Teatro Historico di Velletri/Arme della Città: differenze tra le versioni

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<poem>''Augusti Natale, Solum celebresquè Velitræ<br>Quæ dedit Arma suis, Cæsar Alumnus habet''</poem>
 
S'aggionge per altra metà dell'Arme tre Arbori insieme ligati, quali da alcune sono stimati Pini; e da altri, Cipressi, denotando forse la stabilità della Città, et il terrore di Morte apportato à genti nemiche. Io nulladimeno sono di parere, che siano Lauri , significanti le tre Fameglie de' Cesari, unite assieme; cioè la Giulia, la Ottavia, e la Claudia, delle quali solamente li Cesari si coronavano di quel Lauro fatale, che si ritrovò nel grembo di Livia Augusta, ultima moglie del nostro Ottaviano. Narra Svetonio nella vita di Sergio Galba Imperatore, che subito che fù sposata Livia Drusilla ad Augusto, volendo andare ad una certa sua Villa, si pose à sedere nel Grembo di lei una Gallina di maravigliosa bianchezza, ''Conspicui candoris'' (dice Plinio) che teneva con il rostro un Ramoscello di Lauro verdeggiante, con frondi e con bacche; caso in vero di tanto stupore, che subito furono chiamati Auguri, Auruspici, et altre persone saggie, acciò spiegassero quel che di buono, ò di cattivo dinotava. Fù risposto da quelli, che il Ramo di Lauro si dovesse piantare, e la Gallina conservare, come ancora tutti li Polli che alla giornata da quella nati fossero. Tanto fù esseguito, in guisa tale, che quella Villa, (ch'era vicina al Tevere, nove miglia distante da Roma per la via Flaminia) pigliò, e ritenne poi il nome, ''Alle Galline''. Anzi nota Enea Vico<ref>Enea Vico (1523 - 1567) celebre incisore e numismatico del '500, fu autore di alcune opere di numismatica, tra le quali il trattato ''Immagini delle Donne Auguste'' pubblicato nel 1557, a cui si riferisce l'Autore.</ref>, che, perche si conservavano tutti li parti di quella Gallina, sia originato quel trito Proverbio, ''Voi siete figliolo della Gallina bianca'', significando l'essentione di alcuno da qualche peso, ò gravezza, come quei Polli erano essenti dall'uccisione. Di quel Ramo di Lauro, piantato, e divenuto Arbore, se n'incoronava , e ne portava in mano un Ramo Ottaviano, quando trionfava, e gl'altri Imperatori ancora suoi soccessori, come dice Plinio, che registra l'istesso caso, ''Ex ea triumphans postea Cæsar Laurum in manu tenuit, Choronamquè Capite gessit, ac deindè Imperatores Cæsares cuncti''<ref>Da quella volta in cui Cesare tenne in mano del lauro in trionfo, portandone una corona sul capo, tutti i Cesari ne sono cinti.</ref>. Dovevano gl'Imperatori trionfanti, subito finito il trionfo, piantar quel Ramuscello di Lauro, c'havevano portato in mano; e perciò in quella Villa si vidde ad un tempo un Laureto non piccolo. Ma avveniva questo di stupore, che morto l'Imperatore, si seccava subito quella pianta di Lauro, ch'egli doppo il trionfo piantato haveva. Quando poi morì Nerone Claudio, ultimo delle Fameglie de' Cesari, si seccò à fatto tutta la Selva di Lauri; e morirono tutte le Galline, e Polli assieme; segno manifesto, che terminava la Serie de' veri Cesari. Registrarò le parole di Tranquillo, ''Liviæ olim post Augusti statim nuptias Veientanum suum revisenti prætoruolans Aquila Gallinam albam Ramum Lauri rostro tenentem, ita ut rapuerat, demisit in Gremium. Cumq.; nutriri Alitem pangiquè Ramulum placuisset tanta Pullorum Soboles provenit, ut hodie quoque ea Villa ad Gallinas vocetur. Tale verò Lauretum, ut triumphaturi Cesares inde Laureas decerperent, fuitq. mos triumphantibus, alias confestim eodem loco pangere: et obsernatum est sub cuiusque obitum Arborem ab ipso institutam elanguisse. Ergo novissimo Neronis Anno, et Sylva omnis exaruit radicitus, et quicquid Gallinarum erat, interiit''<ref>Una volta Livia andò a rivedere, subito dopo il suo matrimonio con Augusto, la sua proprietà di Veio e un'aquila che l'aveva superata volando, le lasciò cadere in grembo una gallina bianca che teneva nel becco il ramoscello di lauro che aveva al momento in cui era stata catturata. Per capriccio Livia fece allevare la gallina e piantare il lauro; la prima ebbe una progenie così numerosa che ancor oggi quella casa è chiamata "Delle galline"; mentre il secondo diede vita ad un bosco così folto che i Cesari, quando ottenevano il trionfo, vi andavano a raccogliere il loro ramoscello di lauro; per di più ciò divenne una tradizione, quella di andare subito dopo il trionfo a piantare altri lauri in quello stesso luogo, e si osservò, che in corrispondenza della morte di uno di loro, l'albero che questi aveva piantato perdeva vigore. Così durante l'ultimo anno della vita di Nerone tutto quanto il bosco si era seccato fino alle radici e tutte le galline erano morte.</ref>.
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