in quella ch’io piangea l’amor mio bello
che m’ha beato e ucciso,
scoppiava nel silenzio uno stornello
dolce come un sorriso...
Tu sul cavai del paladino errante,
che per aria galoppa,
nano gentile del cappel sonante
allor saltasti in groppa.
Il rosaio fremeva a l’albaspina
d’uno stupor tranquillo,
quando si scosse dalla tua testina
un saluto e uno squillo.
Pispigliavan le rose: Oh! la regina
del Catai si fa sposa.
Angelica, gemeano i fiordispina,
là, nel Catai, riposa;
riposa in pace; e non cred’io che un gaio
sogno d’amore e’ sia:
cadon le stille, sibila il rovaio;
è un sogno di follìa!
Quando, di marzo, il plenilunio piove
sogni ed influssi d’oro,
s’avvian gli erranti per le cerche nuove
coi grandi antiqui loro: