greggia ed informe dalle bocche plebee, e volendo innalzarla fin dove si puòmai giungere, si compiacque, anche in onta della convenienza e buon gusto poetico, di applicarla a ciò che allora si stimava la piú sublime materia, cioè la teologia). Questa circostanza ha fatto che la lingua italiana contando oggi, a differenza di tutte le altre, cinque interi secoli di ''letteratura'', sia la piú ricca di tutte; questa che la sua formazione e la sua indole sia decisamente antica, cioè bellissima e liberissima, con gli altri infiniti vantaggi delle lingue antiche (giacché i cinquecentisti che poi decisamente la formarono, oltre <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1996}} che sono antichi essi stessi, e che si modellarono sugli antichi classici latini e greci seguirono ed in ciò, e in ogni altra cosa il disegno e le parti di quella tal forma che la nostra lingua ricevette nel trecento. e ch’essi solamente perfezionarono, compirono, e per ogni parte regolarono, uniformarono, ed armonizzarono); questa circostanza ha fatto che la nostra lingua non abbia mai rinunziato alle parole, modi, forme antiche, ed all’autorità degli antichi dal trecento in poi, non potendo rinunziarvi se non rinunziando a se stessa, perché d’allora in poi ell’assunse l’indole che la caratterizza, e fu splendidamente applicata alla vera letteratura. Questa circostanza è unica nella lingua italiana. La spagnuola le tenne dietro piú presto che qualunqu’altra, ma solo due secoli dopo. Dal cinquecento. dunque ella prende la sua epoca, ed ella è la piú antica di fatto e d’indole, dopo <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|1997}} l’italiana. La lingua francese non ebbe uno scrittore assolutamente grande e da riconoscersi per tale in tutti i secoli, prima del secolo di Luigi XIV o in<section end=3 />