Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/533: differenze tra le versioni

 
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Altra moneta coniata per la prima volta da Enrico Dandolo è il ''Quartarolo'' o quarto di denaro, pezzo di rame con poco argento creato per servire alle minute contrattazioni. Cosi ne parla Andrea Dandolo nella sua cronaca dell’anno 1264<ref>''Andrea Danduli Chronicon'' in {{Sc|{{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}}}}, ''Rerum Ital. Script.'' Tomo XII, pag. 372.</ref>, narrando la prima costruzione del ponte di Rialto in legno: “Civitas quoque Rivoaltina, quae mediatione Canalis tractenus divisa fuerat, nunc ex lignei Pontis constructione unita est, et appellatus est Pons ille de ''moneta'', quia priusquam factus esset, transeuntes monetam unam vocatam ''quartarolum valoris qìmrtae Partis uniits Denari Veneti'', nautis exsolvebant.”
Altra moneta coniata per la prima volta da Enrico Dandolo è il ''Quartarolo'' o quarto di denaro, pezzo di rame con poco argento creato per servire alle minute contrattazioni. Cosi ne parla Andrea Dandolo nella sua cronaca dell’anno 1264<ref>''Andrea Danduli Chronicon'' in {{Sc|{{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}}}}, ''Rerum Ital. Script.'' Tomo XII, pag. 372.</ref>, narrando la prima costruzione del ponte di Rialto in legno: “Civitas quoque Rivoaltina, quae mediatione Canalis tractenus divisa fuerat, nunc ex lignei Pontis constructione unita est, et appellatus est Pons ille de ''moneta'', quia priusquam factus esset, transeuntes monetam unam vocatam ''quartarolum valoris qìmrtae Partis uniits Denari Veneti'', nautis exsolvebant.”


{{AutoreCitato|Gian Rinaldo Carli|Carli}}<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Gian Rinaldo Carli|Carli Rubbi G. R.}}}}, ''Delle monete e dell’istituzione delle zecche d'Italia''. Aja (Mantova), 1754, Vol. I, pag. 401.</ref>, che riporta questo passo, incorse, traducendolo, in una di quelle sviste non impossibili anche ad un uomo dotto, e, prendendo il denaro per soldo, diede al quartarolo il valore di un quarto di soldo. Meno scusabile è invece che tutti gli altri, i quali trattarono, dopo di lui, del quartarolo, copiassero religiosamente l’errore senza accorgersi mai di una differenza tanto rilevante, che dà al quartarolo un valore di tre piccoli, cioè dodici volte maggiore del reale.
{{AutoreCitato|Gian Rinaldo Carli|Carli}}<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Gian Rinaldo Carli|Carli Rubbi G. R.}}}}, ''Delle monete e dell’istituzione delle zecche d’Italia''. Aja (Mantova), 1754, Vol. I, pag. 401.</ref>, che riporta questo passo, incorse, traducendolo, in una di quelle sviste non impossibili anche ad un uomo dotto, e, prendendo il denaro per soldo, diede al quartarolo il valore di un quarto di soldo. Meno scusabile è invece che tutti gli altri, i quali trattarono, dopo di lui, del quartarolo, copiassero religiosamente l’errore senza accorgersi mai di una differenza tanto rilevante, che dà al quartarolo un valore di tre piccoli, cioè dodici volte maggiore del reale.


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