Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/25: differenze tra le versioni

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Allorchè io stesi la prefazione al tomo I delle mie ''Antichità Italiane'', stampato in Milano nell’anno 1738; accennai il bisogno che avea la Storia d’Italia d’esser compilata da qualche persona ben conoscente delle antiche memorie, ed amante della verità. Giacchè l’avanzata mia età e varie mie occupazioni non permettevano a me d’imprendere allora tal fatica, animai alla stessa gl’ingegni italiani, dopo averne loro agevolata la via colla gran raccolta degli ''Scrittori delle cose d’Italia'', e colle suddette ''Antichità Italiane''. Pure tanto di vita e di forze a me ha lasciato la divina Provvidenza, che accintomi io stesso alla medesima impresa, ho potuto se non con perfezione, certo con buona volontà, trarla a fine. Parlo io qui non già della Storia che riguarda gli avvenimenti della Chiesa di Dio, perchè di questa ci ha forniti per tempo la penna immortale del cardinal {{AutoreCitato|Cesare Baronio|Baronio}} colla principal parte di essa, accresciuta poi e migliorata dal p. {{AutoreCitato|Antonio Pagi}} seniore, continuata dallo {{AutoreCitato|Spondano}}, dal {{AutoreCitato|Bzovio}} e dal {{AutoreCitato|Rinaldi}}. Abbiamo anche illustrati non poco i primi secoli del Cristianesimo dall’accuratissimo {{AutoreCitato|Tillemont}}, e l’intera Storia di essa Chiesa felicemente maneggiata dal {{AutoreCitato|Fleury}}: talchè per questo conto al comune bisogno pare sufficientemente provveduto; se non che la lingua italiana può tuttavia dirsi priva di quest’ornamento, non bastando certamente l’aver noi qualche compendio degli Annali del {{AutoreCitato|Cesare Baronio|Baronio}} in volgare.{{SAL|25|3|Lagrande}}
Allorchè io stesi la prefazione al tomo I delle mie ''Antichità Italiane'', stampato in Milano nell’anno 1738; accennai il bisogno che avea la Storia d’Italia d’esser compilata da qualche persona ben conoscente delle antiche memorie, ed amante della verità. Giacchè l’avanzata mia età e varie mie occupazioni non permettevano a me d’imprendere allora tal fatica, animai alla stessa gl’ingegni italiani, dopo averne loro agevolata la via colla gran raccolta degli ''Scrittori delle cose d’Italia'', e colle suddette ''Antichità Italiane''. Pure tanto di vita e di forze a me ha lasciato la divina Provvidenza, che accintomi io stesso alla medesima impresa, ho potuto se non con perfezione, certo con buona volontà, trarla a fine. Parlo io qui non già della Storia che riguarda gli avvenimenti della Chiesa di Dio, perchè di questa ci ha forniti per tempo la penna immortale del cardinal {{AutoreCitato|Cesare Baronio|Baronio}} colla principal parte di essa, accresciuta poi e migliorata dal p. {{AutoreCitato|Antonio Pagi}} seniore, continuata dallo {{AutoreCitato|Spondano}}, dal {{AutoreCitato|Bzovio}} e dal {{AutoreCitato|Rinaldi}}. Abbiamo anche illustrati non poco i primi secoli del Cristianesimo dall’accuratissimo {{AutoreCitato|Tillemont}}, e l’intera Storia di essa Chiesa felicemente maneggiata dal {{AutoreCitato|Fleury}}: talchè per questo conto al comune bisogno pare sufficientemente provveduto; se non che la lingua italiana può tuttavia dirsi priva di quest’ornamento, non bastando certamente l’aver noi qualche compendio degli Annali del {{AutoreCitato|Cesare Baronio|Baronio}} in volgare.