Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/439: differenze tra le versioni

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{{Pt|ginazione|immaginazione}}, vi penetra un’ironia superiore, che se ne burla e vi si spassa sopra col più allegro umore. La parte plebea che nel {{TestoCitato|Decamerone}} occupa il proscenio, qui giace ne’ bassi fondi, con la sua oscenità e la sua buffoneria, e sorge a galla il mondo della cortesia e del valore, nei suoi più bei colori, ma accompagnato da questo sentimento, che è un bel sogno: la realtà si fa valere e disfà il castello incantato. È la visione severa di un’anima ricca che si effonde in amabili fantasie, elegiaca nelle sue turbazioni, idillica nelle sue gioie, con non altro fine e non altra serietà che la produzione artistica. Nelle arti figurative, la produzione è accompagnata con un perfetto obblio dell’anima nella sua creatura; Raffaello è tutto intero nella sua opera, e non guarda mai fuori, e realizza la sua idea con quella serietà con la quale {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} costruisce l’altro mondo. L’ideale della forma, che si esprime con tanta serietà nelle arti, non ha ancora la coscienza che esso è mera forma, mero giuoco d’immaginazione. Ma qui l’arte si manifesta e si sente pura arte, e sa che il mondo reale non è quello, e accompagna con un sorriso la sua produzione. In questo sorriso, in questa presenza e coscienza del reale tra le più geniali creazioni è il lato negativo dell’arte, il germe della dissoluzione e della morte.
{{Pt|ginazione|immaginazione}}, vi penetra un’ironia superiore, che se ne burla e vi si spassa sopra col più allegro umore. La parte plebea che nel {{TestoCitato|Decamerone}} occupa il proscenio, qui giace ne’ bassi fondi, con la sua oscenità e la sua buffoneria, e sorge a galla il mondo della cortesia e del valore, nei suoi più bei colori, ma accompagnato da questo sentimento, che è un bel sogno: la realtà si fa valere e disfà il castello incantato. È la visione severa di un’anima ricca che si effonde in amabili fantasie, elegiaca nelle sue turbazioni, idillica nelle sue gioie, con non altro fine e non altra serietà che la produzione artistica. Nelle arti figurative, la produzione è accompagnata con un perfetto obblio dell’anima nella sua creatura; Raffaello è tutto intero nella sua opera, e non guarda mai fuori, e realizza la sua idea con quella serietà con la quale {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} costruisce l’altro mondo. L’ideale della forma, che si esprime con tanta serietà nelle arti, non ha ancora la coscienza che esso è mera forma, mero giuoco d’immaginazione. Ma qui l’arte si manifesta e si sente pura arte, e sa che il mondo reale non è quello, e accompagna con un sorriso la sua produzione. In questo sorriso, in questa presenza e coscienza del reale tra le più geniali creazioni è il lato negativo dell’arte, il germe della dissoluzione e della morte.


Intorno a questo mondo ariostesco pullulano poemi e romanzi e novelle. Lascio stare il ''Girone'' e l’''Avarchide'' dell’{{AutoreCitato|Luigi Alamanni|Alamanni}}, prette imitazioni, senza alcuna serietà. Dirò un motto di due che tentarono vie nuove, il {{AutoreCitato|Gian Giorgio Trissino|Trissino}} e {{AutoreCitato|Bernardo Tasso}}. A tutti e due spiacque il sorriso ariostesco. Orlando e Rinaldo parvero al Trissino, non altrimenti che al Duca d’Este, delle corbellerie, fole e capricci di cervello ozioso. Cercando nella storia le sue ispirazioni e in Omero il suo modello, scrisse l’''Italia liberata da’ Goti''. Nella sua intenzione dovea essere un poema eroico e serio come l’{{TestoCitato|Iliade}}, che chiamasse
Intorno a questo mondo ariostesco pullulano poemi e romanzi e novelle. Lascio stare il ''Girone'' e l’''Avarchide'' dell’{{AutoreCitato|Luigi Alamanni|Alamanni}}, prette imitazioni, senza alcuna serietà. Dirò un motto di due che tentarono vie nuove, il {{AutoreCitato|Gian Giorgio Trissino|Trissino}} e {{AutoreCitato|Bernardo Tasso|Bernardo Tasso}}. A tutti e due spiacque il sorriso ariostesco. Orlando e Rinaldo parvero al Trissino, non altrimenti che al Duca d’Este, delle corbellerie, fole e capricci di cervello ozioso. Cercando nella storia le sue ispirazioni e in Omero il suo modello, scrisse l’''Italia liberata da’ Goti''. Nella sua intenzione dovea essere un poema eroico e serio come l’{{TestoCitato|Iliade}}, che chiamasse