Teatro Historico di Velletri/Tempij Antichi in Velletri: differenze tra le versioni

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Molti Tempij, et Are stavano in Velletri eretti a' Numi bugiardi, mentre regnava la cieca Gentilità, de' quali perche non se n'è potuto haver piena contezza, ne farò mentione al meglio, che potrò, registrando, e discrivendo quelli principali, che più autenticati hò trovato ne' Scrittori, e per altri rincontri più chiari. Primo sia quello di Giano, che per il Nome, e per le Stature ritrovate, si discuopre più che certo ch'in Velletri, e nelli suoi territorij si ritrovasse; e se bene di sopra se n'è detto à bastanza, nulladimeno non stimo fuor di proposito dimostrarne più apertamente il vero. E chiaro per quello, ch'apporta Livio, che per dimostrare l'Imperio grande, che li Toscani havevano nell'Italia dall'uno all'altro Mare, cioè dal Tirreno all'Adriatico, dice, ''Quantum potuerint, Nomina sunt Argumento'', onde da gl'antichi nomi procura autenticare li suoi detti; e perciò l'Annio vuole, che l'argomento caggionato da nomi antichi, ò di persone, ò di nationi, ò di luoghi, sia di maggior valore, et efficacia di qualsivoglia grave Autore; la raggione è, perche gl'Autori si possono ingannare nel riferire, ò restano ingannati per l'altrui relationi di cose, che registrano ne' loro scritti, e cosi si trovano lontani dal vero. Ma li nomi imposti, almeno in parte, si conservano, e cosi non ingannano il Lettore, ma più tosto lo stabiliscono nella vera antichità dell'Historia, ''Argumentum à Nominibus vetustis Gentium, et Locorum est validius quocumquè Auctore, quia Auctores falluntur, et fallunt, non autem Nomen impositum''; onde concludo, che il nome di Giano Prisco, di cui disse Herodiano, ''Ad Ianum vetistissimum Italiæ Deum'', in più luoghi di Velletri, e le Statue Bifronti in più, e diversi siti ritrovate, rendono prova più che bastevole per la verità del Tempio, o Tempij di Giano; e forse per il beneficio, ch'à suo tempo, almeno de' suoi Nipoti, ricevè la nostra Città; perche come Alessandro ''ab Alexandro''<ref>Alessandro Alessandri (1461-1523), archeologo e giurista, autore dell'opera ''Genialium dierum libri sex'' al cui libro IV si riferisce il Teoli.</ref> narra, ''Iani autem Bifrontis nota, et Navis Prora ideò insculpta feruntur, ut Priscos Latinos tunc esserum Genus, cum pastoritiam vitam agerent, et feræ, agrestiquè vita, legibus, et omni rerum affluentia, quæ illuc terra, mariq. importabantur à Iano, qui cultoris vitæ modum invenit, ex cultos denotaret''. Se bene queste attioni sono da altri con qualche raggione più evidente attribuite à Saturno, come di sopra s'è detto.
 
Vi era anco il Tempio del Dio Sango, che come registra Livio, toccato fù dal fulmine assieme col Tempio d'Apolline, tanto narra nel riferire li prodigij di quell'Anno, ''Et Veliterni Apollinis, et Sangi Aedes''. Chi fosse questo Sango sono diversi li pareri de' Scrittori. Sesto Pompeo vuole, che sia l'istesso che Hercole, dicendo, ''Gratia Herculi, aut Sanco, qui scilicet idem est Deus''. Il Baronio è di pensiero, che sia il medesimo che Giove, come dimostra ne' suoi Annali, trattando di Simon Mago. L'Angelotti<ref>Pompeo Angelotti (1624-1667), cardinale ed autore di una ''Descrittione de la Città di Rieti'', pubblicata nel 1635, al cui Capitolo VII si rifà il Teoli.</ref> pensa, che Sango sia Sabo figlio di Saturno, chiamato ancora Hercole da' Greci, e da Catone, ''Sangus'', e ''Sangnus'', in lingua Etrusca, e Sabina è l'istesso, che ''Sanctus'' in lingua Latina, e che ''Saga'' in lingua Aramea, ch'altro non significa, che Sacerdote, e sacrificante, dice Sesto Pompeo. Viene autenticata questa oppinione da Catone, il quale parlando dell'origine de' Sabini, dice, ''Sabini à Sabo conditi Sabatio Sangni Gentili edito''. Qual Sabo communemente da tutti s'afferma Figliolo di Saturno. Più espressamente Sigismondo Gelenio<ref>Sigismund Gelenius (1498 - ?), fu un umanista ceco, traduttore dal greco delle opere di Dionigi di Alicarnasso, Giuseppe Flavio, Origene ed altri autori. L'opera a cui fa riferimento il Teoli è una traduzione annotata delle opere di Tito Livio.</ref> sopra il citato passo di Livio in vece di ''Apollinis, et Sangi Aedes'', dice ''Apollinis, et Saturni''. Et il Nardi Fiorentino<ref>Iacopo Nardi (1476 - 1563), storico fiorentino seguace di Savonarola, l'opera a cui si riferisce il Teoli è la sua traduzione dal latino delle ''Storie'' di Tito Livio.</ref> conferma l'istesso; che dove il Testo Latino dice ''Sangi Aedes'', registra, ''Il Tempio di Saturno'', à cui li Velletrani alzarono questo Tempio per li beneficij da quello ricevuti, overo per essere stato Fondatore della Città, come di sopra s'è detto.