Pagina:Rivista italiana di numismatica 1892.djvu/67: differenze tra le versioni

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con esempio affatto nuovo nella serie delle monete pontificie, s’era sottratto alla diretta dipendenza del papa, ed aveva, in certo qual modo, creato monete autonome della Chiesa di Ravenna; dico ''autonome'', non trovandosi in quelle due monete alcuna parola, alcun simbolo che si riferisca alla Signoria pontificia, mentre è noto che fino a quel tempo gli arcivescovi, i legati, i governatori pontifici non avevano mai messo sulle monete il loro nome in luogo di quello del pontefice; ma solo vi avevano fatto incidere, accanto allo stemma della città, quello della loro famiglia. Che se qualche volta manca in tali monete il nome del papa, vi vediamo però sempre in sua vece lo stemmi papale o almeno le Chiavi col Triregno.
con esempio affatto nuovo nella serie delle monete pontificie, s’era sottratto alla diretta dipendenza del papa, ed aveva, in certo qual modo, creato monete autonome della Chiesa di Ravenna; dico ''autonome'', non trovandosi in quelle due monete alcuna parola, alcun simbolo che si riferisca alla Signoria pontificia, mentre è noto che fino a quel tempo gli arcivescovi, i legati, i governatori pontifici non avevano mai messo sulle monete il loro nome in luogo di quello del pontefice; ma solo vi avevano fatto incidere, accanto allo stemma della città, quello della loro famiglia. Che se qualche volta manca in tali monete il nome del papa, vi vediamo però sempre in sua vece lo stemmi papale o almeno le Chiavi col Triregno.


Un solo esempio da paragonarsi a questo ce lo offre il contemporaneo Cardinal Giulio, de’ Medici (poi papa Clemente VII), il quale, governando a nome del papa Leone X la città di Fabriano, vi battè alcune monetine col solo suo nome e stemma, e con quelli della città<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Camillo Ramelli|Ramelli Camillo}}}}, ''Della zecca fabrianese''; con giunte e correzioni di A. R. Caucich, pag. 17-18; tav. annessa, N. 2 e 4. — {{Sc|{{AutoreCitato|Caucich A. R.}}}}, ''Monete monete, corrette o rare''. (''Bull. di num. ital.'' Anno II, pag. 12-10, pag. 20). — {{Sc|{{AutoreCitato|Tarquinio Gentili di Rovellone|T. Gentili di Rovellone}}}}, ''Di una moneta inedita di papa Clemente VII e della zecca di Fabriano nel secolo XVI''. (''Bull. di num. e sfrag. di Camerino''. Vol. I, pag. 41-43).</ref>. Queste due eccezioni non sapremmo spiegarle se non colla straordinaria potenza e grandezza a cui questi due Cardinali (e specialmente il secondo) erano saliti durante il pontificato di Leone X, talché s’erano creduto lecito ciò che niun altro fino a quel tempo aveva ardito di fare.
Un solo esempio da paragonarsi a questo ce lo offre il contemporaneo Cardinal Giulio, de’ Medici (poi papa Clemente VII), il quale, governando a nome del papa Leone X la città di Fabriano, vi battè alcune monetine col solo suo nome e stemma, e con quelli della città<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Camillo Ramelli|Ramelli Camillo}}}}, ''Della zecca fabrianese''; con giunte e correzioni di A. R. Caucich, pag. 17-18; tav. annessa, N. 2 e 4. — {{Sc|<!--non si trova il nome. Direttore di bullettino num. pubblicato a firenze {{AutoreCitato|Caucich A. R.}}-->Caucich A. R.}}, ''Monete monete, corrette o rare''. (''Bull. di num. ital.'' Anno II, pag. 12-10, pag. 20). — {{Sc|{{AutoreCitato|Tarquinio Gentili di Rovellone|T. Gentili di Rovellone}}}}, ''Di una moneta inedita di papa Clemente VII e della zecca di Fabriano nel secolo XVI''. (''Bull. di num. e sfrag. di Camerino''. Vol. I, pag. 41-43).</ref>. Queste due eccezioni non sapremmo spiegarle se non colla straordinaria potenza e grandezza a cui questi due Cardinali (e specialmente il secondo) erano saliti durante il pontificato di Leone X, talché s’erano creduto lecito ciò che niun altro fino a quel tempo aveva ardito di fare.