Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/66: differenze tra le versioni

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delle elezioni vescovili, tentata assiduamente dalla temporale potenza de’ principi, si fu la divisione del popolo dal Clero, avvenuta per le cagioni che ho accennato. Sempre più diviso il popolo da’ suoi pastori, e sempre più corrotto, cominciò a meno importargli d’averne di degni. E d’altro lato, essendo cangiate le sedi episcopali in posti di beatitudine temporale, per le dovizie riboccanti e gli onori, e quindi più aspirando ad essi i più avidi, ed ottenendoli i più briganti; era ben facile che il popolo guasto fosse comperato e venduto, e squarciato in partiti, e sommosso in tumulti, e reso fautore finalmente di indegni che l’adulassero, e nei quali egli amasse e cercasse i proprii suoi vizî, anzichè le virtù episcopali: disordini che diedero mesta cagione di escluderlo dalle elezioni intieramente: il che fu fatto prima in Oriente, dove anche prima, la potenza laicale padroneggiò le elezioni; e poscia in occidente: e ciò tolse ai canoni la loro sanzione, che nel popolo principalmente consisteva. Nè fu contento il Clero (assecondando in ciò, senza che egli se n’avvedesse, la politica de’ principi, se non per deliberato consiglio, certo per un cotal suo infallibile istinto) di riserbare a sè solo tutte le elezioni, senza consultare nè contare più per nulla il desiderio della moltitudine de’ fedeli; che nel Clero stesso ben presto prevalsero alcuni pochi sopra la grande maggioranza degli ecclesiastici<ref>Ciò avvenne nel secolo {{Sc|xii}} e {{Sc|xiii}}. Da una lettera del celebre [[:w:Incmaro di Reims|Incmaro]] Vescovo di Reims apparisce che in quel tempo (sec. {{Sc|ix}}) entrava ad eleggere il Vescovo anche il Clero della Campagna, non solo quello della città. Egli scrive ad Edenulfo Vescovo di Laudun mandandolo a presiedere all’erezione del Vescovo [[:w:Arcidiocesi di Cambrai|Cameracese]] in questa maniera: ''quae electio non tantum a civitatis Clericis erit agenda, verum et de omnibus monasteriis ipsius Parochiae, et de rusticanarum Parochiarum Presbyteris occurrant Vicarii commorantium secum concordia vota ferentes. Sed et laici nobiles ac cives adesse debebunt:'' {{Sc|quoniam ab omnibus debet eligi, cui debet ab omnibus obediri}}.
delle elezioni vescovili, tentata assiduamente dalla temporale potenza de’ principi, si fu la divisione del popolo dal Clero, avvenuta per le cagioni che ho accennato. Sempre più diviso il popolo da’ suoi pastori, e sempre più corrotto, cominciò a meno importargli d’averne di degni. E d’altro lato, essendo cangiate le sedi episcopali in posti di beatitudine temporale, per le dovizie riboccanti e gli onori, e quindi più aspirando ad essi i più avidi, ed ottenendoli i più briganti; era ben facile che il popolo guasto fosse comperato e venduto, e squarciato in partiti, e sommosso in tumulti, e reso fautore finalmente di indegni che l’adulassero, e nei quali egli amasse e cercasse i proprii suoi vizî, anzichè le virtù episcopali: disordini che diedero mesta cagione di escluderlo dalle elezioni intieramente: il che fu fatto prima in Oriente, dove anche prima, la potenza laicale padroneggiò le elezioni; e poscia in occidente: e ciò tolse ai canoni la loro sanzione, che nel popolo principalmente consisteva. Nè fu contento il Clero (assecondando in ciò, senza che egli se n’avvedesse, la politica de’ principi, se non per deliberato consiglio, certo per un cotal suo infallibile istinto) di riserbare a sè solo tutte le elezioni, senza consultare nè contare più per nulla il desiderio della moltitudine de’ fedeli; che nel Clero stesso ben presto prevalsero alcuni pochi sopra la grande maggioranza degli ecclesiastici<ref>Ciò avvenne nel secolo {{Sc|xii}} e {{Sc|xiii}}. Da una lettera del celebre [[:w:Incmaro di Reims|Incmaro]] Vescovo di Reims apparisce che in quel tempo (sec. {{Sc|ix}}) entrava ad eleggere il Vescovo anche il Clero della Campagna, non solo quello della città. Egli scrive ad [[:w:Hédénulphe|Edenulfo]] Vescovo di [[:w:Diocesi di Laon|Laudun]] mandandolo a presiedere all’erezione del Vescovo [[:w:Arcidiocesi di Cambrai|Cameracese]] in questa maniera: ''quae electio non tantum a civitatis Clericis erit agenda, verum et de omnibus monasteriis ipsius Parochiae, et de rusticanarum Parochiarum Presbyteris occurrant Vicarii commorantium secum concordia vota ferentes. Sed et laici nobiles ac cives adesse debebunt:'' {{Sc|quoniam ab omnibus debet eligi, cui debet ab omnibus obediri}}.


<p>Per altro l’avere Incmaro avvertito di ciò Edenulfo, mostra che si tendeva fin d’allora ad alterare questo antico costume. [[:w:Papa Innocenzo III|Innocenzio {{Sc|iii}}]] sulla fine del secolo {{Sc|xii}}, in una sua decretale (''de caus. possess. et propriet. c.'' 3) attribuisce il diritto di eleggere ''ad Cathedralium Ecclesiarum clericos''. Il [[:w:Concilio Lateranense IV|{{Sc|iv}}. Concilio di Laterano]] finalmente nel 1215 can. 24-26, restrinse le elezioni ai soli canonici delle cattedrali.</p></ref>, e convertirono in un privilegio del loro ceto la facoltà di eleggere il Vescovo; e questi, che furono i canonici delle cattedrali, riuscirono a far confermare ciò che s’erano arrogato, con leggi della Chiesa. Esclusa pertanto dalle elezioni vescovili la gran massa del popolo, e quella altresì del Clero; il corpo elettorale fu stenuato, senza più alcuna forza da mantenere il dritto di eleggere, contro quelli che se ne volessero insignorire.
<p>Per altro l’avere Incmaro avvertito di ciò Edenulfo, mostra che si tendeva fin d’allora ad alterare questo antico costume. [[:w:Papa Innocenzo III|Innocenzio {{Sc|iii}}]] sulla fine del secolo {{Sc|xii}}, in una sua decretale (''de caus. possess. et propriet. c.'' 3) attribuisce il diritto di eleggere ''ad Cathedralium Ecclesiarum clericos''. Il [[:w:Concilio Lateranense IV|{{Sc|iv}}. Concilio di Laterano]] finalmente nel 1215 can. 24-26, restrinse le elezioni ai soli canonici delle cattedrali.</p></ref>, e convertirono in un privilegio del loro ceto la facoltà di eleggere il Vescovo; e questi, che furono i canonici delle cattedrali, riuscirono a far confermare ciò che s’erano arrogato, con leggi della Chiesa. Esclusa pertanto dalle elezioni vescovili la gran massa del popolo, e quella altresì del Clero; il corpo elettorale fu stenuato, senza più alcuna forza da mantenere il dritto di eleggere, contro quelli che se ne volessero insignorire.